La tesi di Dottorato prende avvio considerando l'analisi dell'espansione urbana sei - settecentesca in forma di tridente della città di Albano Laziale, in provincia di Roma, per indagare le motivazioni e le modalità di sviluppo che hanno interessato il territorio dei Colli Albani tra XVII e XVIII secolo. Queste vanno ricondotte al ruolo svolto dalla residenza di Castel Gandolfo come sede delle villeggiature estive dei papi (a partire da Urbano VIII) e alle azioni volte a garantire efficienti collegamenti tra la residenza pontificia extraurbana ed i feudi limitrofi. Questi, su committenza baronale o della Camera Apostolica, sono stati infatti coinvolti in una prolungata stagione di rinnovamento urbano ed edilizio, che ne ha condizionato il più delle volte l'aspetto attuale. È il caso di Genzano (1640 - 1708) in cui i Cesarini portano a compimento, nell'arco di pochi decenni, un complesso programma di ridefinizione urbana, con tutte le caratteristiche di un moderno piano regolatore; ma ancora di Ariccia (dal 1659 ca.) dove G. L. Bernini e Carlo Fontana - coadiuvati da una folta schiera di rilevanti nomi del panorama artistico barocco - creano per i Chigi una città ideale a poca distanza da Roma; ed infine di Albano (tra la seconda metà del XVII sec. ed i primi decenni del Settecento) dove la volontà rinnovatrice dei principi Savelli, a seguito del declino di questi nel 1696, lascia spazio alla committenza pontificia che favorisce uno sviluppo edilizio, riproponendo anche modelli urbani e architettonici tipici della progettazione della capitale, in cui si esprime quel linguaggio sobrio ed elegante proprio dell'architettura dell'Arcadia. Il lavoro di ricerca, svoltosi prevalentemente nei principali archivi della città di Roma e della provincia (Archivio di Stato di Roma - sedi di Sant'Ivo alla Sapienza e di via Galla Placidia - Archivio Storico Capitolino, Archivio dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Archivio Storico della Diocesi Suburbicaria di Albano Laziale, Archivio Storico del Comune di Albano Laziale), oltre che della Città del Vaticano (Biblioteca Apostolica), muove dallo studio delle fasi precedenti all'impianto del tridente, analizzando i condizionamenti archeologici dell' Albanum romano e medievale sulla città moderna. In particolare, sono stati tenuti in considerazione i risultati desunti dalle più recenti indagini compiute in situ dall'Istituto Archeologico Germanico di Roma (DAI) che hanno condotto alla conoscenza di aspetti finora sconosciuti, circa la consistenza e le funzioni dei padiglioni della villa imperiale domizianea, dell'accampamento severiano (Castra Albana) e della "Civitas Albona", tutte fasi antecedenti alla determinazione del definitivo nucleo abitato albanense. Queste ultime si sono rivelate strettamente legate all'edificazione propriamente oggetto dell'indagine svolta. Il corpo centrale della ricerca si muove quindi su due piani paralleli. Da un lato l'analisi territoriale delle dinamiche che, in concomitanza con la definizione della villa pontificia di Castel Gandolfo, hanno condotto alla realizzazione di un sistema locale di viabilità tra i centri dei Colli Albani; dall'altro lo studio approfondito dell'influenza di tali collegamenti sulla crescita e lo sviluppo della città tra XVII e XVIII secolo. In particolare, i due momenti fondanti l'espansione di Albano nel Seicento vengono riconosciuti nei pontificati di Urbano VIII (1623 - 1644) e di Alessandro VII (1655 - 1667), sebbene alcune premesse fossero state già stabilite alla fine del secondo decennio dello stesso secolo. Queste fasi anticipano la compiuta definizione del Tridente che avviene nei primi anni del Settecento. Infatti grazie alla commenda del card. Pietro Ottoboni e al contemporaneo interessamento di Clemente XI, si sviluppò ad Albano un'attiva colonia dell'Accademia dell'Arcadia, i cui nobili membri fecero realizzare nell'area del tridente numerosi casini "di diporto" da usare per le villeggiature estive ed autunnali. La graficizzazione delle diversificate dinamiche qui accennate si è avvalsa del supporto costituito dall'ortofoto Google Earth, al fine di ricostruire il sistema connettivo dei Colli Albani tra il 1618 e il 1667. Così facendo, sono stati individuati efficacemente i rapporti di dipendenza dei siti castellani, sia dalla residenza papale che dalla maglia viaria circostante. Il lavoro sviluppa altresì una illustrazione puntuale delle principali architetture civili e religiose presenti nell'area oggetto di studio. Essa è articolata per schede singole, composte da una descrizione storica e artistica dell'edificio, oltre che - dove possibile - da una serie di grafici di rilievo in scala 1: 100. In particolare, il rilievo di piazza S. Paolo, della facciata della chiesa abbaziale e del convento annesso, è stato realizzato in collaborazione con il LIRAlab, Laboratorio di Innovazione per il Rilevamento, la Rappresentazione e l'analisi dell'Architettura di "Sapienza - Università di Roma". Nelle materiali operazioni di rilievo, supervisionate dal prof. Carlo Inglese e dal geometra Marco Di Giovanni, è stato utilizzato lo strumento di ultima generazione FARO "CAM2 Focus3D": un laser scanner senza contatto per la modellazione e la documentazione 3D, le cui funzioni sono controllabili in modo semplice attraverso un intuitivo touchscreen display integrato. La nuvola di punti - successivamente estrapolata in laboratorio - è stata resa modificabile attraverso il software "Scene" correlato allo strumento, tramite il quale è stato possibile acquisire le vedute da varie angolazioni della piazza, il cui intero invaso è stato coinvolto nell'operazione di rilievo. La fase finale ha previsto la semplice restituzione dei punti attraverso il software di disegno automatico "Autocad". Il gruppo delle schede relative ai singoli manufatti architettonici è anticipato da un paragrafo che espone i criteri di realizzazione della planimetria tipologica dell'abitato storico, ed è illustrato da due elaborati grafici: a.) una carta degli allineamenti prevalenti dei lotti, limitata all'ambito attorno all'abbazia San Paolo. In essa si esplicita la tesi dell'innesto di due successive strutture a tridente con orientamento opposto: la prima, sorta intorno al 1618 attorno alla strada di collegamento con il convento cappuccino di S. Bonaventura, e in seguito obliterata dallo sviluppo urbano moderno; la seconda, sviluppatasi attorno al polo dell'abbazia di S. Paolo dalla metà del Seicento, è invece quella che ha condizionato l'assetto del tessuto cittadino. La planimetria è essenziale anche per il chiarimento dei differenti orientamenti degli edifici presenti e per la definizione finale delle due macro fasi edilizie rintracciate; b.) una planimetria con l'individuazione dei principali tipi edilizi presenti, catalogati in edifici isolati con valenza specialistica e strutture religiose; tipologia a schiera; tipologia in linea; tipologia a corte. In essa sono riconosciute le preesistenze archeologiche condizionanti la morfologia dell'edificato storico. Tale elaborato intende sia mettere in relazione l'edificato moderno con il sostrato archeologico (di epoca romana), sia indicare la convivenza di tipi edilizi dichiaratamente cittadini con impianti tipologicamente assimilabili a quelli delle ville extraurbane del XVIII secolo. La trattazione si conclude con una disamina di esempi di impianto "a tridente" comparabili con l'espansione sei - settecentesca della città di Albano, per il cui sviluppo si ipotizza una probabile derivazione che riprende impianti a giardino, più che veri settori urbani. In particolare si stabilisce un confronto tra la villa sistina di Termini e almeno una delle sue più probabili imitazioni, il giardino Savelli di Albano. Quest'ultimo, concordemente al passaggio di villa Peretti Montalto nelle proprietà del card. Paolo Savelli, commendatario dell'abbazia di San Paolo, costituisce la premessa più immediata alla costituzione anche del giardino abbaziale albanense (1655 ca.), sul quale si sono sviluppate in seguito le tre strade ed i relativi edifici. Potrebbe trattarsi di un effettivo processo di litizzazione del giardino che, almeno nella prima fase di costruzione del Tridente, mantiene un carattere a metà tra spazio verde ed espansione urbana, fatto che ne rafforza la discendenza dai modelli sopra citati. Accanto ad essi vengono istituiti ulteriori confronti con altri casi particolarmente rilevanti di impianto "a tridente", nel Lazio e non: tra di essi, la villa Aldobrandini di Frascati, la città di Oriolo Romano, la villa di Cetinale del card. Flavio Chigi. In ultima analisi, attraverso il lavoro di ricerca e di studio, sembra possibile indicare nella figura di Giovanni Antonio De Rossi (1616 - 1695) il riferimento per la progettazione di alcuni rilevanti manufatti architettonici nel tridente di Albano. Il suo quasi contemporaneo coinvolgimento nel piano urbanistico di Genzano (dal 1636, al seguito del maestro F. Peparelli, fino a tutti gli anni '60 del Seicento) e soprattutto la diffusa presenza nel tridente albanense dei suoi abituali committenti (D'Aste, Baccelli, Nunez, ecc.) consente di ipotizzare, se non un diretto coinvolgimento dell'architetto, quantomeno una sua rilevante influenza nella definizione delle scelte tipologiche e lessicali di alcuni edifici.

Il Tridente di Albano Laziale. Protagonisti e interventi di trasformazione territoriale, urbana e edilizia tra XVII e XVIII secolo / Corsi, Marco. - (2016 Nov 22).

Il Tridente di Albano Laziale. Protagonisti e interventi di trasformazione territoriale, urbana e edilizia tra XVII e XVIII secolo

CORSI, MARCO
22/11/2016

Abstract

La tesi di Dottorato prende avvio considerando l'analisi dell'espansione urbana sei - settecentesca in forma di tridente della città di Albano Laziale, in provincia di Roma, per indagare le motivazioni e le modalità di sviluppo che hanno interessato il territorio dei Colli Albani tra XVII e XVIII secolo. Queste vanno ricondotte al ruolo svolto dalla residenza di Castel Gandolfo come sede delle villeggiature estive dei papi (a partire da Urbano VIII) e alle azioni volte a garantire efficienti collegamenti tra la residenza pontificia extraurbana ed i feudi limitrofi. Questi, su committenza baronale o della Camera Apostolica, sono stati infatti coinvolti in una prolungata stagione di rinnovamento urbano ed edilizio, che ne ha condizionato il più delle volte l'aspetto attuale. È il caso di Genzano (1640 - 1708) in cui i Cesarini portano a compimento, nell'arco di pochi decenni, un complesso programma di ridefinizione urbana, con tutte le caratteristiche di un moderno piano regolatore; ma ancora di Ariccia (dal 1659 ca.) dove G. L. Bernini e Carlo Fontana - coadiuvati da una folta schiera di rilevanti nomi del panorama artistico barocco - creano per i Chigi una città ideale a poca distanza da Roma; ed infine di Albano (tra la seconda metà del XVII sec. ed i primi decenni del Settecento) dove la volontà rinnovatrice dei principi Savelli, a seguito del declino di questi nel 1696, lascia spazio alla committenza pontificia che favorisce uno sviluppo edilizio, riproponendo anche modelli urbani e architettonici tipici della progettazione della capitale, in cui si esprime quel linguaggio sobrio ed elegante proprio dell'architettura dell'Arcadia. Il lavoro di ricerca, svoltosi prevalentemente nei principali archivi della città di Roma e della provincia (Archivio di Stato di Roma - sedi di Sant'Ivo alla Sapienza e di via Galla Placidia - Archivio Storico Capitolino, Archivio dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Archivio Storico della Diocesi Suburbicaria di Albano Laziale, Archivio Storico del Comune di Albano Laziale), oltre che della Città del Vaticano (Biblioteca Apostolica), muove dallo studio delle fasi precedenti all'impianto del tridente, analizzando i condizionamenti archeologici dell' Albanum romano e medievale sulla città moderna. In particolare, sono stati tenuti in considerazione i risultati desunti dalle più recenti indagini compiute in situ dall'Istituto Archeologico Germanico di Roma (DAI) che hanno condotto alla conoscenza di aspetti finora sconosciuti, circa la consistenza e le funzioni dei padiglioni della villa imperiale domizianea, dell'accampamento severiano (Castra Albana) e della "Civitas Albona", tutte fasi antecedenti alla determinazione del definitivo nucleo abitato albanense. Queste ultime si sono rivelate strettamente legate all'edificazione propriamente oggetto dell'indagine svolta. Il corpo centrale della ricerca si muove quindi su due piani paralleli. Da un lato l'analisi territoriale delle dinamiche che, in concomitanza con la definizione della villa pontificia di Castel Gandolfo, hanno condotto alla realizzazione di un sistema locale di viabilità tra i centri dei Colli Albani; dall'altro lo studio approfondito dell'influenza di tali collegamenti sulla crescita e lo sviluppo della città tra XVII e XVIII secolo. In particolare, i due momenti fondanti l'espansione di Albano nel Seicento vengono riconosciuti nei pontificati di Urbano VIII (1623 - 1644) e di Alessandro VII (1655 - 1667), sebbene alcune premesse fossero state già stabilite alla fine del secondo decennio dello stesso secolo. Queste fasi anticipano la compiuta definizione del Tridente che avviene nei primi anni del Settecento. Infatti grazie alla commenda del card. Pietro Ottoboni e al contemporaneo interessamento di Clemente XI, si sviluppò ad Albano un'attiva colonia dell'Accademia dell'Arcadia, i cui nobili membri fecero realizzare nell'area del tridente numerosi casini "di diporto" da usare per le villeggiature estive ed autunnali. La graficizzazione delle diversificate dinamiche qui accennate si è avvalsa del supporto costituito dall'ortofoto Google Earth, al fine di ricostruire il sistema connettivo dei Colli Albani tra il 1618 e il 1667. Così facendo, sono stati individuati efficacemente i rapporti di dipendenza dei siti castellani, sia dalla residenza papale che dalla maglia viaria circostante. Il lavoro sviluppa altresì una illustrazione puntuale delle principali architetture civili e religiose presenti nell'area oggetto di studio. Essa è articolata per schede singole, composte da una descrizione storica e artistica dell'edificio, oltre che - dove possibile - da una serie di grafici di rilievo in scala 1: 100. In particolare, il rilievo di piazza S. Paolo, della facciata della chiesa abbaziale e del convento annesso, è stato realizzato in collaborazione con il LIRAlab, Laboratorio di Innovazione per il Rilevamento, la Rappresentazione e l'analisi dell'Architettura di "Sapienza - Università di Roma". Nelle materiali operazioni di rilievo, supervisionate dal prof. Carlo Inglese e dal geometra Marco Di Giovanni, è stato utilizzato lo strumento di ultima generazione FARO "CAM2 Focus3D": un laser scanner senza contatto per la modellazione e la documentazione 3D, le cui funzioni sono controllabili in modo semplice attraverso un intuitivo touchscreen display integrato. La nuvola di punti - successivamente estrapolata in laboratorio - è stata resa modificabile attraverso il software "Scene" correlato allo strumento, tramite il quale è stato possibile acquisire le vedute da varie angolazioni della piazza, il cui intero invaso è stato coinvolto nell'operazione di rilievo. La fase finale ha previsto la semplice restituzione dei punti attraverso il software di disegno automatico "Autocad". Il gruppo delle schede relative ai singoli manufatti architettonici è anticipato da un paragrafo che espone i criteri di realizzazione della planimetria tipologica dell'abitato storico, ed è illustrato da due elaborati grafici: a.) una carta degli allineamenti prevalenti dei lotti, limitata all'ambito attorno all'abbazia San Paolo. In essa si esplicita la tesi dell'innesto di due successive strutture a tridente con orientamento opposto: la prima, sorta intorno al 1618 attorno alla strada di collegamento con il convento cappuccino di S. Bonaventura, e in seguito obliterata dallo sviluppo urbano moderno; la seconda, sviluppatasi attorno al polo dell'abbazia di S. Paolo dalla metà del Seicento, è invece quella che ha condizionato l'assetto del tessuto cittadino. La planimetria è essenziale anche per il chiarimento dei differenti orientamenti degli edifici presenti e per la definizione finale delle due macro fasi edilizie rintracciate; b.) una planimetria con l'individuazione dei principali tipi edilizi presenti, catalogati in edifici isolati con valenza specialistica e strutture religiose; tipologia a schiera; tipologia in linea; tipologia a corte. In essa sono riconosciute le preesistenze archeologiche condizionanti la morfologia dell'edificato storico. Tale elaborato intende sia mettere in relazione l'edificato moderno con il sostrato archeologico (di epoca romana), sia indicare la convivenza di tipi edilizi dichiaratamente cittadini con impianti tipologicamente assimilabili a quelli delle ville extraurbane del XVIII secolo. La trattazione si conclude con una disamina di esempi di impianto "a tridente" comparabili con l'espansione sei - settecentesca della città di Albano, per il cui sviluppo si ipotizza una probabile derivazione che riprende impianti a giardino, più che veri settori urbani. In particolare si stabilisce un confronto tra la villa sistina di Termini e almeno una delle sue più probabili imitazioni, il giardino Savelli di Albano. Quest'ultimo, concordemente al passaggio di villa Peretti Montalto nelle proprietà del card. Paolo Savelli, commendatario dell'abbazia di San Paolo, costituisce la premessa più immediata alla costituzione anche del giardino abbaziale albanense (1655 ca.), sul quale si sono sviluppate in seguito le tre strade ed i relativi edifici. Potrebbe trattarsi di un effettivo processo di litizzazione del giardino che, almeno nella prima fase di costruzione del Tridente, mantiene un carattere a metà tra spazio verde ed espansione urbana, fatto che ne rafforza la discendenza dai modelli sopra citati. Accanto ad essi vengono istituiti ulteriori confronti con altri casi particolarmente rilevanti di impianto "a tridente", nel Lazio e non: tra di essi, la villa Aldobrandini di Frascati, la città di Oriolo Romano, la villa di Cetinale del card. Flavio Chigi. In ultima analisi, attraverso il lavoro di ricerca e di studio, sembra possibile indicare nella figura di Giovanni Antonio De Rossi (1616 - 1695) il riferimento per la progettazione di alcuni rilevanti manufatti architettonici nel tridente di Albano. Il suo quasi contemporaneo coinvolgimento nel piano urbanistico di Genzano (dal 1636, al seguito del maestro F. Peparelli, fino a tutti gli anni '60 del Seicento) e soprattutto la diffusa presenza nel tridente albanense dei suoi abituali committenti (D'Aste, Baccelli, Nunez, ecc.) consente di ipotizzare, se non un diretto coinvolgimento dell'architetto, quantomeno una sua rilevante influenza nella definizione delle scelte tipologiche e lessicali di alcuni edifici.
22-nov-2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/924305
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