Partendo dalla considerazione che il mondo antropizzato è frutto di un processo di trasformazione che ha origine nella definizione dei gesti tettonici elementari ed arriva fino alle contemporanee trasformazioni dello spazio urbano e non, si riconosce nell’organismo architettonico a corte un esempio in grado di percorrere tale processo nella quasi totalità dei sui momenti. Tale struttura antropica è stata in grado di aggiornarsi e rispondere di volta in volta alle domande della società in crescita e costituisce probabilmente l’unico esempio di tipo edilizio in grado di percorrere tutte le tappe evolutive del mondo antropizzato. Per questa ragione la ricerca si è sviluppata proprio a partire dallo studio di tale processo, analizzandone le espressioni in diverse aree geografiche. L’analisi si è rivolta, in una prima fase, ai momenti del processo dell’organismo a corte derivati da trasformazioni di tipo spontaneo, quelle cioè legate alla naturale attitudine dell’uomo a riconoscere e a ripetere norme e regole derivate dalla realtà costruita. Il mondo “spontaneo” però, soprattutto dopo la rivoluzione industriale, cessa di definire, perlomeno nel mondo occidentalizzato, la maggior parte dei prodotti del ambiente urbano, lasciando spazio ad esperienze costruttive sempre più intenzionalmente concepite e legate cioè all’apporto critico del progettista. Mediante tale intenzionalità critica, durante il movimento moderno, l’organismo a corte si aggiorna per trasformarsi nel tipo a patio, anch’esso frutto di un processo di trasformazione che si muove sulla base di nuovi progetti frutto di necessità che cambiano. Tale organismo rinnovato viene studiato in quanto elemento in grado di generare tessuti urbani, analizzandone le diverse modalità di aggregazione e le relative possibilità funzionali ed insediative. Con l’analisi dei tessuti di case a patio si conclude la parte analitica della ricerca. Da tale studio si è in grado di formulare delle ipotesi riguardanti l’andamento del processo, in parte già elaborate nelle ricerche della scuola muratoriana, estraendone gli esiti che a nostro avviso oggi possono contribuire al progetto urbano. Tali risultati vengono messi a sistema all’interno di un modello, “la città dimostrativa”, che mira a simulare la realtà costruita mediante una serie di semplificazioni. Tale modello definisce uno strumento in grado di mettere in relazione la selezione dei momenti del processo studiato, in modo da verificarne la congruità all’interno di un sistema urbano con una struttura contemporanea. La “città dimostrativa” pertanto non va considerata come un progetto ma come uno strumento in grado di simulare la realtà urbana e definire un tavolo di prova per l’elaborazione di un processo sincronico del tipo a corte e a patio. La definizione di tale strumento risulterà propedeutica all’eventuale verifica progettuale vera e propria, avendo elaborato un sistema costituito da un insieme di casi che possono essere applicati a numerosi contesti urbani. Bisogna precisare però che tale modello, primo risultato di una ricerca aperta, contiene al suo interno vari limiti determinati dal concetto stesso di “modello scientifico”, inteso in quanto riproduzione di una realtà semplificata. Nel caso specifico la semplificazione ha riguardato sia il sistema ambientale che quello delle infrastrutture, entrambi aspetti fondamentali del tessuto urbano, concentrandosi solo sui dati insediativi e funzionali legati al concetto di organismo basato sulla nozione di recinto. La verifica progettuale sulla realtà urbana, pertanto, contribuirà a valutare l’applicabilità di tale modello ma a sua volta potrebbe costituire lo strumento in grado di ampliarne i caratteri e ridurne i limiti, consapevoli, già da ora, che un modello non potrà mai definire un progetto ne tanto meno rappresentare la realtà nella sua totale complessità.

Architettura di recinti e città contemporanea. Vitalità del processo evolutivo dell'abitazione a corte / Amato, ANNA RITA DONATELLA. - (2014 May 12).

Architettura di recinti e città contemporanea. Vitalità del processo evolutivo dell'abitazione a corte

AMATO, ANNA RITA DONATELLA
12/05/2014

Abstract

Partendo dalla considerazione che il mondo antropizzato è frutto di un processo di trasformazione che ha origine nella definizione dei gesti tettonici elementari ed arriva fino alle contemporanee trasformazioni dello spazio urbano e non, si riconosce nell’organismo architettonico a corte un esempio in grado di percorrere tale processo nella quasi totalità dei sui momenti. Tale struttura antropica è stata in grado di aggiornarsi e rispondere di volta in volta alle domande della società in crescita e costituisce probabilmente l’unico esempio di tipo edilizio in grado di percorrere tutte le tappe evolutive del mondo antropizzato. Per questa ragione la ricerca si è sviluppata proprio a partire dallo studio di tale processo, analizzandone le espressioni in diverse aree geografiche. L’analisi si è rivolta, in una prima fase, ai momenti del processo dell’organismo a corte derivati da trasformazioni di tipo spontaneo, quelle cioè legate alla naturale attitudine dell’uomo a riconoscere e a ripetere norme e regole derivate dalla realtà costruita. Il mondo “spontaneo” però, soprattutto dopo la rivoluzione industriale, cessa di definire, perlomeno nel mondo occidentalizzato, la maggior parte dei prodotti del ambiente urbano, lasciando spazio ad esperienze costruttive sempre più intenzionalmente concepite e legate cioè all’apporto critico del progettista. Mediante tale intenzionalità critica, durante il movimento moderno, l’organismo a corte si aggiorna per trasformarsi nel tipo a patio, anch’esso frutto di un processo di trasformazione che si muove sulla base di nuovi progetti frutto di necessità che cambiano. Tale organismo rinnovato viene studiato in quanto elemento in grado di generare tessuti urbani, analizzandone le diverse modalità di aggregazione e le relative possibilità funzionali ed insediative. Con l’analisi dei tessuti di case a patio si conclude la parte analitica della ricerca. Da tale studio si è in grado di formulare delle ipotesi riguardanti l’andamento del processo, in parte già elaborate nelle ricerche della scuola muratoriana, estraendone gli esiti che a nostro avviso oggi possono contribuire al progetto urbano. Tali risultati vengono messi a sistema all’interno di un modello, “la città dimostrativa”, che mira a simulare la realtà costruita mediante una serie di semplificazioni. Tale modello definisce uno strumento in grado di mettere in relazione la selezione dei momenti del processo studiato, in modo da verificarne la congruità all’interno di un sistema urbano con una struttura contemporanea. La “città dimostrativa” pertanto non va considerata come un progetto ma come uno strumento in grado di simulare la realtà urbana e definire un tavolo di prova per l’elaborazione di un processo sincronico del tipo a corte e a patio. La definizione di tale strumento risulterà propedeutica all’eventuale verifica progettuale vera e propria, avendo elaborato un sistema costituito da un insieme di casi che possono essere applicati a numerosi contesti urbani. Bisogna precisare però che tale modello, primo risultato di una ricerca aperta, contiene al suo interno vari limiti determinati dal concetto stesso di “modello scientifico”, inteso in quanto riproduzione di una realtà semplificata. Nel caso specifico la semplificazione ha riguardato sia il sistema ambientale che quello delle infrastrutture, entrambi aspetti fondamentali del tessuto urbano, concentrandosi solo sui dati insediativi e funzionali legati al concetto di organismo basato sulla nozione di recinto. La verifica progettuale sulla realtà urbana, pertanto, contribuirà a valutare l’applicabilità di tale modello ma a sua volta potrebbe costituire lo strumento in grado di ampliarne i caratteri e ridurne i limiti, consapevoli, già da ora, che un modello non potrà mai definire un progetto ne tanto meno rappresentare la realtà nella sua totale complessità.
12-mag-2014
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/916707
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