Il testo presenta una riflessione su quattro casi oggetto di trattazione specifica nella rivista. I quali, pur nella loro diversità, s’inseriscono in un orizzonte unitario. Innanzitutto perché evidenziano una connessione stretta fra restauro e storia dell’architettura, dimostrando tutta la pregnanza di tale rapporto. Ma in particolare perché riguardando architetture religiose della ‘città eterna’, come S. Maria Maggiore, S. Stefano Rotondo, S. Clemente e SS. Quattro Coronati, entrano in rapporto con quello che è il loro carattere connotativo: la loro complessa stratificazione, manifestata persino dai rapporti con le preesistenze che le condizionano all’origine – paleocristiana o medievale che sia –, passando per i successivi, reiterati momenti di ridefinizione, sino alla loro realtà attuale. Sicché, al di là delle caratteristiche di ciascuna recente campagna di interventi, e di ogni possibile discussione sui loro esiti, si evidenzia un fattore che lega le operazioni condotte: quello di essersi misurate con il problema della comprensione dell’identità architettonica dei monumenti nella loro densa dimensione storica, sia che ciò costituisse un presupposto di fondo, orientativo quindi delle scelte fatte, sia che quella condizione ne fosse inevitabilmente richiamata nel corso dei lavori, e proprio attraverso di essi. Il che, nell’insieme, acquista ancora più rilievo se ad innescarlo possono essere state occasioni a volte contenute, o persino esigue, scaturite nell’ambito di una sensibile gestione del bene culturale.
Editoriale / Caperna, Maurizio. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 9:n.s. V(2016), pp. 5-8.
Editoriale
CAPERNA, Maurizio
2016
Abstract
Il testo presenta una riflessione su quattro casi oggetto di trattazione specifica nella rivista. I quali, pur nella loro diversità, s’inseriscono in un orizzonte unitario. Innanzitutto perché evidenziano una connessione stretta fra restauro e storia dell’architettura, dimostrando tutta la pregnanza di tale rapporto. Ma in particolare perché riguardando architetture religiose della ‘città eterna’, come S. Maria Maggiore, S. Stefano Rotondo, S. Clemente e SS. Quattro Coronati, entrano in rapporto con quello che è il loro carattere connotativo: la loro complessa stratificazione, manifestata persino dai rapporti con le preesistenze che le condizionano all’origine – paleocristiana o medievale che sia –, passando per i successivi, reiterati momenti di ridefinizione, sino alla loro realtà attuale. Sicché, al di là delle caratteristiche di ciascuna recente campagna di interventi, e di ogni possibile discussione sui loro esiti, si evidenzia un fattore che lega le operazioni condotte: quello di essersi misurate con il problema della comprensione dell’identità architettonica dei monumenti nella loro densa dimensione storica, sia che ciò costituisse un presupposto di fondo, orientativo quindi delle scelte fatte, sia che quella condizione ne fosse inevitabilmente richiamata nel corso dei lavori, e proprio attraverso di essi. Il che, nell’insieme, acquista ancora più rilievo se ad innescarlo possono essere state occasioni a volte contenute, o persino esigue, scaturite nell’ambito di una sensibile gestione del bene culturale.File | Dimensione | Formato | |
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