Nell'ambito degli studi sui rapporti tra Spagna e Italia, la presente tesi si occupa della presenza spagnola a Roma nel Cinquecento per quanto riguarda la storia del libro a stampa. Le ragioni della fortuna del libro spagnolo nella città eterna dipendono in larga parte dal ruolo svolto dalla Santa Sede come polo di attrazione per diplomatici e dignitari di corte. Ciò fa di Roma la residenza di una nutrita e consolidata enclave ispanica composta da religiosi e laici, costituente per estrazione sociale e per interessi culturali un pubblico privilegiato di lettori ed acquirenti, e al contempo di promotori in prima persona di iniziative editoriali. Un primo passo della ricerca ha riguardato la documentazione storica, per la ricostruzione dell’ambiente entro il quale si sono mosse le figure chiave per la diffusione del libro spagnolo a Roma. Storia e storia del libro hanno fin dall’inizio intrecciato i loro fili, rivelando trame ed interconnessioni, influenze e sviluppi paralleli. Fondamentali si sono rivelate le ricerche affini a quella qui condotta: dai lavori storiografici dell’Associazione Roma nel Rinascimento, confluiti nelle numerose pubblicazioni dell’omonima casa editrice a quelli di Maria Antonietta Visceglia sulle presenze spagnole a Roma, o di Manuel Vaquero sulla comunità orbitante attorno alla chiesa ed ospedale di San Giacomo degli Spagnoli. A questi si affiancano quelli della storiografia statunitense sulle aspirazioni imperialistiche della Spagna nella prima età moderna; storici come Thomas J. Dandelet hanno definito la Roma del Cinquecento come una «Avignone spagnola». Sul piano delle relazioni storico-culturali, Nicasio Salvador Miguel si è occupato e si occupa dei rapporti tra Spagna e Santa Sede durante l’epoca dei Re Cattolici, immediatamente precedente a quella qui presa in esame, studiando i rapporti storici e la produzione culturale nella Roma di quegli anni. Luis Gotor, durante ricerche pluriennali, ha sovente analizzato le relazioni ispano-italiane tra Cinque e Seicento, soprattutto dal punto di vista della conservazione libraria. Di conservazione, sia a stampa che manoscritta, si sono altresì occupate María Teresa Cacho Palomar, con lo studio dei ricchi fondi iberici delle biblioteche storiche, prima in Toscana ed ora a Roma, e María Luisa Cerrón Puga, con lo studio del Fondo Urbinate della Biblioteca Alessandrina. Di intersezioni ed aspetti puntuali delle presenze letterarie spagnole a Roma e in Italia si è pure occupato Matteo Lefèvre, soprattutto sul fronte della lirica. Sulla scorta di questi studi si è deciso di prendere in esame la città di Roma non tanto come centro di conservazione quanto, piuttosto, come luogo di produzione di opere spagnole. Il processo di espansione e controllo da parte della fazione spagnola sulla vita politica, economica e sociale a Roma si riflette nel mondo del libro a stampa, così come la produzione libraria a stampa contribuisce al consolidamento del dominio spagnolo sulla città. Il lavoro si articola in due fasi: in primo luogo si appronta un repertorio delle edizioni spagnole a Roma nel XVI secolo, dall’anno 1500 all’anno 1599, comprendente testi in lingua spagnola, in traduzione italiana ed in latino di autori spagnoli. Il repertorio, per una più agile consultazione, viene ordinato alfabeticamente per autore o, nel caso di opere anonime, per la prima parola del titolo. Per la sua compilazione ci si è avvalsi delle notizie dei cataloghi di biblioteche, dei repertori storici del libro spagnolo in Italia come la Biblioteca Hispana di Nicolás Antonio, il Manual del Librero Hispano-americano di Palau o la Bibliografía Espanyola d'Italia di Toda i Güell, dei moderni repertori informatizzati come l'indispensabile EDIT 16, nonché degli annali tipografici dei maggiori impressori romani e degli studi storico-letterari. Per ciascuna voce di repertorio vengono fornite – oltre ad autore, titolo e data di edizione– una sintetica descrizione fisica (formato, numero di pagine o di volumi), le fonti in cui si possono rinvenire le notizie e, infine, le localizzazioni nelle biblioteche italiane. Queste ultime vengono ricavate direttamente dai principali Opac del Sistema Bibliotecario Nazionale; qualora nessun esemplare fosse presente in Italia, l’edizione viene localizzata in almeno una biblioteca estera; Il repertorio così costruito si compone di circa 500 entrate, con una netta preponderanza di opere di autori spagnoli in lingua latina: si va dalla celebre traduzione della Celestina (Roma, Eucharius Silber, 1506) all’edizione del sermone per le esequie di Filippo II, pronunciato da Alfonso de Cabrera o alle pubblicazioni per i fedeli in vista dell’anno giubilare 1600. La seconda fase consiste in un’analisi critica delle notizie raccolte. Al repertorio viene fatto precedere uno studio in cui si analizza qualitativamente il dato quantitativo; durante questo secondo momento l’esame diretto degli esemplari ancor oggi conservati, ove possibile, si è rivelato fondamentale: attraverso i testi e, soprattutto, gli elementi peritestuali, insieme con l'ausilio degli studi storiografici e di storia del libro, si ricostruiscono le vicende attorno alle pubblicazioni, le finalità dell'autore, quelle dell'editore, i dedicatari dell'edizione, l'orizzonte di attesa che quell'edizione vuol raggiungere ed ogni altro dato che la materialità dell'edizione può fornirci sulla propria storia. Per comodità di studio si è pensato di organizzare questa sezione in aree tematiche, al cui interno si sono seguiti criteri cronologici, per fornire un quadro diacronico della produzione libraria durante il secolo. Le aree tematiche sono state approntate in base alla sistematizzazione del sapere che proprio nel Cinquecento vede i suoi esordi, spesso al fine di allestire biblioteche secondo un sistema di classificazione universale. Così, ad esempio, le ventuno classi in cui Conrad Gessner divide il conoscimento del mondo nelle sue Pandectarum sive Partitionum universalium libri XXI (Zürich, Christoph Froschauer, 1548), sono servite da base di partenza, con gli opportuni adattamenti, per allestire la nostra ideale biblioteca del libro spagnolo a Roma nel XVI secolo. Troviamo quindi letteratura profana, letteratura accademica e letteratura religiosa. All'interno della prima categoria, distinguiamo letteratura in verso, che vede presente a Roma solo rare edizione di produzione lirica, e la letteratura in prosa, articolata in narrativa, Mirabilia Romae, storia ed antiquaria, relazioni di viaggio, relazioni politiche, epistole. La letteratura accademica scaturisce dall'ambiente intelllettuale dello Studium Urbis e si articola secondo la partizione disciplinare delle arti liberali: teologia, al cui interno una sezione a parte è dedicata a diritto canonico e teologia morale, grammatica, filosofia, scienze naturali, musica, medicina. Infine la letteratura religiosa si suddivide in libri liturgici, libri religiosi e opere devozionali, opere sulle canonizzazioni, sermoni, statuti di arciconfraternite, ordini cavallereschi ed istituti religiosi, in diversa misura legati alla comunità spagnola. La Roma del Cinquecento non è solo il luogo di ispirazione di artisti e letterati spagnoli, che apprendono nella città eterna i modi e gli stili dell’antichità classica, ma anche un luogo in cui depositare le tracce del proprio passaggio, un «theatrum mundi» in cui accrescere prestigio e fama, sia a livello personale che come membri di una più ampia entità collettiva, la nazione spagnola. La nutrita comunità ispanica di ogni ordine e grado sociale presente in città contribuisce, seppur in modi e con finalità diverse, allo sviluppo della vita culturale cittadina. Dal pellegrino al ricco curiale ognuno di questi personaggi rappresenta per gli operatori del libro un potenziale interlocutore, i cui bisogni vanno essere individuati ed attesi. Nel corso del secolo si assiste a sconvolgimenti politici e culturali che inevitabilmente si ripercuotono anche sul mercato del libro: il sacco di Roma, che segna una profonda depressione economica e culturale, dalla quale tuttavia la città di riprende nel giro di poco tempo. Lo scisma luterano, con il Concilio di Trento e la Controriforma, segnano per il mondo del libro una deriva sempre più netta verso la produzione di opere religiose, edificanti e, in ogni caso, al riparo dalla censura inquisitoriale. Lo scopo di tale lavoro è proprio quello di ricostruire questa molteplicità di piani e livelli, studiando come essi si riflettono nella produzione libraria attraverso le testimonianze vive delle edizioni sopravvissute fino ai nostri giorni.
Il libro spagnolo a Roma nel XVI secolo / Marini, Massimo. - (2014 May 19).
Il libro spagnolo a Roma nel XVI secolo
MARINI, MASSIMO
19/05/2014
Abstract
Nell'ambito degli studi sui rapporti tra Spagna e Italia, la presente tesi si occupa della presenza spagnola a Roma nel Cinquecento per quanto riguarda la storia del libro a stampa. Le ragioni della fortuna del libro spagnolo nella città eterna dipendono in larga parte dal ruolo svolto dalla Santa Sede come polo di attrazione per diplomatici e dignitari di corte. Ciò fa di Roma la residenza di una nutrita e consolidata enclave ispanica composta da religiosi e laici, costituente per estrazione sociale e per interessi culturali un pubblico privilegiato di lettori ed acquirenti, e al contempo di promotori in prima persona di iniziative editoriali. Un primo passo della ricerca ha riguardato la documentazione storica, per la ricostruzione dell’ambiente entro il quale si sono mosse le figure chiave per la diffusione del libro spagnolo a Roma. Storia e storia del libro hanno fin dall’inizio intrecciato i loro fili, rivelando trame ed interconnessioni, influenze e sviluppi paralleli. Fondamentali si sono rivelate le ricerche affini a quella qui condotta: dai lavori storiografici dell’Associazione Roma nel Rinascimento, confluiti nelle numerose pubblicazioni dell’omonima casa editrice a quelli di Maria Antonietta Visceglia sulle presenze spagnole a Roma, o di Manuel Vaquero sulla comunità orbitante attorno alla chiesa ed ospedale di San Giacomo degli Spagnoli. A questi si affiancano quelli della storiografia statunitense sulle aspirazioni imperialistiche della Spagna nella prima età moderna; storici come Thomas J. Dandelet hanno definito la Roma del Cinquecento come una «Avignone spagnola». Sul piano delle relazioni storico-culturali, Nicasio Salvador Miguel si è occupato e si occupa dei rapporti tra Spagna e Santa Sede durante l’epoca dei Re Cattolici, immediatamente precedente a quella qui presa in esame, studiando i rapporti storici e la produzione culturale nella Roma di quegli anni. Luis Gotor, durante ricerche pluriennali, ha sovente analizzato le relazioni ispano-italiane tra Cinque e Seicento, soprattutto dal punto di vista della conservazione libraria. Di conservazione, sia a stampa che manoscritta, si sono altresì occupate María Teresa Cacho Palomar, con lo studio dei ricchi fondi iberici delle biblioteche storiche, prima in Toscana ed ora a Roma, e María Luisa Cerrón Puga, con lo studio del Fondo Urbinate della Biblioteca Alessandrina. Di intersezioni ed aspetti puntuali delle presenze letterarie spagnole a Roma e in Italia si è pure occupato Matteo Lefèvre, soprattutto sul fronte della lirica. Sulla scorta di questi studi si è deciso di prendere in esame la città di Roma non tanto come centro di conservazione quanto, piuttosto, come luogo di produzione di opere spagnole. Il processo di espansione e controllo da parte della fazione spagnola sulla vita politica, economica e sociale a Roma si riflette nel mondo del libro a stampa, così come la produzione libraria a stampa contribuisce al consolidamento del dominio spagnolo sulla città. Il lavoro si articola in due fasi: in primo luogo si appronta un repertorio delle edizioni spagnole a Roma nel XVI secolo, dall’anno 1500 all’anno 1599, comprendente testi in lingua spagnola, in traduzione italiana ed in latino di autori spagnoli. Il repertorio, per una più agile consultazione, viene ordinato alfabeticamente per autore o, nel caso di opere anonime, per la prima parola del titolo. Per la sua compilazione ci si è avvalsi delle notizie dei cataloghi di biblioteche, dei repertori storici del libro spagnolo in Italia come la Biblioteca Hispana di Nicolás Antonio, il Manual del Librero Hispano-americano di Palau o la Bibliografía Espanyola d'Italia di Toda i Güell, dei moderni repertori informatizzati come l'indispensabile EDIT 16, nonché degli annali tipografici dei maggiori impressori romani e degli studi storico-letterari. Per ciascuna voce di repertorio vengono fornite – oltre ad autore, titolo e data di edizione– una sintetica descrizione fisica (formato, numero di pagine o di volumi), le fonti in cui si possono rinvenire le notizie e, infine, le localizzazioni nelle biblioteche italiane. Queste ultime vengono ricavate direttamente dai principali Opac del Sistema Bibliotecario Nazionale; qualora nessun esemplare fosse presente in Italia, l’edizione viene localizzata in almeno una biblioteca estera; Il repertorio così costruito si compone di circa 500 entrate, con una netta preponderanza di opere di autori spagnoli in lingua latina: si va dalla celebre traduzione della Celestina (Roma, Eucharius Silber, 1506) all’edizione del sermone per le esequie di Filippo II, pronunciato da Alfonso de Cabrera o alle pubblicazioni per i fedeli in vista dell’anno giubilare 1600. La seconda fase consiste in un’analisi critica delle notizie raccolte. Al repertorio viene fatto precedere uno studio in cui si analizza qualitativamente il dato quantitativo; durante questo secondo momento l’esame diretto degli esemplari ancor oggi conservati, ove possibile, si è rivelato fondamentale: attraverso i testi e, soprattutto, gli elementi peritestuali, insieme con l'ausilio degli studi storiografici e di storia del libro, si ricostruiscono le vicende attorno alle pubblicazioni, le finalità dell'autore, quelle dell'editore, i dedicatari dell'edizione, l'orizzonte di attesa che quell'edizione vuol raggiungere ed ogni altro dato che la materialità dell'edizione può fornirci sulla propria storia. Per comodità di studio si è pensato di organizzare questa sezione in aree tematiche, al cui interno si sono seguiti criteri cronologici, per fornire un quadro diacronico della produzione libraria durante il secolo. Le aree tematiche sono state approntate in base alla sistematizzazione del sapere che proprio nel Cinquecento vede i suoi esordi, spesso al fine di allestire biblioteche secondo un sistema di classificazione universale. Così, ad esempio, le ventuno classi in cui Conrad Gessner divide il conoscimento del mondo nelle sue Pandectarum sive Partitionum universalium libri XXI (Zürich, Christoph Froschauer, 1548), sono servite da base di partenza, con gli opportuni adattamenti, per allestire la nostra ideale biblioteca del libro spagnolo a Roma nel XVI secolo. Troviamo quindi letteratura profana, letteratura accademica e letteratura religiosa. All'interno della prima categoria, distinguiamo letteratura in verso, che vede presente a Roma solo rare edizione di produzione lirica, e la letteratura in prosa, articolata in narrativa, Mirabilia Romae, storia ed antiquaria, relazioni di viaggio, relazioni politiche, epistole. La letteratura accademica scaturisce dall'ambiente intelllettuale dello Studium Urbis e si articola secondo la partizione disciplinare delle arti liberali: teologia, al cui interno una sezione a parte è dedicata a diritto canonico e teologia morale, grammatica, filosofia, scienze naturali, musica, medicina. Infine la letteratura religiosa si suddivide in libri liturgici, libri religiosi e opere devozionali, opere sulle canonizzazioni, sermoni, statuti di arciconfraternite, ordini cavallereschi ed istituti religiosi, in diversa misura legati alla comunità spagnola. La Roma del Cinquecento non è solo il luogo di ispirazione di artisti e letterati spagnoli, che apprendono nella città eterna i modi e gli stili dell’antichità classica, ma anche un luogo in cui depositare le tracce del proprio passaggio, un «theatrum mundi» in cui accrescere prestigio e fama, sia a livello personale che come membri di una più ampia entità collettiva, la nazione spagnola. La nutrita comunità ispanica di ogni ordine e grado sociale presente in città contribuisce, seppur in modi e con finalità diverse, allo sviluppo della vita culturale cittadina. Dal pellegrino al ricco curiale ognuno di questi personaggi rappresenta per gli operatori del libro un potenziale interlocutore, i cui bisogni vanno essere individuati ed attesi. Nel corso del secolo si assiste a sconvolgimenti politici e culturali che inevitabilmente si ripercuotono anche sul mercato del libro: il sacco di Roma, che segna una profonda depressione economica e culturale, dalla quale tuttavia la città di riprende nel giro di poco tempo. Lo scisma luterano, con il Concilio di Trento e la Controriforma, segnano per il mondo del libro una deriva sempre più netta verso la produzione di opere religiose, edificanti e, in ogni caso, al riparo dalla censura inquisitoriale. Lo scopo di tale lavoro è proprio quello di ricostruire questa molteplicità di piani e livelli, studiando come essi si riflettono nella produzione libraria attraverso le testimonianze vive delle edizioni sopravvissute fino ai nostri giorni.File | Dimensione | Formato | |
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Note: Tesi dottorale
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