La generica nozione di Misura, se impiegata priva di quelle aggettivazione comparative utili a determinarne le proprietà relazionali, rimanda ad una questione di per sé identificabile con l’astrattezza del dato numerico: valori assoluti che difficilmente riescono ad assumere significati sufficientemente esplicativi da consentire una completa comprensione di una grandezza di ordine quantitativo. Locuzioni quali Misura appropriata o Misura conforme necessitano infatti di un secondo termine di relazione per stabilire un confronto eloquente tra principio dimensionale e esperienza fisica. Tale attribuzione ha da sempre rappresentato un topos nell’ambito della teoria architettonica, coincidendo, fino all’affermarsi del Movimento Moderno, con riferimenti comparativi di tipo antropometrico e tendenziosamente orientati alla ricerca di un giudizio estetico e formale oggettivabile. Dal periodo classico e rinascimentale sino all’età della macchina, lo stesso tema è stato generalmente affrontato facendo coincidere la questione dimensionale con l’imitazione delle forme e delle proporzioni della natura, con lo scopo di favorire precostituite percezioni visive o sensoriali, anche in riferimento all’esperienza fenomenica che l’uomo può avere di una certa opera. La ricerca di tesi intende spostare il punto di vista critico del riferimento classico, in favore di una qualità ecologica della progettazione, ragionando su relazioni dimensionali diverse dalla mera percezione armonica del manufatto, capaci di promuovere indirizzi operativi utili al consolidamento di una ineludibile pratica sostenibile del fare architettura. A partire da alcuni esempi campione preventivamente selezionati, riflettendo su aspetti morfologici, insediativi e urbani, la ricerca vuole indagare quel sistema relazionale che lega indissolubilmente scelte progettuali e ricadute ambientali; attraverso specifici rimandi a contributi disciplinari diversi, è stato infatti possibile comparare e analizzare concezioni che, di volta in volta, mettono al centro del ragionamento definizioni di Misura legate ai concetti di congruenza tipologica e insediativa, di efficienza e rendimento tecnico, finanche di connettività ambientale. Si vuole dunque favorire in questa sede una riflessione critica sul tema dimensionale, intendendo lo stesso non come semplice dato di definizione quantitativo, ma come strumento d’interpretazione progettuale, capace di definire rapporti relazionali utili ad impostare pratiche di riqualificazione urbana e riequilibrio ambientale. In altre parole, l’oggetto della dissertazione sottende una riflessione critica sulla dimensione fisica degli organismi insediativi e sulle diverse ripercussioni che determinate scelte di tipo morfologico possono produrre all’interno dei relativi contesti. Il concetto di Misura, posto così come attributo qualitativo del costruito, consente di valutare in modo inedito quei rapporti morfologici/insediativi/ambientali che legano l’architettura del singolo manufatto all’ambiente, collocando lo stesso sistema relazionale in una prospettiva eco-efficiente delle trasformazioni urbane. Prendendo quindi in considerazione otto casi studio, esemplari del fare sostenibile contemporaneo, questo lavoro ha inteso analizzare criticamente l’organizzazione spaziale e la dimensione fisica degli stessi interventi, sperimentandone le qualità relazionali già intraprese con l’ambiente circostante, in funzione di alcuni criteri di analisi desunti dal quadro teorico di riferimento, per giungere alla definizione di un nuovo modello critico-interpretativo dell’abitare. Il modello della Misura ecologica. Questo quadro generale, così come sinteticamente evidenziato, fonda il suo percorso su tre ipotesi distinte: 1) che si possa attribuire alla nozione di misura una proprietà estensiva, non esclusivamente limitata al riferimento di comparazione metrico o antropomorfo, ma tale da individuare nuovi ed ulteriori termini di paragone e confronto, già mutuati da quelli aspetti di carattere ambientale, sociale ed economico che definiscono oggi il concetto di sostenibilità; 2) che non esista una forma -o per meglio dire una dimensione fisica- ottimale per gli insediamenti, ma che l’appropriatezza delle scelte operate in fase progettuale possa trovare una coerente e opportuna giustificazione in funzione delle conseguenze che gli stessi interventi attuano sui contesti urbani; 3) che tale appropriatezza dimensionale, in quanto realizzazione dello spazio fisico del progetto, possa essere sottoposta ad un giudizio critico sufficiente ad individuare un primo livello di contenuti valutabili per gli insediamenti, già utile a dar luogo a nuovi interrogativi avvicinabili mediante il ricorso ad altre discipline; Le questioni appena enunciate sottendono, difatti, la necessità di un ulteriore livello di valutazione, ovvero che il modello interpretativo adottato possa essere sperimentato alla scala urbana del progetto, a prescindere dalla consistenza fisica del caso studio esaminato, proprio in virtù delle peculiarità espresse nella prima ipotesi, ovvero della capacità estensiva assegnata alla Misura. Quest’ultima contiene intrinsecamente in nuce la necessità di considerare l’urbano come un’organizzazione spaziale suddivisibile secondo morfemi distinti, comunque aggregabili mediante unità elementari ben individuabili e costituenti la base formale della città, a prescindere dalla rilevanza fisica degli insediamenti che lì vi insistono.

La misura ecologica dell'architettura. Il concetto di misura nell'abitare sostenibile / Bigiotti, Stefano. - (2017 Feb 22).

La misura ecologica dell'architettura. Il concetto di misura nell'abitare sostenibile.

BIGIOTTI, STEFANO
22/02/2017

Abstract

La generica nozione di Misura, se impiegata priva di quelle aggettivazione comparative utili a determinarne le proprietà relazionali, rimanda ad una questione di per sé identificabile con l’astrattezza del dato numerico: valori assoluti che difficilmente riescono ad assumere significati sufficientemente esplicativi da consentire una completa comprensione di una grandezza di ordine quantitativo. Locuzioni quali Misura appropriata o Misura conforme necessitano infatti di un secondo termine di relazione per stabilire un confronto eloquente tra principio dimensionale e esperienza fisica. Tale attribuzione ha da sempre rappresentato un topos nell’ambito della teoria architettonica, coincidendo, fino all’affermarsi del Movimento Moderno, con riferimenti comparativi di tipo antropometrico e tendenziosamente orientati alla ricerca di un giudizio estetico e formale oggettivabile. Dal periodo classico e rinascimentale sino all’età della macchina, lo stesso tema è stato generalmente affrontato facendo coincidere la questione dimensionale con l’imitazione delle forme e delle proporzioni della natura, con lo scopo di favorire precostituite percezioni visive o sensoriali, anche in riferimento all’esperienza fenomenica che l’uomo può avere di una certa opera. La ricerca di tesi intende spostare il punto di vista critico del riferimento classico, in favore di una qualità ecologica della progettazione, ragionando su relazioni dimensionali diverse dalla mera percezione armonica del manufatto, capaci di promuovere indirizzi operativi utili al consolidamento di una ineludibile pratica sostenibile del fare architettura. A partire da alcuni esempi campione preventivamente selezionati, riflettendo su aspetti morfologici, insediativi e urbani, la ricerca vuole indagare quel sistema relazionale che lega indissolubilmente scelte progettuali e ricadute ambientali; attraverso specifici rimandi a contributi disciplinari diversi, è stato infatti possibile comparare e analizzare concezioni che, di volta in volta, mettono al centro del ragionamento definizioni di Misura legate ai concetti di congruenza tipologica e insediativa, di efficienza e rendimento tecnico, finanche di connettività ambientale. Si vuole dunque favorire in questa sede una riflessione critica sul tema dimensionale, intendendo lo stesso non come semplice dato di definizione quantitativo, ma come strumento d’interpretazione progettuale, capace di definire rapporti relazionali utili ad impostare pratiche di riqualificazione urbana e riequilibrio ambientale. In altre parole, l’oggetto della dissertazione sottende una riflessione critica sulla dimensione fisica degli organismi insediativi e sulle diverse ripercussioni che determinate scelte di tipo morfologico possono produrre all’interno dei relativi contesti. Il concetto di Misura, posto così come attributo qualitativo del costruito, consente di valutare in modo inedito quei rapporti morfologici/insediativi/ambientali che legano l’architettura del singolo manufatto all’ambiente, collocando lo stesso sistema relazionale in una prospettiva eco-efficiente delle trasformazioni urbane. Prendendo quindi in considerazione otto casi studio, esemplari del fare sostenibile contemporaneo, questo lavoro ha inteso analizzare criticamente l’organizzazione spaziale e la dimensione fisica degli stessi interventi, sperimentandone le qualità relazionali già intraprese con l’ambiente circostante, in funzione di alcuni criteri di analisi desunti dal quadro teorico di riferimento, per giungere alla definizione di un nuovo modello critico-interpretativo dell’abitare. Il modello della Misura ecologica. Questo quadro generale, così come sinteticamente evidenziato, fonda il suo percorso su tre ipotesi distinte: 1) che si possa attribuire alla nozione di misura una proprietà estensiva, non esclusivamente limitata al riferimento di comparazione metrico o antropomorfo, ma tale da individuare nuovi ed ulteriori termini di paragone e confronto, già mutuati da quelli aspetti di carattere ambientale, sociale ed economico che definiscono oggi il concetto di sostenibilità; 2) che non esista una forma -o per meglio dire una dimensione fisica- ottimale per gli insediamenti, ma che l’appropriatezza delle scelte operate in fase progettuale possa trovare una coerente e opportuna giustificazione in funzione delle conseguenze che gli stessi interventi attuano sui contesti urbani; 3) che tale appropriatezza dimensionale, in quanto realizzazione dello spazio fisico del progetto, possa essere sottoposta ad un giudizio critico sufficiente ad individuare un primo livello di contenuti valutabili per gli insediamenti, già utile a dar luogo a nuovi interrogativi avvicinabili mediante il ricorso ad altre discipline; Le questioni appena enunciate sottendono, difatti, la necessità di un ulteriore livello di valutazione, ovvero che il modello interpretativo adottato possa essere sperimentato alla scala urbana del progetto, a prescindere dalla consistenza fisica del caso studio esaminato, proprio in virtù delle peculiarità espresse nella prima ipotesi, ovvero della capacità estensiva assegnata alla Misura. Quest’ultima contiene intrinsecamente in nuce la necessità di considerare l’urbano come un’organizzazione spaziale suddivisibile secondo morfemi distinti, comunque aggregabili mediante unità elementari ben individuabili e costituenti la base formale della città, a prescindere dalla rilevanza fisica degli insediamenti che lì vi insistono.
22-feb-2017
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/932500
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact