Le demenze sono patologie croniche ad incidenza crescente all’interno della popolazione geriatrica. L’indagine EURODEM ha riscontrato una prevalenza media delle demenze nella popolazione ultrasessantacinquenne, in Europa, che varia, a seconda delle classi di età, dal 5.9 al 9.4%. La ricerca scientifica ha compiuto grandi progressi nell’ultimo decennio nell’individuare meccanismi patogenetici, criteri diagnostici, clinici e neuroradiologici, strategie di prevenzione e trattamento delle demenze. Dall’introduzione nella pratica clinica di farmaci a dimostrata efficacia sulla sintomatologia cognitiva del paziente con demenza (inibitori delle colinesterasi, memantina), la ricerca rivolge oggi il suo oggetto di interesse verso le cosiddette “disease modifying therapies”, strategie terapeutiche in grado di agire sui meccanismi patogenetici della malattia, arrestando a diversi livelli la cascata di eventi che porta come conseguenza finale la morte neuronale. Tali farmaci, molti dei quali ancora in sperimentazione clinica, sono tanto più efficaci quanto più precocemente somministrati. Nell’ottica di identificare nuove strategie terapeutiche che abbiano un impatto sul processo neuropatologico che conduce alla morte neuronale, il presente studio ha il fine di analizzare il ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi delle demenze, attraverso l’analisi dei livelli sierici della NOX2 o gp91-FOX, parte dell’enzima NADPH-ossidasi in pazienti affetti da demenza di Alzheimer (AD) o da demenza vascolare (VaD) e in controlli sani, omogenei tra loro per età, sesso e fattori di rischio cardiovascolari. Tale risultato, associato all’analisi dei livelli di isoprostani urinari nei tre gruppi, rappresenta uno specchio dell’attivazione di processi di neuroinfiammazione mediati dallo stress ossidativo. Alcuni studi in letteratura effettuati post-mortem sul cervello di pazienti con AD hanno mostrato la presenza di una risposta infiammatoria da parte della microglia attivata dalla beta-amiloide in stadi precoci di malattia. La NADPH-ossidasi è stata implicata come attore principale di questo processo di neuroinfiammazione e danno neuronale. Riconoscere la via mediata dalla NADPH-ossidasi microgliale come una delle vie principali della cascata neuropatologica dell’AD consentirebbe di sviluppare terapie mirate a bloccare l’attivazione del suddetto enzima per rallentare o addirittura arrestare la progressione della malattia. Ultima fase del nostro studio consisterà proprio nel trattare i pazienti arruolati che esprimeranno il loro consenso con fonti alimentari di polifenoli, potenti inibitori della NADPH ossidasi ed osservarne in acuto ed in cronico gli effetti a livello biochimico, strumentale e clinico.

Ruolo della Nox2 nelle demenze: nuove strategie di neuroprotezione / Fossati, Chiara. - (2013 Jan 18).

Ruolo della Nox2 nelle demenze: nuove strategie di neuroprotezione

FOSSATI, CHIARA
18/01/2013

Abstract

Le demenze sono patologie croniche ad incidenza crescente all’interno della popolazione geriatrica. L’indagine EURODEM ha riscontrato una prevalenza media delle demenze nella popolazione ultrasessantacinquenne, in Europa, che varia, a seconda delle classi di età, dal 5.9 al 9.4%. La ricerca scientifica ha compiuto grandi progressi nell’ultimo decennio nell’individuare meccanismi patogenetici, criteri diagnostici, clinici e neuroradiologici, strategie di prevenzione e trattamento delle demenze. Dall’introduzione nella pratica clinica di farmaci a dimostrata efficacia sulla sintomatologia cognitiva del paziente con demenza (inibitori delle colinesterasi, memantina), la ricerca rivolge oggi il suo oggetto di interesse verso le cosiddette “disease modifying therapies”, strategie terapeutiche in grado di agire sui meccanismi patogenetici della malattia, arrestando a diversi livelli la cascata di eventi che porta come conseguenza finale la morte neuronale. Tali farmaci, molti dei quali ancora in sperimentazione clinica, sono tanto più efficaci quanto più precocemente somministrati. Nell’ottica di identificare nuove strategie terapeutiche che abbiano un impatto sul processo neuropatologico che conduce alla morte neuronale, il presente studio ha il fine di analizzare il ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi delle demenze, attraverso l’analisi dei livelli sierici della NOX2 o gp91-FOX, parte dell’enzima NADPH-ossidasi in pazienti affetti da demenza di Alzheimer (AD) o da demenza vascolare (VaD) e in controlli sani, omogenei tra loro per età, sesso e fattori di rischio cardiovascolari. Tale risultato, associato all’analisi dei livelli di isoprostani urinari nei tre gruppi, rappresenta uno specchio dell’attivazione di processi di neuroinfiammazione mediati dallo stress ossidativo. Alcuni studi in letteratura effettuati post-mortem sul cervello di pazienti con AD hanno mostrato la presenza di una risposta infiammatoria da parte della microglia attivata dalla beta-amiloide in stadi precoci di malattia. La NADPH-ossidasi è stata implicata come attore principale di questo processo di neuroinfiammazione e danno neuronale. Riconoscere la via mediata dalla NADPH-ossidasi microgliale come una delle vie principali della cascata neuropatologica dell’AD consentirebbe di sviluppare terapie mirate a bloccare l’attivazione del suddetto enzima per rallentare o addirittura arrestare la progressione della malattia. Ultima fase del nostro studio consisterà proprio nel trattare i pazienti arruolati che esprimeranno il loro consenso con fonti alimentari di polifenoli, potenti inibitori della NADPH ossidasi ed osservarne in acuto ed in cronico gli effetti a livello biochimico, strumentale e clinico.
18-gen-2013
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