La tesi esplora il campo teorico delle definizioni terminologiche e sperimenta la pratica delle rappresentazioni al fine di interpretare e descrivere un nuovo “fenomeno urbano”, che sta diffondendosi in modo capillare, anche se non sempre evidente, nei territori rurali un tempo vocati all’agricoltura. Diversamente da quanto avvenuto nel passato recente, il nuovo fenomeno non si diffonde nei territori meno resistenti delle pianure e dei fondovalle, assoggettando la “campagna” alla diffusione di forme urbane, funzionali all’innovazione delle attività produttive, ma risale le pendici collinari, intrecciando nuovi modi di abitare “urbanamente la campagna” con il mondo agricolo tradizionale, e spesso marginale, della collina. La “campagna”, per un verso, è investita da processi produttivi e organizzativi che ne rimodellano i contenuti umani. Per altro verso, appare come il riflesso delle dinamiche urbane, di cui è riserva soprattutto di “spazio”. Le modificazioni profonde che marcano l’attività agricola del territorio italiano nel corso dell’ultimo mezzo secolo (de-ruralizzazione, da un lato e passaggio dalla coltura promiscua a quella specializzata di tipo industriale, dall’altro) parlano di diffusione dell’agricoltura part-time, mentre compaiono molte strutture in risposta ai nuovi bisogni urbani: bisogni di spazio e di natura, bisogni di paesaggio, di riscoperta delle tradizioni culturali, architettoniche, eno-gastronomiche. L’intensificazione delle vie di comunicazione favorisce la mobilità rurale e facilita l’accesso ai beni e ai servizi di tipo urbano. Compaiono, nelle sempre più dilatate zone di influenza delle aree metropolitane, cittadini neo-rurali, i quali si insediano in campagna, pur mantenendo attività lavorative in città; abitanti che importano stili e abitudini di stampo metropolitano nei territori ex-agrari non più produttivi. Il primato della città, che promuove da sempre i processi civili come la diffusione delle condizioni per vivere meglio e per produrre più efficacemente - primato ben espresso da decenni di studi disciplinari che hanno posto l’accento sull’opposizione città-campagna, viste come espressioni distinte di una medesima realtà territoriale - sfuma in una nuova forma di complementarità tra stili di vita urbani adottati nelle forme territoriali rurali. Si tratta di un nuovo ciclo territoriale che basa la sua forza sia sulla resistenza delle forme consolidate dei tessuti agrari italiani, sia sull’ormai consolidata città fordista e sulle sue risorse. Il nuovo fenomeno non è evidente, poiché riusa e reinterpreta le forme dei paesaggi rurali alla luce di significati non previsti e non scontati. Le immagini non cambiano in modo rilevante, ma cambiano i comportamenti poiché nuovi abitanti, non più contadini ma cittadini, stabiliscono relazioni inedite con l’edilizia e gli spazi rurali. Il riuso del patrimonio rurale, secondo modalità che hanno origini e matrici urbane, implica anche nuovi significati nell’immaginario dei nuovi abitanti, che in ogni modo non sostituiscono, ma affiancano quelli più tradizionali. La diffusione ricorrente e pervasiva del fenomeno nei molti territori appenninici italiani è stata recentemente analizzata da Lanzani e Palazzo, in Francia è già stata rilevata con attenzione da Donadieu e Kaiser, tuttavia esso è ancora sfuggente rispetto a categorie in grado di descriverne i caratteri territoriali peculiari e le particolari motivazioni storiche e culturali; in altre parole le forme ed i processi che lo connotano. La tesi parte dalla singolare constatazione che nel bagaglio dell’urbanistica e della pianificazione territoriale non ci sono parole adeguate e rappresentazioni pertinenti per descrivere in maniera significativa questo incontro inedito e non scontato tra modo urbano e mondo rurale. Il primo ostacolo all’elaborazione di un progetto urbanistico che si prenda carico del nuovo fenomeno, si scontra, quindi, con l’assenza di un termine distintivo che lo denomini in modo calzante e sia capace di rappresentarlo in modo efficace. Nella ricerca di un nome e di immagini pertinenti, lo sviluppo metodologico della tesi intreccia un’estesa ricognizione degli studi che hanno dato “nome alle cose” con la sperimentazione di rappresentazioni che propongono un immaginario possibile del fenomeno oggetto di studio. Tramite l’approccio “terminologico” inquadra il nuovo fenomeno in quello più generale della “dispersione urbana”, elaborando un’originale interpretazione della vasta letteratura ad essa inerente. Tramite l’approccio “morfologico” propone immagini di alcuni territori liguri, in cui gli elementi peculiari del nuovo fenomeno sono messi in evidenza ricorrendo all’espressività di linguaggi grafici studiati nell’ambito di una ricerca nazionale sulle “rappresentazioni identitarie”, coordinata da Alberto Magnaghi. Inizialmente viene esplorata in modo estensivo l’ampia letteratura che si è occupata a vario titolo della dispersione insediativa, analizzando i molti e diversi nomi con i quali è stata designata. Sono individuati i filoni di ricerca e le discontinuità storiche e geografiche, trovati nessi e relazioni che permettono di tracciare linee di demarcazione, di sottolineare le differenze, di ricostruire famiglie rispetto a cui posizionare il nuovo fenomeno. Una volta esclusi tutti i termini che più chiaramente si riferiscono alla diffusione nella campagna di forme urbane che ne ignorano preesistenze e strutture, l’attenzione si concentra su alcuni termini che, più di altri, sembrano richiamare concettualmente un rapporto di mixité tra urbano e rurale. Tuttavia, dopo un esame più attento, l’autore rileva che i termini rimasti sembrano ancora inadeguati, poiché richiamano la realtà rurale, osservandola dall’esterno, con uno sguardo che è ancora molto “urbanocentrico”. L’autore sostiene la tesi che la complessità e l’inscindibilità delle relazioni tra “urbano” e “rurale”, tipiche del nuovo fenomeno, richiederebbero uno sguardo bifocale per richiamare contemporaneamente i due mondi, osservandoli con lo stesso sguardo. Alla fine della rassegna, anche se l’autore non trova, tra quelli esaminati, un termine adeguato a designare il nuovo fenomeno, tuttavia ha consolidato una procedura metodologica attraverso cui, a partire dalle definizioni, è in grado di ricostruire le teorie, i concetti ed i paradigmi a cui in maniera più o meno esplicita esse fanno riferimento. Avendo verificato come le descrizioni e le designazioni del nuovo fenomeno siano ancora ambigue ed instabili, ma soprattutto come siano prive di visioni e paradigmi progettuali, nella ricerca di un nome calzante capovolge l’approccio metodologico. Anziché risalire dai “nomi delle cose” alle visioni teoriche, ai concetti, alle categorie ed alle rappresentazioni paradigmatiche in essi implicite, seleziona i concetti, le categorie ed i modelli paradigmatici, che egli ritiene possano rappresentare adeguatamente il nuovo fenomeno e da essi fa discendere la denominazione pertinente. L’autore individua particolari connotazioni dei concetti di ecosistema, struttura, organizzazione, complessità, identità evolutiva, qualità cui associa il termine di “eco-regione urbana”, distinguendolo da quello più diffuso di “bio-regione”. In questo modo il “nome”, che denota e descrive, evoca anche la forma progettuale, suggerita da concetti e categorie da cui discende. Nella seconda parte della tesi, vengono elaborate alcune rappresentazioni del fenomeno riconosciuto come “campagna abitata”, per casi di studio esemplari del territorio ligure, seguendo gli orientamenti teorici e metodologici forniti da paradigma dell’eco-regione urbana. La “campagna abitata”, infatti, è considerata come parte di un ecosistema particolare in cui l’organismo ospitato è rappresentato dalla comunità, composita e variegata, degli abitanti e l’ambiente ospitante è rappresentato dalla regione in cui spazio urbano, spazio rurale e spazio naturale sono connessi da relazioni vitali ed organiche. Le rappresentazioni, che l’autore elabora con approcci metodologici diversi, sono duplici poiché riguardano sia le forme degli spazi rurali sia i comportamenti che motivano le trasformazioni del mondo rurale. Nel primo caso, applicando le metodologie della rappresentazione identitaria, cerca di rendere evidente come il vario e complesso intreccio delle morfologie della natura e dell’insediamento determini la varietà delle forme che connotano i paesaggi rurali. Risultato non banale è la ricostruzione delle relazioni tra fenomeni naturali e fenomeni antropici che motivano le molte diversità presenti nelle aree rurali. Nel secondo caso, attraverso “colloqui informali” con un campione rappresentativo di abitanti, rileva la varietà dei soggetti implicati nel fenomeno, difficilmente riconducibili ad omogeneità di comportamenti abitativi. Anche in questo caso l’interesse è rivolto a ricostruire la rete complessa delle relazioni che si stabiliscono tra “abitanti” diversi e tra questi e le attività “urbane”. In seguito alle rappresentazioni sono individuati gli “elementi generalizzanti” del nuovo fenomeno urbano (caratteri territoriali, comuni ai molti territori appenninici italiani, che mescolano fattori di resilienza rurale con nuovi significati e usi urbani) e gli “elementi locali” (caratteri che contraddistinguono in modo specifico le diverse aree analizzate e dipendono dai caratteri peculiari delle morfologie del territorio ligure). L’autore riconosce, inoltre, alcuni “elementi tendenziali”, che derivano dal carattere residenziale del fenomeno e mettono in moto processi emulativi non prevedibili. La ricerca dei termini pertinenti alla designazione del nuovo fenomeno urbano e di rappresentazione in grado di metterlo in evidenza, quindi, non è mai fine a sé stessa, bensì costituisce la traccia metodologica per svelare concetti e paradigmi, che stanno dietro le definizioni, e la ricchezza di forme e processi, che stanno dentro le rappresentazioni. Risultato originale della ricerca terminologica è la contestualizzazione delle affermazioni teoriche generali, il riconoscimento dei loro limiti nelle origini dei fenomeni indagati, la delimitazione alla particolare esposizione storica e geografica, la verifica delle prospettive di metodo alla luce al paradigma nascosto nella definizione. In questo modo è possibile trarre suggerimenti per definire il nuovo fenomeno, non per analogia, ma per differenza. Infatti, mentre per un verso cerca di metterne in evidenza gli aspetti peculiari ed innovativi, per altro verso ne sottolinea la complementarietà rispetto ai fenomeni urbani già consolidati. Risultato utile della ricerca sulle rappresentazioni è quello di elaborare immagini che, diversamente dalle tradizionali rappresentazioni urbanistiche, restituiscono centralità al territorio rurale, connotandone i caratteri di riconoscibile identità alla grande diversità di forme che si manifesta al suo interno. La tesi, basandosi su un esteso ed approfondito studio terminologico e ricostruendo i campi teorici, concettuali, paradigmatici e metodologici soggiacenti, seleziona teorie, concetti e paradigmi che propongono un modello virtuoso della “campagna abitata”, implicito nella denominazione di “eco-regione urbana”. Questo, a sua volta, rappresenta il riferimento per la sperimentazione di un’accurata elaborazione di rappresentazioni immaginifiche dei nuovi paesaggi di contaminazione tra l’urbano e il rurale. La denominazione e le rappresentazioni proposte delineano in trasparenza l’idea di un progetto, inteso come un disegno collettivo, che rende coerenti i molteplici progetti individuali, che riconosce la qualità nelle azioni di manutenzione rivolte contestualmente al territorio, all’ambiente ed al paesaggio, che ha la forza visionaria per orientare il riconoscimento delle connessioni e delle relazione tra elementi, fattori, processi e mondi differenti. Su questa ipotesi, alla fine del percorso di ricerca, la tesi apre a problemi che prospettano ulteriori percorsi di ricerca per gli studi e l’azione del progetto dell’”eco-regione urbana”: la definizione della qualità e la convergenza dei molti interessi individuali in un più ampio progetto collettivo.

La campagna abitata / Esposito, Fabrizio. - (2009 Dec 21).

La campagna abitata

ESPOSITO, Fabrizio
21/12/2009

Abstract

La tesi esplora il campo teorico delle definizioni terminologiche e sperimenta la pratica delle rappresentazioni al fine di interpretare e descrivere un nuovo “fenomeno urbano”, che sta diffondendosi in modo capillare, anche se non sempre evidente, nei territori rurali un tempo vocati all’agricoltura. Diversamente da quanto avvenuto nel passato recente, il nuovo fenomeno non si diffonde nei territori meno resistenti delle pianure e dei fondovalle, assoggettando la “campagna” alla diffusione di forme urbane, funzionali all’innovazione delle attività produttive, ma risale le pendici collinari, intrecciando nuovi modi di abitare “urbanamente la campagna” con il mondo agricolo tradizionale, e spesso marginale, della collina. La “campagna”, per un verso, è investita da processi produttivi e organizzativi che ne rimodellano i contenuti umani. Per altro verso, appare come il riflesso delle dinamiche urbane, di cui è riserva soprattutto di “spazio”. Le modificazioni profonde che marcano l’attività agricola del territorio italiano nel corso dell’ultimo mezzo secolo (de-ruralizzazione, da un lato e passaggio dalla coltura promiscua a quella specializzata di tipo industriale, dall’altro) parlano di diffusione dell’agricoltura part-time, mentre compaiono molte strutture in risposta ai nuovi bisogni urbani: bisogni di spazio e di natura, bisogni di paesaggio, di riscoperta delle tradizioni culturali, architettoniche, eno-gastronomiche. L’intensificazione delle vie di comunicazione favorisce la mobilità rurale e facilita l’accesso ai beni e ai servizi di tipo urbano. Compaiono, nelle sempre più dilatate zone di influenza delle aree metropolitane, cittadini neo-rurali, i quali si insediano in campagna, pur mantenendo attività lavorative in città; abitanti che importano stili e abitudini di stampo metropolitano nei territori ex-agrari non più produttivi. Il primato della città, che promuove da sempre i processi civili come la diffusione delle condizioni per vivere meglio e per produrre più efficacemente - primato ben espresso da decenni di studi disciplinari che hanno posto l’accento sull’opposizione città-campagna, viste come espressioni distinte di una medesima realtà territoriale - sfuma in una nuova forma di complementarità tra stili di vita urbani adottati nelle forme territoriali rurali. Si tratta di un nuovo ciclo territoriale che basa la sua forza sia sulla resistenza delle forme consolidate dei tessuti agrari italiani, sia sull’ormai consolidata città fordista e sulle sue risorse. Il nuovo fenomeno non è evidente, poiché riusa e reinterpreta le forme dei paesaggi rurali alla luce di significati non previsti e non scontati. Le immagini non cambiano in modo rilevante, ma cambiano i comportamenti poiché nuovi abitanti, non più contadini ma cittadini, stabiliscono relazioni inedite con l’edilizia e gli spazi rurali. Il riuso del patrimonio rurale, secondo modalità che hanno origini e matrici urbane, implica anche nuovi significati nell’immaginario dei nuovi abitanti, che in ogni modo non sostituiscono, ma affiancano quelli più tradizionali. La diffusione ricorrente e pervasiva del fenomeno nei molti territori appenninici italiani è stata recentemente analizzata da Lanzani e Palazzo, in Francia è già stata rilevata con attenzione da Donadieu e Kaiser, tuttavia esso è ancora sfuggente rispetto a categorie in grado di descriverne i caratteri territoriali peculiari e le particolari motivazioni storiche e culturali; in altre parole le forme ed i processi che lo connotano. La tesi parte dalla singolare constatazione che nel bagaglio dell’urbanistica e della pianificazione territoriale non ci sono parole adeguate e rappresentazioni pertinenti per descrivere in maniera significativa questo incontro inedito e non scontato tra modo urbano e mondo rurale. Il primo ostacolo all’elaborazione di un progetto urbanistico che si prenda carico del nuovo fenomeno, si scontra, quindi, con l’assenza di un termine distintivo che lo denomini in modo calzante e sia capace di rappresentarlo in modo efficace. Nella ricerca di un nome e di immagini pertinenti, lo sviluppo metodologico della tesi intreccia un’estesa ricognizione degli studi che hanno dato “nome alle cose” con la sperimentazione di rappresentazioni che propongono un immaginario possibile del fenomeno oggetto di studio. Tramite l’approccio “terminologico” inquadra il nuovo fenomeno in quello più generale della “dispersione urbana”, elaborando un’originale interpretazione della vasta letteratura ad essa inerente. Tramite l’approccio “morfologico” propone immagini di alcuni territori liguri, in cui gli elementi peculiari del nuovo fenomeno sono messi in evidenza ricorrendo all’espressività di linguaggi grafici studiati nell’ambito di una ricerca nazionale sulle “rappresentazioni identitarie”, coordinata da Alberto Magnaghi. Inizialmente viene esplorata in modo estensivo l’ampia letteratura che si è occupata a vario titolo della dispersione insediativa, analizzando i molti e diversi nomi con i quali è stata designata. Sono individuati i filoni di ricerca e le discontinuità storiche e geografiche, trovati nessi e relazioni che permettono di tracciare linee di demarcazione, di sottolineare le differenze, di ricostruire famiglie rispetto a cui posizionare il nuovo fenomeno. Una volta esclusi tutti i termini che più chiaramente si riferiscono alla diffusione nella campagna di forme urbane che ne ignorano preesistenze e strutture, l’attenzione si concentra su alcuni termini che, più di altri, sembrano richiamare concettualmente un rapporto di mixité tra urbano e rurale. Tuttavia, dopo un esame più attento, l’autore rileva che i termini rimasti sembrano ancora inadeguati, poiché richiamano la realtà rurale, osservandola dall’esterno, con uno sguardo che è ancora molto “urbanocentrico”. L’autore sostiene la tesi che la complessità e l’inscindibilità delle relazioni tra “urbano” e “rurale”, tipiche del nuovo fenomeno, richiederebbero uno sguardo bifocale per richiamare contemporaneamente i due mondi, osservandoli con lo stesso sguardo. Alla fine della rassegna, anche se l’autore non trova, tra quelli esaminati, un termine adeguato a designare il nuovo fenomeno, tuttavia ha consolidato una procedura metodologica attraverso cui, a partire dalle definizioni, è in grado di ricostruire le teorie, i concetti ed i paradigmi a cui in maniera più o meno esplicita esse fanno riferimento. Avendo verificato come le descrizioni e le designazioni del nuovo fenomeno siano ancora ambigue ed instabili, ma soprattutto come siano prive di visioni e paradigmi progettuali, nella ricerca di un nome calzante capovolge l’approccio metodologico. Anziché risalire dai “nomi delle cose” alle visioni teoriche, ai concetti, alle categorie ed alle rappresentazioni paradigmatiche in essi implicite, seleziona i concetti, le categorie ed i modelli paradigmatici, che egli ritiene possano rappresentare adeguatamente il nuovo fenomeno e da essi fa discendere la denominazione pertinente. L’autore individua particolari connotazioni dei concetti di ecosistema, struttura, organizzazione, complessità, identità evolutiva, qualità cui associa il termine di “eco-regione urbana”, distinguendolo da quello più diffuso di “bio-regione”. In questo modo il “nome”, che denota e descrive, evoca anche la forma progettuale, suggerita da concetti e categorie da cui discende. Nella seconda parte della tesi, vengono elaborate alcune rappresentazioni del fenomeno riconosciuto come “campagna abitata”, per casi di studio esemplari del territorio ligure, seguendo gli orientamenti teorici e metodologici forniti da paradigma dell’eco-regione urbana. La “campagna abitata”, infatti, è considerata come parte di un ecosistema particolare in cui l’organismo ospitato è rappresentato dalla comunità, composita e variegata, degli abitanti e l’ambiente ospitante è rappresentato dalla regione in cui spazio urbano, spazio rurale e spazio naturale sono connessi da relazioni vitali ed organiche. Le rappresentazioni, che l’autore elabora con approcci metodologici diversi, sono duplici poiché riguardano sia le forme degli spazi rurali sia i comportamenti che motivano le trasformazioni del mondo rurale. Nel primo caso, applicando le metodologie della rappresentazione identitaria, cerca di rendere evidente come il vario e complesso intreccio delle morfologie della natura e dell’insediamento determini la varietà delle forme che connotano i paesaggi rurali. Risultato non banale è la ricostruzione delle relazioni tra fenomeni naturali e fenomeni antropici che motivano le molte diversità presenti nelle aree rurali. Nel secondo caso, attraverso “colloqui informali” con un campione rappresentativo di abitanti, rileva la varietà dei soggetti implicati nel fenomeno, difficilmente riconducibili ad omogeneità di comportamenti abitativi. Anche in questo caso l’interesse è rivolto a ricostruire la rete complessa delle relazioni che si stabiliscono tra “abitanti” diversi e tra questi e le attività “urbane”. In seguito alle rappresentazioni sono individuati gli “elementi generalizzanti” del nuovo fenomeno urbano (caratteri territoriali, comuni ai molti territori appenninici italiani, che mescolano fattori di resilienza rurale con nuovi significati e usi urbani) e gli “elementi locali” (caratteri che contraddistinguono in modo specifico le diverse aree analizzate e dipendono dai caratteri peculiari delle morfologie del territorio ligure). L’autore riconosce, inoltre, alcuni “elementi tendenziali”, che derivano dal carattere residenziale del fenomeno e mettono in moto processi emulativi non prevedibili. La ricerca dei termini pertinenti alla designazione del nuovo fenomeno urbano e di rappresentazione in grado di metterlo in evidenza, quindi, non è mai fine a sé stessa, bensì costituisce la traccia metodologica per svelare concetti e paradigmi, che stanno dietro le definizioni, e la ricchezza di forme e processi, che stanno dentro le rappresentazioni. Risultato originale della ricerca terminologica è la contestualizzazione delle affermazioni teoriche generali, il riconoscimento dei loro limiti nelle origini dei fenomeni indagati, la delimitazione alla particolare esposizione storica e geografica, la verifica delle prospettive di metodo alla luce al paradigma nascosto nella definizione. In questo modo è possibile trarre suggerimenti per definire il nuovo fenomeno, non per analogia, ma per differenza. Infatti, mentre per un verso cerca di metterne in evidenza gli aspetti peculiari ed innovativi, per altro verso ne sottolinea la complementarietà rispetto ai fenomeni urbani già consolidati. Risultato utile della ricerca sulle rappresentazioni è quello di elaborare immagini che, diversamente dalle tradizionali rappresentazioni urbanistiche, restituiscono centralità al territorio rurale, connotandone i caratteri di riconoscibile identità alla grande diversità di forme che si manifesta al suo interno. La tesi, basandosi su un esteso ed approfondito studio terminologico e ricostruendo i campi teorici, concettuali, paradigmatici e metodologici soggiacenti, seleziona teorie, concetti e paradigmi che propongono un modello virtuoso della “campagna abitata”, implicito nella denominazione di “eco-regione urbana”. Questo, a sua volta, rappresenta il riferimento per la sperimentazione di un’accurata elaborazione di rappresentazioni immaginifiche dei nuovi paesaggi di contaminazione tra l’urbano e il rurale. La denominazione e le rappresentazioni proposte delineano in trasparenza l’idea di un progetto, inteso come un disegno collettivo, che rende coerenti i molteplici progetti individuali, che riconosce la qualità nelle azioni di manutenzione rivolte contestualmente al territorio, all’ambiente ed al paesaggio, che ha la forza visionaria per orientare il riconoscimento delle connessioni e delle relazione tra elementi, fattori, processi e mondi differenti. Su questa ipotesi, alla fine del percorso di ricerca, la tesi apre a problemi che prospettano ulteriori percorsi di ricerca per gli studi e l’azione del progetto dell’”eco-regione urbana”: la definizione della qualità e la convergenza dei molti interessi individuali in un più ampio progetto collettivo.
21-dic-2009
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/917866
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