I reinterventi sulla tiroide non sono evenienze molto frequenti, ma hanno un sicuro impatto in termini di costi economici e sociali Questo lavoro ha come scopo lo studio delle caratteristiche di un gozzo che in seguito ad un trattamento chirurgico possono motivare una recidiva o la persistenza di un residuo tiroideo Abbiamo studiato 499 pazienti operati consecutivamente per patologia tiroidea dal 1998. Dei 308 pazienti operati per patologia benigna, 23 (5 maschi, 18 femmine, età media 57,a aa,) erano al loro secondo intervento per recidiva dopo chirurgia deliberatamente parziale, mentre 5 sono stati rioperati per residuo o gozzo dimenticato. In media il tempo trascorso dal primo intervento e’ stato per le donne di 21,13 anni (5-34), mentre per gli uomini 18 anni (15-20). Relativamente al primo intervento sono stati classificati in 3 tipologie: enucleoresezione 3 pazienti (tutte donne), emitireoidectomia 18 pazienti ( 13 donne e 5 uomini), emitireoidectomia piu’ enucleoresezione 2 pazienti (tutte donne). Nella nostra serie chirurgica, i reinterventi hanno costituito il 9% (28/308) degli interventi eseguiti per patologia benigna, avendo escluso quindi soprattutto i reinterventi legati alla necessità di totalizzare l’escissione chirurgica dopo il reperto di un microcarcinoma incidentale. Nella gran maggioranza dei casi ( 83%), il reintervento è stato causato da una recidiva della malattia nodulare iperplastica, conseguita ad un primo intervento in cui, per scelta tattica, l’escissione non è stata totale. Infatti in 18 dei 23 casi identificati, il primo intervento è consistito in una emitiroidectomia. In 5 casi invece in cui il reintervento è stato motivato dalla persistenza non volontaria di un residuo tiroideo, circostanza di solito indicata come “gozzo dimenticato”.
Gozzo multinodulare operato. Il rischio di persistenza o recidiva / Ciamberlano, Bernardo; Pronio, Annamaria; Consorti, Fabrizio. - STAMPA. - (2016), pp. 1-68.
Gozzo multinodulare operato. Il rischio di persistenza o recidiva
CIAMBERLANO, BERNARDO;PRONIO, Annamaria;CONSORTI, Fabrizio
2016
Abstract
I reinterventi sulla tiroide non sono evenienze molto frequenti, ma hanno un sicuro impatto in termini di costi economici e sociali Questo lavoro ha come scopo lo studio delle caratteristiche di un gozzo che in seguito ad un trattamento chirurgico possono motivare una recidiva o la persistenza di un residuo tiroideo Abbiamo studiato 499 pazienti operati consecutivamente per patologia tiroidea dal 1998. Dei 308 pazienti operati per patologia benigna, 23 (5 maschi, 18 femmine, età media 57,a aa,) erano al loro secondo intervento per recidiva dopo chirurgia deliberatamente parziale, mentre 5 sono stati rioperati per residuo o gozzo dimenticato. In media il tempo trascorso dal primo intervento e’ stato per le donne di 21,13 anni (5-34), mentre per gli uomini 18 anni (15-20). Relativamente al primo intervento sono stati classificati in 3 tipologie: enucleoresezione 3 pazienti (tutte donne), emitireoidectomia 18 pazienti ( 13 donne e 5 uomini), emitireoidectomia piu’ enucleoresezione 2 pazienti (tutte donne). Nella nostra serie chirurgica, i reinterventi hanno costituito il 9% (28/308) degli interventi eseguiti per patologia benigna, avendo escluso quindi soprattutto i reinterventi legati alla necessità di totalizzare l’escissione chirurgica dopo il reperto di un microcarcinoma incidentale. Nella gran maggioranza dei casi ( 83%), il reintervento è stato causato da una recidiva della malattia nodulare iperplastica, conseguita ad un primo intervento in cui, per scelta tattica, l’escissione non è stata totale. Infatti in 18 dei 23 casi identificati, il primo intervento è consistito in una emitiroidectomia. In 5 casi invece in cui il reintervento è stato motivato dalla persistenza non volontaria di un residuo tiroideo, circostanza di solito indicata come “gozzo dimenticato”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.