La ricerca svolta riguarda le questioni relative allo studio delle trasformazioni di un paesaggio, alla sua analisi critica e al riconoscimento di valori e disvalori in funzione della sua comprensione e conservazione. Il tema, in particolare, verte sia sul nuovo rapporto che a seguito delle diffuse de-industrializzazioni si è instaurato fra natura - infestante e sublime al contempo - e ciò che era architettura o semplice edilizia produttiva, sia, e soprattutto, sul ruolo che il nuovo “intero” viene a svolgere nelle attuali visioni estetiche e sociali. Lo studio vuole porre l’attenzione non tanto sugli aspetti progettuali e sul riuso di dette strutture, argomento interessante ma inflazionato, quanto sugli aspetti paesaggistici, sulle relazioni, dirette e mediate, fra struttura abbandonata e intorno, ristretto e allargato, urbano ed extraurbano, antropico e naturale, fino ad abbracciare, secondo percorsi non sequenziali, tutti i possibili punti di vista attraverso cui si osserva e percepisce integralmente il territorio. Un paesaggio, un nucleo urbano, un territorio si presentano sempre come testimonianze uniche e originali e le architetture produttive in disuso assumono un nuovo significato: “luogo” da cui godere il paesaggio ed “elemento” caratterizzante e/o degradante il paesaggio medesimo.L’ambito di studio scelto è Tivoli e il suo affaccio sulla valle dell’Aniene. Il sito presenta importanti spunti di studio; primo fra tutti l’approfondimento del reciproco rapporto fra settori produttivi a piccola portata - come mole, opifici e cartiere - ed a lunga portata - come la produzione elettrica - e del loro impatto rispetto alla struttura urbana e territoriale. Altrettanto interessante è la possibilità di riflettere sul rapporto che si viene a instaurare fra la struttura del territorio, l’elemento acqua - con la doppia valenza produttiva e paesistica - e l’elemento produttivo. È un esempio notevole di quel rapporto fra emergenza naturale, emergenza architettonica, edifici produttivi ed osservatore che è alla base del concetto di paesaggio.La metodologia di approccio proposta rappresenta una reinterpretazione del modello paesaggista, in genere indirizzato verso ambiti piuttosto allargati e impegnato principalmente su aspetti biofisici e territoriali, mediata dalle conoscenze e dall’approccio di tipo storico critico, in genere interessato ad ambiti estremamente ridotti e più concentrato su aspetti storico spaziali.Poste le premesse riguardo alle definizioni di “paesaggio” e “architettura produttiva”, come prima operazione per la definizione dell’ambito paesaggistico si è reso necessario un approfondimento della natura geo-morfologica e della struttura territoriale - baratri tiburtini - puntando l’attenzione su quella singolarità - sistema fiume - che rende questo ambito di paesaggio unico e irripetibile. Un lavoro di ricerca bibliografico e documentario ha consentito di organizzare in ordine temporale la rete di eventi che hanno interessato l’area. Questa operazione, oltre all’inserimento in un continuum storico di quegli avvenimenti normalmente classificati come eccezionali, ha permesso la comprensione di ogni sequenza formale attraverso la quale è possibile mettere in risalto la coerenza interna degli eventi.

ARCHITETTURE DEL LAVORO E PAESAGGIO: TIVOLI E LA VALLE DELL'ANIENE(2010 Jun 21).

ARCHITETTURE DEL LAVORO E PAESAGGIO: TIVOLI E LA VALLE DELL'ANIENE

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21/06/2010

Abstract

La ricerca svolta riguarda le questioni relative allo studio delle trasformazioni di un paesaggio, alla sua analisi critica e al riconoscimento di valori e disvalori in funzione della sua comprensione e conservazione. Il tema, in particolare, verte sia sul nuovo rapporto che a seguito delle diffuse de-industrializzazioni si è instaurato fra natura - infestante e sublime al contempo - e ciò che era architettura o semplice edilizia produttiva, sia, e soprattutto, sul ruolo che il nuovo “intero” viene a svolgere nelle attuali visioni estetiche e sociali. Lo studio vuole porre l’attenzione non tanto sugli aspetti progettuali e sul riuso di dette strutture, argomento interessante ma inflazionato, quanto sugli aspetti paesaggistici, sulle relazioni, dirette e mediate, fra struttura abbandonata e intorno, ristretto e allargato, urbano ed extraurbano, antropico e naturale, fino ad abbracciare, secondo percorsi non sequenziali, tutti i possibili punti di vista attraverso cui si osserva e percepisce integralmente il territorio. Un paesaggio, un nucleo urbano, un territorio si presentano sempre come testimonianze uniche e originali e le architetture produttive in disuso assumono un nuovo significato: “luogo” da cui godere il paesaggio ed “elemento” caratterizzante e/o degradante il paesaggio medesimo.L’ambito di studio scelto è Tivoli e il suo affaccio sulla valle dell’Aniene. Il sito presenta importanti spunti di studio; primo fra tutti l’approfondimento del reciproco rapporto fra settori produttivi a piccola portata - come mole, opifici e cartiere - ed a lunga portata - come la produzione elettrica - e del loro impatto rispetto alla struttura urbana e territoriale. Altrettanto interessante è la possibilità di riflettere sul rapporto che si viene a instaurare fra la struttura del territorio, l’elemento acqua - con la doppia valenza produttiva e paesistica - e l’elemento produttivo. È un esempio notevole di quel rapporto fra emergenza naturale, emergenza architettonica, edifici produttivi ed osservatore che è alla base del concetto di paesaggio.La metodologia di approccio proposta rappresenta una reinterpretazione del modello paesaggista, in genere indirizzato verso ambiti piuttosto allargati e impegnato principalmente su aspetti biofisici e territoriali, mediata dalle conoscenze e dall’approccio di tipo storico critico, in genere interessato ad ambiti estremamente ridotti e più concentrato su aspetti storico spaziali.Poste le premesse riguardo alle definizioni di “paesaggio” e “architettura produttiva”, come prima operazione per la definizione dell’ambito paesaggistico si è reso necessario un approfondimento della natura geo-morfologica e della struttura territoriale - baratri tiburtini - puntando l’attenzione su quella singolarità - sistema fiume - che rende questo ambito di paesaggio unico e irripetibile. Un lavoro di ricerca bibliografico e documentario ha consentito di organizzare in ordine temporale la rete di eventi che hanno interessato l’area. Questa operazione, oltre all’inserimento in un continuum storico di quegli avvenimenti normalmente classificati come eccezionali, ha permesso la comprensione di ogni sequenza formale attraverso la quale è possibile mettere in risalto la coerenza interna degli eventi.
21-giu-2010
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