I'd like to propose in my speech an interpretation of Gezim Hajdari’s poetic and literary story. Hajdari is an Albanian Italian-speaking poet who has been nominated to Nobel Prize several times, and is considered one of the most important living poet. Since his arrival in Italy in 1992, Hajdari pursued a personal search for transcultural identity, starting from his linguistic-affective albanian origin and mengling it with Italian culture and literature, which he interpreted as a synecdoche of all Western literatures. Hajdari seems to cross both cultures equally to lead torward a total-word literature. He does that especially in his newest poetic production (Delta del mio fiume, Rome, 2015), and in his series Erranze, printed with the publishing house Ensemble in Rome. The convergence between his poetic production and his editorial line, unique in the Italian review, seems to fulfill his previous human and poetic adventure, already outlined in his tragic poem Nûr (Rome, 2012). He achieves the word-poem he seemed to have in mind by extending a concentric path from an internal nucleus, and by a constant modulation, anticipation and prolepsis of an imaginative vocabulary which can be read as the ethic and aesthetic root of his human, cultural and poetic speech.

Nell’intervento proposto si desidera tentare una lettura della vicenda poetico-letteraria di Gezim Hajdari, poeta italofono albanese già candidato al Nobel e residente in Italia dal 1992. Considerato tra i maggiori poeti viventi, sin dal suo arrivo in Italia si è distinto per il costante percorso di ricerca di una personale via di transculturazione tra la propria identità d’origine -che egli definisce linguistico-affettiva- e la letteratura e cultura italiana, sineddoche dell’intera letteratura occidentale. In particolar modo, Hajdari, con la produzione poetica recenziore (Delta del mio fiume, Roma, 2015) e con la speculare politica editoriale posta in essere come direttore della collana Erranze della casa editrice romana Ensemble, sembra aver attuato il proposito di un ulteriore attraversamento delle due culture frequentate nella produzione poetica precedente, sospesa in un cammino biunivoco di attraversamento e percorrimento osmotico e ambo-direzionale, alla volta di una ancor più compiuta letteratura totale. La convergenza della scelta poetica e di quella editoriale, unica nel panorama italiano (cui si deve recentemente il merito di aver pubblicato le sole opere tradotte in italiano di Gemino Abad, Dove le parole non si spezzano, Roma, 2016; e Kamau Brathwaite, Diritti di passaggio, Roma, 2014), sembra realizzare compiutamente l’intento dell’avventura umana e poetica condotta precedentemente, e già giunta ad avanzato esito con il poema tragico Nur (Roma, 2012), avverando ulteriormente la tensione poetica hajdariana alla creazione di una poesia-mondo assoluta che, evolvendo da una precedente condizione liminare sospesa tra la sua cultura d’origine e quella d’approdo, la amplia in una silloge ancora una volta echeggiante la genesi concentrica dell’intera opera poetica, globalmente leggibile come poema ininterrotto e monocentrico, pur se variato attorno alla costante modulazione, anticipazione e prolessi di un vocabolario dell’immaginario sistematico, che vela le molte strutture di appartenenza selezionate come fonte etica ed estetica del suo discorso umano, culturale e poetico.

Gëzim Hajdari. Ultime frontiere letterarie / Mattei, Alessandra. - In: ALTRE MODERNITÀ. - ISSN 2035-7680. - ELETTRONICO. - (2016). (Intervento presentato al convegno CON, CONtatti, CONfronti tenutosi a Milan; Italy nel 22-24 settembre 2016).

Gëzim Hajdari. Ultime frontiere letterarie.

MATTEI, ALESSANDRA
2016

Abstract

I'd like to propose in my speech an interpretation of Gezim Hajdari’s poetic and literary story. Hajdari is an Albanian Italian-speaking poet who has been nominated to Nobel Prize several times, and is considered one of the most important living poet. Since his arrival in Italy in 1992, Hajdari pursued a personal search for transcultural identity, starting from his linguistic-affective albanian origin and mengling it with Italian culture and literature, which he interpreted as a synecdoche of all Western literatures. Hajdari seems to cross both cultures equally to lead torward a total-word literature. He does that especially in his newest poetic production (Delta del mio fiume, Rome, 2015), and in his series Erranze, printed with the publishing house Ensemble in Rome. The convergence between his poetic production and his editorial line, unique in the Italian review, seems to fulfill his previous human and poetic adventure, already outlined in his tragic poem Nûr (Rome, 2012). He achieves the word-poem he seemed to have in mind by extending a concentric path from an internal nucleus, and by a constant modulation, anticipation and prolepsis of an imaginative vocabulary which can be read as the ethic and aesthetic root of his human, cultural and poetic speech.
2016
CON, CONtatti, CONfronti
Nell’intervento proposto si desidera tentare una lettura della vicenda poetico-letteraria di Gezim Hajdari, poeta italofono albanese già candidato al Nobel e residente in Italia dal 1992. Considerato tra i maggiori poeti viventi, sin dal suo arrivo in Italia si è distinto per il costante percorso di ricerca di una personale via di transculturazione tra la propria identità d’origine -che egli definisce linguistico-affettiva- e la letteratura e cultura italiana, sineddoche dell’intera letteratura occidentale. In particolar modo, Hajdari, con la produzione poetica recenziore (Delta del mio fiume, Roma, 2015) e con la speculare politica editoriale posta in essere come direttore della collana Erranze della casa editrice romana Ensemble, sembra aver attuato il proposito di un ulteriore attraversamento delle due culture frequentate nella produzione poetica precedente, sospesa in un cammino biunivoco di attraversamento e percorrimento osmotico e ambo-direzionale, alla volta di una ancor più compiuta letteratura totale. La convergenza della scelta poetica e di quella editoriale, unica nel panorama italiano (cui si deve recentemente il merito di aver pubblicato le sole opere tradotte in italiano di Gemino Abad, Dove le parole non si spezzano, Roma, 2016; e Kamau Brathwaite, Diritti di passaggio, Roma, 2014), sembra realizzare compiutamente l’intento dell’avventura umana e poetica condotta precedentemente, e già giunta ad avanzato esito con il poema tragico Nur (Roma, 2012), avverando ulteriormente la tensione poetica hajdariana alla creazione di una poesia-mondo assoluta che, evolvendo da una precedente condizione liminare sospesa tra la sua cultura d’origine e quella d’approdo, la amplia in una silloge ancora una volta echeggiante la genesi concentrica dell’intera opera poetica, globalmente leggibile come poema ininterrotto e monocentrico, pur se variato attorno alla costante modulazione, anticipazione e prolessi di un vocabolario dell’immaginario sistematico, che vela le molte strutture di appartenenza selezionate come fonte etica ed estetica del suo discorso umano, culturale e poetico.
Politica culturale; transculturalità; World Literature
04 Pubblicazione in atti di convegno::04c Atto di convegno in rivista
Gëzim Hajdari. Ultime frontiere letterarie / Mattei, Alessandra. - In: ALTRE MODERNITÀ. - ISSN 2035-7680. - ELETTRONICO. - (2016). (Intervento presentato al convegno CON, CONtatti, CONfronti tenutosi a Milan; Italy nel 22-24 settembre 2016).
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