La Suprema Corte, relativamente all’impugnazione della risposta negativa ad un interpello CFC, affronta, con conclusioni condivisibili, il tema della portata del giudicato sulle “esimenti” e quello dell’individuazione della “deadline” per la risposta all’interpello CFC nel caso in cui sia stata richiesta documentazione integrativa; non del tutto convincenti, invece, appaiono le soluzioni che la Corte individua circa la compatibilità della normativa italiana CFC con le norme europee sul diritto di stabilimento e con i Trattati bilaterali contro le doppie imposizioni. È dunque possibile che non si chiuda definitivamente il discorso relativo alla compatibilità della normativa CFC italiana con il diritto dell’Unione Europea e con quello dei suddetti Trattati e ciò considerando che l’attuale versione dell’art. 167 del T.U.I.R. si rivolge anche a CFC “holding” europee, finanche quelle che svolgono un’effettiva attività economica remunerata con “active income”, imponendo ai soggetti controllanti, onde inibire la tassazione per trasparenza, di dimostrare essi che la CFC non costituisce una costruzione di puro artificio.
La normativa CFC al "test" della Suprema Corte / DELLA VALLE, Eugenio. - In: GT. - ISSN 1591-3961. - STAMPA. - 4:(2016), pp. 304-311.
La normativa CFC al "test" della Suprema Corte
DELLA VALLE, EUGENIO
2016
Abstract
La Suprema Corte, relativamente all’impugnazione della risposta negativa ad un interpello CFC, affronta, con conclusioni condivisibili, il tema della portata del giudicato sulle “esimenti” e quello dell’individuazione della “deadline” per la risposta all’interpello CFC nel caso in cui sia stata richiesta documentazione integrativa; non del tutto convincenti, invece, appaiono le soluzioni che la Corte individua circa la compatibilità della normativa italiana CFC con le norme europee sul diritto di stabilimento e con i Trattati bilaterali contro le doppie imposizioni. È dunque possibile che non si chiuda definitivamente il discorso relativo alla compatibilità della normativa CFC italiana con il diritto dell’Unione Europea e con quello dei suddetti Trattati e ciò considerando che l’attuale versione dell’art. 167 del T.U.I.R. si rivolge anche a CFC “holding” europee, finanche quelle che svolgono un’effettiva attività economica remunerata con “active income”, imponendo ai soggetti controllanti, onde inibire la tassazione per trasparenza, di dimostrare essi che la CFC non costituisce una costruzione di puro artificio.| File | Dimensione | Formato | |
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