Un Popolo Nuovo arriva alla frontiera della civilissima Europa. Un Popolo composto dai “dannati della Terra”; da coloro che non hanno più nulla da perdere perché hanno perso tutto. Parte da lontano: dalla sponda sud del Mediterraneo e, prima ancora, dai paesi dell’Africa. Attraversa deserti, fiumi e mari; abbandona alle proprie spalle luoghi di morte: rovine in fiamme, terre desertificate dal furore predatorio del modello occidentale. All’Europa presenta il conto da pagare per gli anni di benessere da essa goduto estraendo ricchezze dai loro territori. Nelle città europee, un tempo luoghi di accoglienza e di ibridazioni etniche, sociali, religiose, si alzano muri per fermarne il cammino, per arrestarne la marcia silenziosa. Così la Fortezza-Europa pensa di difendere se stessa dall’“invasione”. Fuori da quei muri ci sono loro, i nuovi barbari, che fuggono da terre devastate; dentro quei muri i cittadini che hanno goduto dei dividendi provenienti dalle loro terre. Solo governi miopi e terrorizzati di perdere i loro antichi (e attuali) privilegi possono pensare di fermarli. L’Europa rischia la barbarie poiché si mostra incapace di affrontare la crisi da essa stessa provocata, il nuovo disordine mondiale prodotto dalla sua politica coloniale. I governi degli stati nazionali sono divisi e imbelli, tenacemente decisi a difendere una identità nazionale figlia di “mille letti” e spazzata via dalla Globalizzazione.
La città e l'accoglienza / Agostini, Ilaria; Attili, Giovanni; Decandia, Lidia; Scandurra, Enzo. - STAMPA. - (2017), pp. 1-111.
La città e l'accoglienza
AGOSTINI, ILARIA;ATTILI, Giovanni;DECANDIA, Lidia;SCANDURRA, Enzo
2017
Abstract
Un Popolo Nuovo arriva alla frontiera della civilissima Europa. Un Popolo composto dai “dannati della Terra”; da coloro che non hanno più nulla da perdere perché hanno perso tutto. Parte da lontano: dalla sponda sud del Mediterraneo e, prima ancora, dai paesi dell’Africa. Attraversa deserti, fiumi e mari; abbandona alle proprie spalle luoghi di morte: rovine in fiamme, terre desertificate dal furore predatorio del modello occidentale. All’Europa presenta il conto da pagare per gli anni di benessere da essa goduto estraendo ricchezze dai loro territori. Nelle città europee, un tempo luoghi di accoglienza e di ibridazioni etniche, sociali, religiose, si alzano muri per fermarne il cammino, per arrestarne la marcia silenziosa. Così la Fortezza-Europa pensa di difendere se stessa dall’“invasione”. Fuori da quei muri ci sono loro, i nuovi barbari, che fuggono da terre devastate; dentro quei muri i cittadini che hanno goduto dei dividendi provenienti dalle loro terre. Solo governi miopi e terrorizzati di perdere i loro antichi (e attuali) privilegi possono pensare di fermarli. L’Europa rischia la barbarie poiché si mostra incapace di affrontare la crisi da essa stessa provocata, il nuovo disordine mondiale prodotto dalla sua politica coloniale. I governi degli stati nazionali sono divisi e imbelli, tenacemente decisi a difendere una identità nazionale figlia di “mille letti” e spazzata via dalla Globalizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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