La letteratura scientifica che tratta l’evoluzione del metodo di rappresentazione prospettica prende in considerazione un ampio periodo che va dai trattatisti del Rinascimento sino alla prima metà del XIX secolo, trascurando però completamente gli avvenimenti degli ultimi centocinquant’anni. Osservando gli attuali testi di geometria descrittiva si può notare come il metodo della prospettiva abbia subìto consistenti e importanti trasformazioni, nei procedimenti, nel lessico e nelle finalità, rispetto ai trattati dei passato, ed è proprio di questa evoluzione, relativamente recente, che il presente studio si è occupato, prendendo in considerazione un consistente numero di contributi, circa duecento pubblicazioni, che hanno segnato la storia della prospettiva degli ultimi centocinquant’anni. L’analisi dei testi esaminati ha messo in evidenza la permanenza, sino a tutta la prima metà del Novecento, della distinzione netta tra due diversi modi di teorizzare e praticare la prospettiva, uno riferito all’opera dei matematici, che la svilupparono come metodo delle proiezioni centrali, l’altro connesso alla pratica artistica. Negli anni Cinquanta, con la perdita improvvisa di interesse da parte dei matematici verso i problemi della geometria descrittiva, l'insegnamento della materia venne affidato agli architetti, che, aspirando al rigore scientifico del loro predecessori e rivendicando le origini artistiche della disciplina, diedero alla prospettiva un nuovo aspetto, trasformandola nel metodo di rappresentazione autonomo, così come oggi lo si concepisce, che consente il passaggio dalla rappresentazione piana al modello tridimensionale restituendo la realtà in forma e dimensione. Lo studio delle fonti ha permesso di individuare in Orseolo Fasolo uno dei principali, probabilmente il primo, promotore di questo consistente rinnovamento della materia. E’ proprio Orseolo Fasolo infatti, come si legge nel testo del 1961 “Il disegno prospettico”, a porre in luce la questione della scissione delle “due maniere di esposizione che la materia ha assunto”, che egli ricompone illustrando i diversi procedimenti indiretti nella loro successione cronologica e traendo dalle trattazioni scientifiche “i mezzi necessari per conferire al metodo classico della prospettiva il carattere di diretto, indipendente, mezzo di disegno prospettico autonomo” come oggi lo si conosce e lo si insegna.

La prospettiva nel Novecento / Romor, Jessica. - (2012 Jun 11).

La prospettiva nel Novecento

Romor, Jessica
11/06/2012

Abstract

La letteratura scientifica che tratta l’evoluzione del metodo di rappresentazione prospettica prende in considerazione un ampio periodo che va dai trattatisti del Rinascimento sino alla prima metà del XIX secolo, trascurando però completamente gli avvenimenti degli ultimi centocinquant’anni. Osservando gli attuali testi di geometria descrittiva si può notare come il metodo della prospettiva abbia subìto consistenti e importanti trasformazioni, nei procedimenti, nel lessico e nelle finalità, rispetto ai trattati dei passato, ed è proprio di questa evoluzione, relativamente recente, che il presente studio si è occupato, prendendo in considerazione un consistente numero di contributi, circa duecento pubblicazioni, che hanno segnato la storia della prospettiva degli ultimi centocinquant’anni. L’analisi dei testi esaminati ha messo in evidenza la permanenza, sino a tutta la prima metà del Novecento, della distinzione netta tra due diversi modi di teorizzare e praticare la prospettiva, uno riferito all’opera dei matematici, che la svilupparono come metodo delle proiezioni centrali, l’altro connesso alla pratica artistica. Negli anni Cinquanta, con la perdita improvvisa di interesse da parte dei matematici verso i problemi della geometria descrittiva, l'insegnamento della materia venne affidato agli architetti, che, aspirando al rigore scientifico del loro predecessori e rivendicando le origini artistiche della disciplina, diedero alla prospettiva un nuovo aspetto, trasformandola nel metodo di rappresentazione autonomo, così come oggi lo si concepisce, che consente il passaggio dalla rappresentazione piana al modello tridimensionale restituendo la realtà in forma e dimensione. Lo studio delle fonti ha permesso di individuare in Orseolo Fasolo uno dei principali, probabilmente il primo, promotore di questo consistente rinnovamento della materia. E’ proprio Orseolo Fasolo infatti, come si legge nel testo del 1961 “Il disegno prospettico”, a porre in luce la questione della scissione delle “due maniere di esposizione che la materia ha assunto”, che egli ricompone illustrando i diversi procedimenti indiretti nella loro successione cronologica e traendo dalle trattazioni scientifiche “i mezzi necessari per conferire al metodo classico della prospettiva il carattere di diretto, indipendente, mezzo di disegno prospettico autonomo” come oggi lo si conosce e lo si insegna.
11-giu-2012
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