Oggetto della ricerca: studiare quale ripercussione sul piano religioso abbia avuto la colonizzazione greca e fenicia in Sicilia attraverso l’analisi della nota questione dei santuari extraurbani. L’obiettivo è proporre uno studio di insieme che guardi alle interazioni tra i popoli che hanno convissuto in quella porzione di isola attraverso i culti da essi praticati, riflettendo sui luoghi di culto extraurbani con il sussidio di studi archeologici ma con finalità legate all’analisi della realtà cultuale in Sicilia. Si è cercato di restituire un’immagine più completa possibile della religione in Sicilia attraverso lo studio di luoghi di culto extraurbani con particolare attenzione alla presenza di diversi ethne negli stessi luoghi di culto per arrivare alla definizione dello spazio sacro extraurbano e delle caratteristiche dei culti nella Sicilia coloniale, sottolineando, quando necessario, l’apporto che l’analisi storico-religiosa può dare alle discipline storiche e archeologiche. Il primo contributo innovativo che offre la ricerca è una raccolta dei dati di insieme ed una panoramica della distribuzione dei culti extraurbani di questa zona della Sicilia frequentata da più ethne. Partendo da questa esigenza quindi i dati sono presentati per aree etniche e per cronologia, dunque prima vengono discussi i singoli siti in ordine etnico-topografico e cioè i culti dell’area fenicia (Mozia e Palermo), dell’area elima (Erice, Segesta ed Entella), delle colonie greche (Imera, Selinunte, Agrigento e Gela), ed infine dell’entroterra sicano. Ciascuna area è stata descritta a partire dalle attestazioni dei culti più arcaici in ordine cronologico fino a quelli di età punica. Dalla raccolta di insieme e relativa discussione dei dati sui siti presi in esame è stata messa a punto una carta teotopica della Sicilia occidentale, ovvero una panoramica sulla posizione dei luoghi di culti extraurbani e sulla diffusione di ogni culto. I luoghi di culto extraurbani che sono stati studiati sono localizzati o in zone naturali di particolare importanza per una popolazione antica (sorgenti, grotte, foci di fiumi, cime di monti), o in aperta campagna, o esattamente di fronte alle porte urbiche. L’ubicazione è legata, da una parte alle esigenze pratiche connesse al culto, come la presenza di acqua è connessa agli usi che se ne fanno per i riti, dall’altra, è legata alla sfera di protezione della divinità venerata, per cui alcuni santuari sul mare sono dedicati a divinità che proteggono i naviganti (Erice, Grotta Regina), mentre in molti santuari localizzati nell’entroterra vengono praticati culti rivolti a divinità preposte alla sfera ctonia (santuari della chora agrigentina e gelese, santuari dell’entroterra indigeno elimo e sicano). Eppure questa distinzione non può dirsi sistematica, perché frequenti sono invece i luoghi di culto sul mare, sia alla foce di fiumi che all’interno di antichi porti, dedicati a culti femminili di carattere ctonio (Monte Poliscia, stipe votiva nel porto antico di Palermo). Frequenti sono poi culti di carattere terapeutico (Grotta Regina, Monte San Calogero, Asklepieion di Agrigento) anch’essi in luoghi naturali connotati dalla presenza di sorgente di acqua o in altura o in siti caratterizzati da fenomeni carsici. Quanto accomuna questi luoghi di culto è il fatto di trovarsi lontano dal contesto cittadino e dunque essere preposti alla tutela di quanto non si riferiva alle attività urbane: la navigazione, la sfera ctonia che si collega alla fertilità femminile e all’oltretomba, e l’impuro o il malato, oggetto di purificazione in luoghi di culto terapeutici.
Luoghi di culto extraurbani della Sicilia occidentale: presenza indigena, fenicio-punico e greca. Un’analisi storico-religiosa / D'Aleo, Alessia. - (2014 Jun 28).
Luoghi di culto extraurbani della Sicilia occidentale: presenza indigena, fenicio-punico e greca. Un’analisi storico-religiosa.
D'ALEO, ALESSIA
28/06/2014
Abstract
Oggetto della ricerca: studiare quale ripercussione sul piano religioso abbia avuto la colonizzazione greca e fenicia in Sicilia attraverso l’analisi della nota questione dei santuari extraurbani. L’obiettivo è proporre uno studio di insieme che guardi alle interazioni tra i popoli che hanno convissuto in quella porzione di isola attraverso i culti da essi praticati, riflettendo sui luoghi di culto extraurbani con il sussidio di studi archeologici ma con finalità legate all’analisi della realtà cultuale in Sicilia. Si è cercato di restituire un’immagine più completa possibile della religione in Sicilia attraverso lo studio di luoghi di culto extraurbani con particolare attenzione alla presenza di diversi ethne negli stessi luoghi di culto per arrivare alla definizione dello spazio sacro extraurbano e delle caratteristiche dei culti nella Sicilia coloniale, sottolineando, quando necessario, l’apporto che l’analisi storico-religiosa può dare alle discipline storiche e archeologiche. Il primo contributo innovativo che offre la ricerca è una raccolta dei dati di insieme ed una panoramica della distribuzione dei culti extraurbani di questa zona della Sicilia frequentata da più ethne. Partendo da questa esigenza quindi i dati sono presentati per aree etniche e per cronologia, dunque prima vengono discussi i singoli siti in ordine etnico-topografico e cioè i culti dell’area fenicia (Mozia e Palermo), dell’area elima (Erice, Segesta ed Entella), delle colonie greche (Imera, Selinunte, Agrigento e Gela), ed infine dell’entroterra sicano. Ciascuna area è stata descritta a partire dalle attestazioni dei culti più arcaici in ordine cronologico fino a quelli di età punica. Dalla raccolta di insieme e relativa discussione dei dati sui siti presi in esame è stata messa a punto una carta teotopica della Sicilia occidentale, ovvero una panoramica sulla posizione dei luoghi di culti extraurbani e sulla diffusione di ogni culto. I luoghi di culto extraurbani che sono stati studiati sono localizzati o in zone naturali di particolare importanza per una popolazione antica (sorgenti, grotte, foci di fiumi, cime di monti), o in aperta campagna, o esattamente di fronte alle porte urbiche. L’ubicazione è legata, da una parte alle esigenze pratiche connesse al culto, come la presenza di acqua è connessa agli usi che se ne fanno per i riti, dall’altra, è legata alla sfera di protezione della divinità venerata, per cui alcuni santuari sul mare sono dedicati a divinità che proteggono i naviganti (Erice, Grotta Regina), mentre in molti santuari localizzati nell’entroterra vengono praticati culti rivolti a divinità preposte alla sfera ctonia (santuari della chora agrigentina e gelese, santuari dell’entroterra indigeno elimo e sicano). Eppure questa distinzione non può dirsi sistematica, perché frequenti sono invece i luoghi di culto sul mare, sia alla foce di fiumi che all’interno di antichi porti, dedicati a culti femminili di carattere ctonio (Monte Poliscia, stipe votiva nel porto antico di Palermo). Frequenti sono poi culti di carattere terapeutico (Grotta Regina, Monte San Calogero, Asklepieion di Agrigento) anch’essi in luoghi naturali connotati dalla presenza di sorgente di acqua o in altura o in siti caratterizzati da fenomeni carsici. Quanto accomuna questi luoghi di culto è il fatto di trovarsi lontano dal contesto cittadino e dunque essere preposti alla tutela di quanto non si riferiva alle attività urbane: la navigazione, la sfera ctonia che si collega alla fertilità femminile e all’oltretomba, e l’impuro o il malato, oggetto di purificazione in luoghi di culto terapeutici.File | Dimensione | Formato | |
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Note: Luoghi di culto extraurbani della Sicilia occidentale: la presenza indigena, fenicio-punica e greca. Un'analisi storico-religiosa.
Tipologia:
Tesi di dottorato
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