L’analisi storica delle fasi salienti dello studio della discriminazione percettiva nel corso del Novecento intende mostrare l’importanza della distinzione tra i processi percettivi di individuazione degli oggetti visivi ed i processi cognitivi di identificazione per costruire un’epistemologia autenticamente naturalizzata, evidenziando: 1) come l’accusa di irrilevanza filosofica che Wittgenstein ha mosso alla tesi dell’autonomia della visione, intesa come organizzazione dinamica proto-oggettuale del campo visivo, secondo l’articolazione fornita dalla psicologia della Gestalt, ha contribuito profondamente alla genesi degli aspetti più radicalmente costruttivistici e all’esito incommensurabilista delle epistemologie post-popperiane 2) come la tesi dell’autonomia della visione nelle differenti versioniemergenti nel panorama delle scienze cognitive, possa contribuire all’edificazione di una epistemologa naturalizzata di tipo cognitivistico secondo le linee suggerite da R. N. Giere e in accordo con lo “spirito” delle indicazioni quineane 3) come una corretta distinzione tra discriminazione percettiva e identificazione permetta sia di accogliere i suggerimenti che provengono dalla filosofia analitica sull’esistenza di contenuti rappresentativi mentali non-concettuali sia fornire un’originale, anche se forse non autentica, interpretazione dello schematismo kantiano.
Visione, cognizione e conoscenza nello studio della discriminazione percettiva(2011 Jun 06).
Visione, cognizione e conoscenza nello studio della discriminazione percettiva
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06/06/2011
Abstract
L’analisi storica delle fasi salienti dello studio della discriminazione percettiva nel corso del Novecento intende mostrare l’importanza della distinzione tra i processi percettivi di individuazione degli oggetti visivi ed i processi cognitivi di identificazione per costruire un’epistemologia autenticamente naturalizzata, evidenziando: 1) come l’accusa di irrilevanza filosofica che Wittgenstein ha mosso alla tesi dell’autonomia della visione, intesa come organizzazione dinamica proto-oggettuale del campo visivo, secondo l’articolazione fornita dalla psicologia della Gestalt, ha contribuito profondamente alla genesi degli aspetti più radicalmente costruttivistici e all’esito incommensurabilista delle epistemologie post-popperiane 2) come la tesi dell’autonomia della visione nelle differenti versioniemergenti nel panorama delle scienze cognitive, possa contribuire all’edificazione di una epistemologa naturalizzata di tipo cognitivistico secondo le linee suggerite da R. N. Giere e in accordo con lo “spirito” delle indicazioni quineane 3) come una corretta distinzione tra discriminazione percettiva e identificazione permetta sia di accogliere i suggerimenti che provengono dalla filosofia analitica sull’esistenza di contenuti rappresentativi mentali non-concettuali sia fornire un’originale, anche se forse non autentica, interpretazione dello schematismo kantiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.