Il processo di revisione della costituzione finanziaria europea, intesa come costituzione composita, avviato dai paesi membri sin dalla firma del Trattato di Maastricht, si è rimesso velocemente in moto alimentato dalla profonda crisi economica che ha investito l’intero continente. In Italia la crisi economica si è manifestata inizialmente come crisi di liquidità del settore bancario, riverberandosi, senza difficoltà, sul debole sistema finanziario ingessato da un debito pubblico di dimensioni bibliche, arrivando addirittura a minare la fiducia che godeva lo Stato sui mercati finanziari internazionali. L’uscita dal pericoloso vortice in cui si è trovato il nostro paese non poteva, allora, che passare da una serie di riforme istituzionali che hanno interessato anche la stessa carta costituzionale ed, in particolare, l’art. 81, il 4° comma. La revisione costituzionale della legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012 ha innovato, quasi in maniera radicale, la costituzione finanziaria interna, anticipando la stessa ratifica del Trattato europeo del pareggio di bilancio. Invero, dall’anno di nascita della nostra carta costituzionale, la cosiddetta costituzione finanziaria ha alimentato non pochi dibattiti in relazione alle modalità interpretative dell’art. 81, sia da parte della dottrina che della Corte costituzionale ed alla reale attuazione ed elusione. Il punto di partenza è rappresentato, quindi, dalla definizione del concetto di costituzione materiale, con particolare riguardo alla costituzione finanziaria ed ai vincoli esterni ed interni a cui è soggetta la decisione di bilancio. Attraverso il Trattato di Maastricht e l’illustrazione della recente produzione normativa, sia comunitaria che di tipo pattizio, viene evidenziato il ruolo avuto dai vincoli economico-finanziari contenuti nel processo di modifica della costituzione economica materiale e, successivamente, di quella formale. Un percorso che non può non affrontare l’analisi degli ultimi provvedimenti comunitari che hanno reso più rigoroso il vincolo finanziario a partire dal Patto euro plus del 2011, ai regolamenti del six pack e two pack, passando dal Trattato sul pareggio di bilancio, stipulato a marzo 2012, fino all’analisi degli interventi dei legislatori di Spagna, Francia e Germania che hanno introdotto, in via diretta o indiretta, un vincolo di bilancio più rigoroso nelle costituzioni finanziarie interne. Il quadro europeo così illustrato, consente di comprendere meglio le ragioni e gli strumenti adottati dagli ordinamenti europei e quale è stato il loro ruolo nella riforma dell’art. 81. La costituzione finanziaria italiana viene, quindi, posta sotto la lente d’ingrandimento a partire dalla genesi in Assemblea costituente alla ricerca delle intenzioni del legislatore, alla sua successiva non facile applicazione ed interpretazione da parte della Corte costituzionale che, nel corso dei decenni, sembra aver modificato il ruolo del vincolo finanziario nell’attività di bilanciamento degli interessi, dando maggior rilievo a quelli economico-finanziari. Viene, anche, illustrata la portata dell’articolo 81 e la sua applicazione mediante le diverse leggi di contabilità che si sono susseguite dagli anni ‘70 in poi, al fine di comprendere se la costituzione finanziaria ante riforma, era ancora idonea, attraverso la sua formula aperta, a dare una risposta tempestiva e corretta alle rapide trasformazioni dello scenario economico-finanziario in cui si trova ad operare il nostro paese, coerente, altresì, con la nuova articolazione dei vincoli esterni imposti dall’Unione europea, ovvero se, di contro, la sua interpretazione ed applicazione aveva svuotato di contenuti la formulazione, generando la ineludibile necessità di una revisione dell’assetto costituzionale. La legge di revisione costituzionale n. 1 del 2012, quindi, analizzata in tutti i suoi aspetti, al fine di valutare se essa rappresenta uno strumento necessario e sufficiente a garantire il rispetto degli obblighi comunitari, in un’ottica post-nazionale, ovvero finalizzata ad adeguare le procedure finanziarie ad un contesto europeo nel quale il ruolo degli stati membri va ridefinito in relazione proprio alla perdita di pezzi di potere politico-economico che, da sempre, ha rappresentato lo zoccolo duro della sovranità di ciascuno stato.

L’equilibrio di bilancio nella costituzione finanziaria: una riforma costituzionale post-nazionale?(2013 Jan 09).

L’equilibrio di bilancio nella costituzione finanziaria: una riforma costituzionale post-nazionale?

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09/01/2013

Abstract

Il processo di revisione della costituzione finanziaria europea, intesa come costituzione composita, avviato dai paesi membri sin dalla firma del Trattato di Maastricht, si è rimesso velocemente in moto alimentato dalla profonda crisi economica che ha investito l’intero continente. In Italia la crisi economica si è manifestata inizialmente come crisi di liquidità del settore bancario, riverberandosi, senza difficoltà, sul debole sistema finanziario ingessato da un debito pubblico di dimensioni bibliche, arrivando addirittura a minare la fiducia che godeva lo Stato sui mercati finanziari internazionali. L’uscita dal pericoloso vortice in cui si è trovato il nostro paese non poteva, allora, che passare da una serie di riforme istituzionali che hanno interessato anche la stessa carta costituzionale ed, in particolare, l’art. 81, il 4° comma. La revisione costituzionale della legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012 ha innovato, quasi in maniera radicale, la costituzione finanziaria interna, anticipando la stessa ratifica del Trattato europeo del pareggio di bilancio. Invero, dall’anno di nascita della nostra carta costituzionale, la cosiddetta costituzione finanziaria ha alimentato non pochi dibattiti in relazione alle modalità interpretative dell’art. 81, sia da parte della dottrina che della Corte costituzionale ed alla reale attuazione ed elusione. Il punto di partenza è rappresentato, quindi, dalla definizione del concetto di costituzione materiale, con particolare riguardo alla costituzione finanziaria ed ai vincoli esterni ed interni a cui è soggetta la decisione di bilancio. Attraverso il Trattato di Maastricht e l’illustrazione della recente produzione normativa, sia comunitaria che di tipo pattizio, viene evidenziato il ruolo avuto dai vincoli economico-finanziari contenuti nel processo di modifica della costituzione economica materiale e, successivamente, di quella formale. Un percorso che non può non affrontare l’analisi degli ultimi provvedimenti comunitari che hanno reso più rigoroso il vincolo finanziario a partire dal Patto euro plus del 2011, ai regolamenti del six pack e two pack, passando dal Trattato sul pareggio di bilancio, stipulato a marzo 2012, fino all’analisi degli interventi dei legislatori di Spagna, Francia e Germania che hanno introdotto, in via diretta o indiretta, un vincolo di bilancio più rigoroso nelle costituzioni finanziarie interne. Il quadro europeo così illustrato, consente di comprendere meglio le ragioni e gli strumenti adottati dagli ordinamenti europei e quale è stato il loro ruolo nella riforma dell’art. 81. La costituzione finanziaria italiana viene, quindi, posta sotto la lente d’ingrandimento a partire dalla genesi in Assemblea costituente alla ricerca delle intenzioni del legislatore, alla sua successiva non facile applicazione ed interpretazione da parte della Corte costituzionale che, nel corso dei decenni, sembra aver modificato il ruolo del vincolo finanziario nell’attività di bilanciamento degli interessi, dando maggior rilievo a quelli economico-finanziari. Viene, anche, illustrata la portata dell’articolo 81 e la sua applicazione mediante le diverse leggi di contabilità che si sono susseguite dagli anni ‘70 in poi, al fine di comprendere se la costituzione finanziaria ante riforma, era ancora idonea, attraverso la sua formula aperta, a dare una risposta tempestiva e corretta alle rapide trasformazioni dello scenario economico-finanziario in cui si trova ad operare il nostro paese, coerente, altresì, con la nuova articolazione dei vincoli esterni imposti dall’Unione europea, ovvero se, di contro, la sua interpretazione ed applicazione aveva svuotato di contenuti la formulazione, generando la ineludibile necessità di una revisione dell’assetto costituzionale. La legge di revisione costituzionale n. 1 del 2012, quindi, analizzata in tutti i suoi aspetti, al fine di valutare se essa rappresenta uno strumento necessario e sufficiente a garantire il rispetto degli obblighi comunitari, in un’ottica post-nazionale, ovvero finalizzata ad adeguare le procedure finanziarie ad un contesto europeo nel quale il ruolo degli stati membri va ridefinito in relazione proprio alla perdita di pezzi di potere politico-economico che, da sempre, ha rappresentato lo zoccolo duro della sovranità di ciascuno stato.
9-gen-2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/918782
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