La presente tesi di dottorato di ricerca prende in esame la pratica della miniaturizzazione degli oggetti di corredo, largamente attestata nei contesti funerari del comparto laziale ed etrusco-meridionale, tra XI e VIII secolo a.C. Fenomeno trasversale, documentato non solo all’interno delle sepolture, ma anche in coevi contesti sacri e abitativi, la “Miniaturizzazione” sembra connotarsi come uno specifico comportamento rituale che implica la riproduzione in scala ridotta di determinate tipologie di manufatti, detti “miniaturizzazioni/oggetti in miniatura”. Le ridotte dimensioni costituiscono dunque il principio intrinseco di questa specifica categoria di oggetti che, nei contesti funerari, si connotano come funzionali ma privi di un effettivo valore d’uso, eterogenei nella materia e nella forma ma accomunati da un medesimo processo mentale di riduzione simbolica, da cui scaturisce la fedele riproduzione degli equivalenti modelli di normale formato. Nella ricerca si è proceduto alla raccolta di un campione di materiali, costituito da più di 1000 esemplari, tra oggetti in ceramica e in bronzo, provenienti dalle necropoli della zona di Tolfa/Allumiere (Sasso di Furbara e Poggio La Pozza), Veio (Quattro Fontanili e Grotta Gramiccia), Latium Vetus e Adiectum (Osteria dell’Osa, Colli Albani, Roma e zona costiera), in gran parte editi, ma talvolta privi di un’adeguata schedatura, lacuna alla quale si è cercato di sopperire mediante la formulazione di uno strutturato apparato documentativo, suffragato, laddove è stato possibile, da una visione autoptica del materiale.L’assenza di studi specifici ha pesato negativamente sulla definizione del fenomeno miniaturizzante nei contesti funerari, lasciando spesso alla soggettività dello schedatore l’arbitrio di definire “in miniatura” o “di piccole dimensioni” un oggetto dal formato dubbio, di non immediata comprensibilità; la ricerca ha tentato di “normalizzare” tale fenomeno, avvalendosi di criteri il più possibile oggettivi, stante la possibilità di individuare non rigide norme di comportamento umano, ma solo linee di tendenza generale nelle pratiche rituali. Di grande ausilio è stata l’analisi dei contesti funerari (capitolo V): l’esame dei singoli oggetti inclusi all’interno dei corredi d’accompagno ha messo in evidenza la tendenza negli studi archeologici a considerare “in miniatura” oggetti di normale formato, unicamente perché rinvenuti in associazione con manufatti simbolicamente ridotti. Tale prospettiva d’indagine rischia di livellare la poliedricità dei comportamenti rituali riflessi all’interno di una deposizione, guardando al corredo funerario come a un blocco monolitico, costituito in modo aprioristico e univoco da elementi miniaturizzati: nella presente ricerca, mediante l’esame tipologico, l’analisi delle modalità di deposizione e delle associazioni di corredo, si è tentato di analizzare i contesti nella loro struttura più oggettiva, tenendo conto delle diverse entità costituenti, miniaturizzate e non, e analizzando ciascuna entità nel proprio status di oggetto sottoposto a riduzione simbolica e/o oggetto “esonerato o risparmiato” dalla miniaturizzazione. In conclusione, la presente tesi di dottorato si propone di offrire nuovi spunti di riflessione su una pratica fortemente connotata come quella della miniaturizzazione, connessa al rituale incineratorio e identificata come una delle più significative esternazioni del costume funerario laziale di I e II Periodo.

LA MINIATURIZZAZIONE NEI CONTESTI FUNERARI DELL’ITALIA MEDIO-TIRRENICA, TRA IL BRONZO FINALE E LA PRIMA ETA’ DEL FERRO: LATIUM VETUS ED ETRURIA MERIDIONALE / Biancifiori, Elisa. - (2015 Jul 10).

LA MINIATURIZZAZIONE NEI CONTESTI FUNERARI DELL’ITALIA MEDIO-TIRRENICA, TRA IL BRONZO FINALE E LA PRIMA ETA’ DEL FERRO: LATIUM VETUS ED ETRURIA MERIDIONALE

BIANCIFIORI, ELISA
10/07/2015

Abstract

La presente tesi di dottorato di ricerca prende in esame la pratica della miniaturizzazione degli oggetti di corredo, largamente attestata nei contesti funerari del comparto laziale ed etrusco-meridionale, tra XI e VIII secolo a.C. Fenomeno trasversale, documentato non solo all’interno delle sepolture, ma anche in coevi contesti sacri e abitativi, la “Miniaturizzazione” sembra connotarsi come uno specifico comportamento rituale che implica la riproduzione in scala ridotta di determinate tipologie di manufatti, detti “miniaturizzazioni/oggetti in miniatura”. Le ridotte dimensioni costituiscono dunque il principio intrinseco di questa specifica categoria di oggetti che, nei contesti funerari, si connotano come funzionali ma privi di un effettivo valore d’uso, eterogenei nella materia e nella forma ma accomunati da un medesimo processo mentale di riduzione simbolica, da cui scaturisce la fedele riproduzione degli equivalenti modelli di normale formato. Nella ricerca si è proceduto alla raccolta di un campione di materiali, costituito da più di 1000 esemplari, tra oggetti in ceramica e in bronzo, provenienti dalle necropoli della zona di Tolfa/Allumiere (Sasso di Furbara e Poggio La Pozza), Veio (Quattro Fontanili e Grotta Gramiccia), Latium Vetus e Adiectum (Osteria dell’Osa, Colli Albani, Roma e zona costiera), in gran parte editi, ma talvolta privi di un’adeguata schedatura, lacuna alla quale si è cercato di sopperire mediante la formulazione di uno strutturato apparato documentativo, suffragato, laddove è stato possibile, da una visione autoptica del materiale.L’assenza di studi specifici ha pesato negativamente sulla definizione del fenomeno miniaturizzante nei contesti funerari, lasciando spesso alla soggettività dello schedatore l’arbitrio di definire “in miniatura” o “di piccole dimensioni” un oggetto dal formato dubbio, di non immediata comprensibilità; la ricerca ha tentato di “normalizzare” tale fenomeno, avvalendosi di criteri il più possibile oggettivi, stante la possibilità di individuare non rigide norme di comportamento umano, ma solo linee di tendenza generale nelle pratiche rituali. Di grande ausilio è stata l’analisi dei contesti funerari (capitolo V): l’esame dei singoli oggetti inclusi all’interno dei corredi d’accompagno ha messo in evidenza la tendenza negli studi archeologici a considerare “in miniatura” oggetti di normale formato, unicamente perché rinvenuti in associazione con manufatti simbolicamente ridotti. Tale prospettiva d’indagine rischia di livellare la poliedricità dei comportamenti rituali riflessi all’interno di una deposizione, guardando al corredo funerario come a un blocco monolitico, costituito in modo aprioristico e univoco da elementi miniaturizzati: nella presente ricerca, mediante l’esame tipologico, l’analisi delle modalità di deposizione e delle associazioni di corredo, si è tentato di analizzare i contesti nella loro struttura più oggettiva, tenendo conto delle diverse entità costituenti, miniaturizzate e non, e analizzando ciascuna entità nel proprio status di oggetto sottoposto a riduzione simbolica e/o oggetto “esonerato o risparmiato” dalla miniaturizzazione. In conclusione, la presente tesi di dottorato si propone di offrire nuovi spunti di riflessione su una pratica fortemente connotata come quella della miniaturizzazione, connessa al rituale incineratorio e identificata come una delle più significative esternazioni del costume funerario laziale di I e II Periodo.
10-lug-2015
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