Nel 2006 la popolazione europea residente lungo gli 89.000 km di coste, in una fascia litoranea profonda 50 km, era circa il 50%. L'80% dell'inquinamento marino proviene da attività umane sulla terraferma. Nel decennio 1990-2000, le superfici artificiali sono aumentate di un'area pari a 190 km2 ogni anno. Il 61% dell'incremento delle superfici artificiali è dovuto alla costruzione di abitazioni, servizi e strutture per il tempo libero. Il 40% delle coste del Mediterraneo è occupata artificialmente da residenze e strutture turistiche. I dati riportati evidenziano lo stato di emergenza delle coste europee e mediterranee. Sono numerosi gli studi condotti in merito, in particolare si fa riferimento al dossier pubblicato nel 2006 dalla European Environmental Agency e "State of the Environment and Development in the Mediterrean" redatto invece dall'UNEP/MAP (2009), in entrambi emergono i dati relativi all'incremento della popolazione, e quindi l'urbanizzazione, sulla linea costiera e i cambiamenti di destinazione d'uso del suolo quali fenomeni critici. Le coste mediterranee sono spesso soggette a politiche più mirate alla crescita economica che non allo sviluppo sostenibile. Crescita e sviluppo sono due termini che individuano obiettivi diversi, ma che non devono intendersi in antitesi, piuttosto devono essere indotti a convergere. E' la stessa Comunità Europea che, in questo senso “...si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico” . La fascia costiera, a causa delle forti pressioni antropiche provenienti dall'entroterra e dal mare, rappresenta un territorio particolarmente vulnerabile. Un dato inconfutabile, di cui talvolta ci si dimentica in fase di pianificazione e progettazione (quando queste due fasi esistono), è che spesso il motore di crescita che ha indotto la realizzazione di servizi ed infrastrutture per il visitatore sono gli ecosistemi presenti in mare o sulla stessa fascia costiera. Ma la gestione della zona costiera può ritenersi adeguata se lo sfruttamento dei valori intrinseci riesce ad essere ottimale economicamente, ma anche socialmente, permettendo ai beni ambientali di erogare servizi ecosistemici. In base a queste riflessioni è stato scelto il tema di ricerca, confinato lungo le fasce costiere e nelle Aree Marine Protette, quest'ultime, luoghi privilegiati per la gestione degli spazi marini e costieri. Esse possono costituire un importante laboratorio di sviluppo sostenibile per i fattori di interesse socio-economico riguardanti i territori in cui si inseriscono per la vocazione di conservazione ed innovazione insita nel loro stesso intento costituzionale. Nel corso degli anni la finalità conclamata di tutela delle AMP si è gradualmente allargata ad un più ampio concetto di gestione sostenibile delle risorse costiere e marine, in cui le aree di tutela integrale oggi sono appena il 3% della superficie totale . Si stanno affermando, in Italia così come in molti altri paesi che affacciano sul Mediterraneo, i concetti espressi dal Protocollo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere della Convenzione di Barcellona (Protocollo GIZC) che tra gli obiettivi si auspica la facilitazione, attraverso la pianificazione razionale delle attività, dello sviluppo sostenibile delle zone costiere, assicurando che esso avvenga in armonia con lo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità locali. Un documento che è rapidamente diventato un pilastro delle politiche marittime è la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, emanata il 17 giugno 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010. La Direttiva si basa su un approccio integrato, ponendo come obiettivo, agli Stati membri, di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Gli Stati devono mettere in atto una strategia suddivisa in due fasi: la “fase di preparazione” e il “programma di misure”. Le aree protette possono essere messe al centro di un progetto di sviluppo locale endogeno al pari di altre risorse specifiche del territorio. Sempre più spesso la protezione di un'area diventa una sorta di marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e con ricadute positive per l’immagine dell’intero sistema economico e produttivo locale coinvolto. Inoltre, grazie all'attivazione di flussi turistici di nicchia, legati alle risorse naturali, la presenza di aree protette è in grado di attivare interessi diversi con una conseguente diversificazione dell'offerta. Nonostante la ricca pubblicistica riguardante i servizi ecosistemici prodotti dalle AMP, è però in linea di massima scarsa la documentazione in merito agli strumenti gestionali. Programmi e strutture relative alla educazione ambientale, alla ricerca scientifica e ai servizi per i visitatori non sono sufficientemente documentati, così come l'analisi di manufatti esistenti di interesse storico-artistico e i valori agricoli espressi dalle comunità locali. La valorizzazione del patrimonio biologico dovrebbe coincidere con una strategia generale comune che riguardi anche le fasce costiere interessate dalle AMP. La presente ricerca intende aprire una finestra sulle opportunità che la gestione integrata delle risorse naturali e antropiche può offrire allo sviluppo sostenibile delle AMP, consentendo alle stesse di superare gli ostacoli legati alla gestione e permettendo alle comunità locali di beneficiare delle risorse insite nelle aree in questione. E' il progetto di paesaggio, che nasce dalla necessità di gestire il mutamento della fisionomia del territorio. Il paesaggio mediterraneo, di fatto interamente antropizzato, viene continuamente trasformato, forse arricchito, sicuramente stravolto. Talvolta esso richiede la decisione di preservarne delle parti e di fissare le norme di tutela, che rappresentano una parte integrante del progetto, altre volte richiede un piano d'intervento per ottimizzarne la gestione. Lo scopo ultimo della tesi è quello di proporre un approccio metodologico integrato e multidisciplinare che possa produrre un progetto di paesaggio, in grado di coinvolgere le AMP, adeguato alle esigenze dell'ambiente costiero ed applicabile in situazioni diverse.

il Progetto di paesaggio costiero / Dan, Stefano. - (2013 Mar 18).

il Progetto di paesaggio costiero

DAN, STEFANO
18/03/2013

Abstract

Nel 2006 la popolazione europea residente lungo gli 89.000 km di coste, in una fascia litoranea profonda 50 km, era circa il 50%. L'80% dell'inquinamento marino proviene da attività umane sulla terraferma. Nel decennio 1990-2000, le superfici artificiali sono aumentate di un'area pari a 190 km2 ogni anno. Il 61% dell'incremento delle superfici artificiali è dovuto alla costruzione di abitazioni, servizi e strutture per il tempo libero. Il 40% delle coste del Mediterraneo è occupata artificialmente da residenze e strutture turistiche. I dati riportati evidenziano lo stato di emergenza delle coste europee e mediterranee. Sono numerosi gli studi condotti in merito, in particolare si fa riferimento al dossier pubblicato nel 2006 dalla European Environmental Agency e "State of the Environment and Development in the Mediterrean" redatto invece dall'UNEP/MAP (2009), in entrambi emergono i dati relativi all'incremento della popolazione, e quindi l'urbanizzazione, sulla linea costiera e i cambiamenti di destinazione d'uso del suolo quali fenomeni critici. Le coste mediterranee sono spesso soggette a politiche più mirate alla crescita economica che non allo sviluppo sostenibile. Crescita e sviluppo sono due termini che individuano obiettivi diversi, ma che non devono intendersi in antitesi, piuttosto devono essere indotti a convergere. E' la stessa Comunità Europea che, in questo senso “...si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico” . La fascia costiera, a causa delle forti pressioni antropiche provenienti dall'entroterra e dal mare, rappresenta un territorio particolarmente vulnerabile. Un dato inconfutabile, di cui talvolta ci si dimentica in fase di pianificazione e progettazione (quando queste due fasi esistono), è che spesso il motore di crescita che ha indotto la realizzazione di servizi ed infrastrutture per il visitatore sono gli ecosistemi presenti in mare o sulla stessa fascia costiera. Ma la gestione della zona costiera può ritenersi adeguata se lo sfruttamento dei valori intrinseci riesce ad essere ottimale economicamente, ma anche socialmente, permettendo ai beni ambientali di erogare servizi ecosistemici. In base a queste riflessioni è stato scelto il tema di ricerca, confinato lungo le fasce costiere e nelle Aree Marine Protette, quest'ultime, luoghi privilegiati per la gestione degli spazi marini e costieri. Esse possono costituire un importante laboratorio di sviluppo sostenibile per i fattori di interesse socio-economico riguardanti i territori in cui si inseriscono per la vocazione di conservazione ed innovazione insita nel loro stesso intento costituzionale. Nel corso degli anni la finalità conclamata di tutela delle AMP si è gradualmente allargata ad un più ampio concetto di gestione sostenibile delle risorse costiere e marine, in cui le aree di tutela integrale oggi sono appena il 3% della superficie totale . Si stanno affermando, in Italia così come in molti altri paesi che affacciano sul Mediterraneo, i concetti espressi dal Protocollo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere della Convenzione di Barcellona (Protocollo GIZC) che tra gli obiettivi si auspica la facilitazione, attraverso la pianificazione razionale delle attività, dello sviluppo sostenibile delle zone costiere, assicurando che esso avvenga in armonia con lo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità locali. Un documento che è rapidamente diventato un pilastro delle politiche marittime è la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, emanata il 17 giugno 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010. La Direttiva si basa su un approccio integrato, ponendo come obiettivo, agli Stati membri, di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Gli Stati devono mettere in atto una strategia suddivisa in due fasi: la “fase di preparazione” e il “programma di misure”. Le aree protette possono essere messe al centro di un progetto di sviluppo locale endogeno al pari di altre risorse specifiche del territorio. Sempre più spesso la protezione di un'area diventa una sorta di marchio di qualità territoriale con forte potere attrattivo e con ricadute positive per l’immagine dell’intero sistema economico e produttivo locale coinvolto. Inoltre, grazie all'attivazione di flussi turistici di nicchia, legati alle risorse naturali, la presenza di aree protette è in grado di attivare interessi diversi con una conseguente diversificazione dell'offerta. Nonostante la ricca pubblicistica riguardante i servizi ecosistemici prodotti dalle AMP, è però in linea di massima scarsa la documentazione in merito agli strumenti gestionali. Programmi e strutture relative alla educazione ambientale, alla ricerca scientifica e ai servizi per i visitatori non sono sufficientemente documentati, così come l'analisi di manufatti esistenti di interesse storico-artistico e i valori agricoli espressi dalle comunità locali. La valorizzazione del patrimonio biologico dovrebbe coincidere con una strategia generale comune che riguardi anche le fasce costiere interessate dalle AMP. La presente ricerca intende aprire una finestra sulle opportunità che la gestione integrata delle risorse naturali e antropiche può offrire allo sviluppo sostenibile delle AMP, consentendo alle stesse di superare gli ostacoli legati alla gestione e permettendo alle comunità locali di beneficiare delle risorse insite nelle aree in questione. E' il progetto di paesaggio, che nasce dalla necessità di gestire il mutamento della fisionomia del territorio. Il paesaggio mediterraneo, di fatto interamente antropizzato, viene continuamente trasformato, forse arricchito, sicuramente stravolto. Talvolta esso richiede la decisione di preservarne delle parti e di fissare le norme di tutela, che rappresentano una parte integrante del progetto, altre volte richiede un piano d'intervento per ottimizzarne la gestione. Lo scopo ultimo della tesi è quello di proporre un approccio metodologico integrato e multidisciplinare che possa produrre un progetto di paesaggio, in grado di coinvolgere le AMP, adeguato alle esigenze dell'ambiente costiero ed applicabile in situazioni diverse.
18-mar-2013
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