Il tema dell’edilizia residenziale pubblica è stato fin dalla fine dell’800 materia prioritaria nell’agenda politica per rispondere alle necessità di alloggio per i ceti meno abbienti e più disagiati. La Legge n.167 del 1962 ha rappresentato una sostanziale innovazione delle metodologie usate per raggiugere lo scopo, stabilendo che la risposta dovesse passare solo attraverso il pubblico mediante strumenti urbanistici attuativi detti Piani di Zona (PZ o PEEP). I “quartieri popolari” realizzati attraverso detti piani sono manifesti esempi di decentramento nell’estrema periferia di agglomerati ove insediare persone di “classe B”. Tali quartieri erano mal collegati ed a volte anche fisicamente separati dal contesto cittadino. Con l’espansione della città, le periferie si sono integrate con il tessuto urbano e si trovano oggi al centro di nuove dinamiche residenziali e questo ha generato la necessità di nuovi equilibri insediativi. È necessario attivarsi per allacciare i rapporti tra queste aree ed il resto della città. I primi P.Z., risalenti alla metà degli anni ’70 richiedono oggi interventi di manutenzione e riqualificazione degli elementi costruttivi e di finitura oltre al migliorare la qualità di vita collettiva attraverso l’introduzione di nuovi servizi, la ridistribuzioni degli spazi. Le città dell’epoca della globalizzazione sono teatri in cui vanno in scena fenomeni di emarginazione e ghettizzazione, “ogni intervento di riqualificazione edilizia deve essere anche un intervento di lotta al disagio e alla povertà, oltre che di ricostruzione della democrazia e dei sensi di appartenenza locale e di cittadinanza” (A. Delera); tutto ciò deve, sempre, interfacciarsi con i cittadini e la loro predisposizione al cambiamento.
Quartieri popolari tra ambizioni e complicazioni / Galiano, Giuseppe; Cioci, Silvia; Cutini, Alessandro. - STAMPA. - 7.A (workshop)(2017), pp. 1454-1459. (Intervento presentato al convegno XIX Conferenza Nazionale SIU. “CAMBIAMENTI. Responsabilità e Strumenti per L'urbanistica al Servizio del Paese tenutosi a CATANIA).
Quartieri popolari tra ambizioni e complicazioni
Galiano, Giuseppe
Primo
;CIOCI, SILVIA;CUTINI, Alessandro
2017
Abstract
Il tema dell’edilizia residenziale pubblica è stato fin dalla fine dell’800 materia prioritaria nell’agenda politica per rispondere alle necessità di alloggio per i ceti meno abbienti e più disagiati. La Legge n.167 del 1962 ha rappresentato una sostanziale innovazione delle metodologie usate per raggiugere lo scopo, stabilendo che la risposta dovesse passare solo attraverso il pubblico mediante strumenti urbanistici attuativi detti Piani di Zona (PZ o PEEP). I “quartieri popolari” realizzati attraverso detti piani sono manifesti esempi di decentramento nell’estrema periferia di agglomerati ove insediare persone di “classe B”. Tali quartieri erano mal collegati ed a volte anche fisicamente separati dal contesto cittadino. Con l’espansione della città, le periferie si sono integrate con il tessuto urbano e si trovano oggi al centro di nuove dinamiche residenziali e questo ha generato la necessità di nuovi equilibri insediativi. È necessario attivarsi per allacciare i rapporti tra queste aree ed il resto della città. I primi P.Z., risalenti alla metà degli anni ’70 richiedono oggi interventi di manutenzione e riqualificazione degli elementi costruttivi e di finitura oltre al migliorare la qualità di vita collettiva attraverso l’introduzione di nuovi servizi, la ridistribuzioni degli spazi. Le città dell’epoca della globalizzazione sono teatri in cui vanno in scena fenomeni di emarginazione e ghettizzazione, “ogni intervento di riqualificazione edilizia deve essere anche un intervento di lotta al disagio e alla povertà, oltre che di ricostruzione della democrazia e dei sensi di appartenenza locale e di cittadinanza” (A. Delera); tutto ciò deve, sempre, interfacciarsi con i cittadini e la loro predisposizione al cambiamento.File | Dimensione | Formato | |
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