Ad oggi, le ragioni dell’importanza dalla caratterizzazione immunofenotipica nel contesto delle patologie onco-ematologiche, risiedono principalmente nel ruolo sempre crescente che essa svolge non solo nella diagnosi e classificazione delle emopatie ma soprattutto nella identificazione, al loro interno, di sottogruppi caratterizzati da prognosi e risposta alla terapia differenti, con la possibilità di individuare importanti bersagli biologici, targets di approcci terapeutici sempre più personalizzati (target therapy). In particolare, la valutazione fenotipica dell’espressione di particolari antigeni sulla superficie cellulare, unitamente alla quantizzazione ed allo studio della modulazione della loro intensità di espressione, oltre che permettere la definizione di fasi distinte del processo differenziativo cellulare, sottolinea l’importanza dell’indagine citofluorimetrica nella identificazione di caratteristiche fenotipiche specifiche che potrebbero indirizzare verso trattamenti che prevedano, ad esempio, l’utilizzo di specifici anticorpi monoclonali, ormai divenuti di largo impiego nella pratica clinica. Accanto a ciò, lo studio immunofenotipico in ambito ematologico permette di identificare la presenza di proteine con ormai riconosciuto valore prognostico e che rappresentano dei veri e propri parametri biologici sulla base dei quali è possibile effettuare una scelta terapeutica specifica per ciascun paziente. Un esempio è rappresentato dalla possibilità, mediante saggio citofluorimetrico, di determinare la presenza della proteina di fusione Bcr-Abl in lisati di campioni di leucemia acuta, o dalla possibilità di valutare, mediante metodiche di immunocitochimica, un accumulo aberrante della proteina p53 in campioni di pazienti affetti da leucemia linfatica cronica. Ultimo, ma non meno importante aspetto da considerare, è il ruolo che un’ampia e dettagliata caratterizzazione fenotipica in fase diagnostica ricopre nelle fasi di valutazione della malattia minima residua permettendo un accurato monitoraggio dei pazienti affetti da patologie ematologiche mediante metodiche citofluorimetriche.

STUDIO DELL’IMMUNOFENOTIPO NELLE EMOPATIE: IDENTIFICAZIONE DI TARGETS FENOTIPICI COME POTENZIALI BERSAGLI TERAPEUTICI / Raponi, Sara. - (2012 Jul 17).

STUDIO DELL’IMMUNOFENOTIPO NELLE EMOPATIE: IDENTIFICAZIONE DI TARGETS FENOTIPICI COME POTENZIALI BERSAGLI TERAPEUTICI

RAPONI, SARA
17/07/2012

Abstract

Ad oggi, le ragioni dell’importanza dalla caratterizzazione immunofenotipica nel contesto delle patologie onco-ematologiche, risiedono principalmente nel ruolo sempre crescente che essa svolge non solo nella diagnosi e classificazione delle emopatie ma soprattutto nella identificazione, al loro interno, di sottogruppi caratterizzati da prognosi e risposta alla terapia differenti, con la possibilità di individuare importanti bersagli biologici, targets di approcci terapeutici sempre più personalizzati (target therapy). In particolare, la valutazione fenotipica dell’espressione di particolari antigeni sulla superficie cellulare, unitamente alla quantizzazione ed allo studio della modulazione della loro intensità di espressione, oltre che permettere la definizione di fasi distinte del processo differenziativo cellulare, sottolinea l’importanza dell’indagine citofluorimetrica nella identificazione di caratteristiche fenotipiche specifiche che potrebbero indirizzare verso trattamenti che prevedano, ad esempio, l’utilizzo di specifici anticorpi monoclonali, ormai divenuti di largo impiego nella pratica clinica. Accanto a ciò, lo studio immunofenotipico in ambito ematologico permette di identificare la presenza di proteine con ormai riconosciuto valore prognostico e che rappresentano dei veri e propri parametri biologici sulla base dei quali è possibile effettuare una scelta terapeutica specifica per ciascun paziente. Un esempio è rappresentato dalla possibilità, mediante saggio citofluorimetrico, di determinare la presenza della proteina di fusione Bcr-Abl in lisati di campioni di leucemia acuta, o dalla possibilità di valutare, mediante metodiche di immunocitochimica, un accumulo aberrante della proteina p53 in campioni di pazienti affetti da leucemia linfatica cronica. Ultimo, ma non meno importante aspetto da considerare, è il ruolo che un’ampia e dettagliata caratterizzazione fenotipica in fase diagnostica ricopre nelle fasi di valutazione della malattia minima residua permettendo un accurato monitoraggio dei pazienti affetti da patologie ematologiche mediante metodiche citofluorimetriche.
17-lug-2012
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