La standardizzazione dei curricula didattico-lessicali per la L2 costituisce un oggetto di longeva discussione. L’approccio al problema viene tradizionalmente affrontato nei termini per cui le parole più frequenti e/o più usate all’interno di corpora testuali rappresentativi “coprono” – ovvero realizzano – attraverso le proprie ripetizioni, la maggior parte dei testi prodotti in un lingua. Questo profilo di supposta regolarità si sfalda tuttavia al confronto con dizionari di frequenza e di uso diversi. Solo un numero davvero esiguo di parole – pari ai primi cinquecento ranghi di una lista – manifesta indici di occorrenza effettivamente elevati e regolari, e dunque una percentuale di copertura testuale estesa; al di sotto invece i valori diminuiscono sensibilmente e tendono ad avvicinarsi, laddove non a sovrapporsi. Oltre una soglia macroscopica, insomma, le parole sembrano avere tutte una medesima, scarsa, probabilità di occorrenza: nel caso specifico, poi, si tratta di quelle parole che servono a produrre “informazione testuale” o, anche, a veicolare contenuti linguistici. È davanti alla centralità non quantitativamente determinabile delle parole di contenuto, allora, che la storia documentata del nucleo lessicale minimo si arresta per lasciare spazio all’altra parte della storia: quella concernente il problema del “significato di base”. Esso verrà argomentato a partire dalle nozioni di "rapporto associativo" e di "campo associativo" proposte da Ferdinand de Saussure e da Charles Bally, le quali appaiono inseparabili dal più globale tentativo di superamento della tradizionale visione nomenclativa del significato linguistico. Ne verranno affrontati i principali filoni di (non)ricezione teorica, nonché la possibilità di un suo recupero alla luce dei recenti approcci esperienzialisti-moderati al significato.

Raccontare, raccontarsi: per un approccio narrativo-abitudinario al problema del vocabolario di base / Massa, Eleonora. - (2013 Jun 17).

Raccontare, raccontarsi: per un approccio narrativo-abitudinario al problema del vocabolario di base

MASSA, ELEONORA
17/06/2013

Abstract

La standardizzazione dei curricula didattico-lessicali per la L2 costituisce un oggetto di longeva discussione. L’approccio al problema viene tradizionalmente affrontato nei termini per cui le parole più frequenti e/o più usate all’interno di corpora testuali rappresentativi “coprono” – ovvero realizzano – attraverso le proprie ripetizioni, la maggior parte dei testi prodotti in un lingua. Questo profilo di supposta regolarità si sfalda tuttavia al confronto con dizionari di frequenza e di uso diversi. Solo un numero davvero esiguo di parole – pari ai primi cinquecento ranghi di una lista – manifesta indici di occorrenza effettivamente elevati e regolari, e dunque una percentuale di copertura testuale estesa; al di sotto invece i valori diminuiscono sensibilmente e tendono ad avvicinarsi, laddove non a sovrapporsi. Oltre una soglia macroscopica, insomma, le parole sembrano avere tutte una medesima, scarsa, probabilità di occorrenza: nel caso specifico, poi, si tratta di quelle parole che servono a produrre “informazione testuale” o, anche, a veicolare contenuti linguistici. È davanti alla centralità non quantitativamente determinabile delle parole di contenuto, allora, che la storia documentata del nucleo lessicale minimo si arresta per lasciare spazio all’altra parte della storia: quella concernente il problema del “significato di base”. Esso verrà argomentato a partire dalle nozioni di "rapporto associativo" e di "campo associativo" proposte da Ferdinand de Saussure e da Charles Bally, le quali appaiono inseparabili dal più globale tentativo di superamento della tradizionale visione nomenclativa del significato linguistico. Ne verranno affrontati i principali filoni di (non)ricezione teorica, nonché la possibilità di un suo recupero alla luce dei recenti approcci esperienzialisti-moderati al significato.
17-giu-2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/918641
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