La metropoli contemporanea è un organismo complesso, è il nodo in cui confluiscono le istanze derivanti da tutti gli attori in gioco, dalle diverse tipologie di utenti e fruitori; è il luogo in cui si manifestano i conflitti generati dall’incontro-scontro delle innumerevoli necessità che ogni categoria di cittadini (abitanti, residenti, visitatori) pretende vengano soddisfatte. La convivenza dei molteplici – e spesso inconciliabili – requisiti richiesti alla città rende la «condizione urbana» una questione difficilmente decifrabile e, di conseguenza, assai complessa da analizzare alla ricerca di punti critici e possibili soluzioni. In questa moltitudine di conflitti, la più longeva delle opposizioni risulta essere quella tra pubblico e privato, tra piazza e abitazione, tra cittadino e residente. Le istanze proprie delle due “fazioni” sono riconducibili ad altrettanti filoni teorico-critici: la «qualità urbana» e la «condizione abitativa». Ognuno dei quali persegue e ricerca principî ottimali per il miglioramento delle condizioni di vita dei fruitori dell’ambito di cui si occupa: la «qualità urbana» reclama vitalità e visibilità per i cittadini, fruitori dello spazio pubblico; la «condizione abitativa» esige sicurezza e privacy per gli abitanti della residenza urbana. Per risolvere questo annoso conflitto sono state storicamente messe in atto soluzioni spaziali basate sulla separazione e sulla giustapposizione – che, in alcuni casi, degenerano in contrapposizione – tra i due ambiti: chiusura, introversione e delocalizzazione ne sono solo alcuni esempi. Questa tesi si propone di spostare l’attenzione su un ambito urbano intermedio, una tipologia di spazio interstiziale – lo spazio collettivo di pertinenza della residenza –, che si frappone tra il pubblico e il privato, e di studiarne le potenzialità come strumento di risoluzione del conflitto tra città e abitazione. Lo spazio scoperto semi-pubblico e semi-privato viene analizzato nelle sue caratteristiche funzionali (tipologia dell’utenza), formali (morfologia e modalità aggregative) e fisiche (attraverso l’individuazione delle parti che lo compongono) alla ricerca di valori indicatori della sua efficienza come dispositivo di conciliazione tra gli ambiti pubblico e privato. Per permettere un’analisi e una valutazione più scientifiche possibile, oggettive e ripetibili, si è elaborato un sistema che si articola in tre fasi: la scomposizione dello spazio collettivo di pertinenza residenziale negli elementi fisici che lo costituiscono, le «componenti» – georeferenze, margini, accessi, suolo, attacco a terra e fronte – e la quotazione delle loro caratteristiche in base al contributo da esse apportato all’ottenimento di un buon livello di efficienza dello spazio; la ricomposizione delle caratteristiche, secondo affinità tematiche, in «relazioni» – integrazione urbana, grado di utenza, attraversabilità, disponibilità di spazi scoperti e soleggiati e attrezzature – ad ognuna delle quali corrisponde un punteggio pari alla somma dei valori assegnati alle caratteristiche che vi confluiscono; la sintesi delle «relazioni» in «principî» – accessibilità, gerarchia spaziale, mixité funzionale – secondo un procedimento di definizione e valutazione simile a quello attuato nella seconda fase. I «principî» risultanti dal metodo sono peculiari della tipologia di spazio oggetto di analisi e sono da ritenersi valori necessari ma non sufficienti per il raggiungimento del miglior grado di qualità spaziale. Il metodo, così teorizzato, è stato applicato prima a tre «campioni controllo» – interventi residenziali urbani per cui sia stata storiograficamente riconosciuta la carenza (o l’assenza totale) di uno dei «principî» individuati – allo scopo di verificarne l’attendibilità dei risultati ottenuti, poi a otto «casi studio» – progetti, realizzati in Europa negli ultimi dieci anni, classificati in base a criteri morfologici dei volumi costruiti – per osservare come cambi la relazione tra edificato e vuoto al variare della forma e della quantità del primo e per testare lo stato dell’arte sul tema dello spazio collettivo scoperto. Il sistema elaborato, verificabile nelle singole fasi grazie alla graficizzazione in un’unica matrice che mostra sincronicamente l’intero processo, può essere utilizzato come strumento sia per l’analisi e la valutazione di interventi esistenti, sia per la selezione e la definizione degli intenti da proporsi all’interno del procedimento di pianificazione, sia per il controllo dello sviluppo progettuale. Lo studio presentato, partendo da una sistematizzazione delle valutazioni storico-critiche, intende proporsi come incipit per il proseguimento di un dibattito architettonico e urbano sullo spazio collettivo di pertinenza della residenza più ampio e articolato.

Spazio collettivo tra città e residenza. Analisi critica e criteri progettuali / Lucantoni, Eleonora. - ELETTRONICO. - (2016).

Spazio collettivo tra città e residenza. Analisi critica e criteri progettuali

LUCANTONI, ELEONORA
01/01/2016

Abstract

La metropoli contemporanea è un organismo complesso, è il nodo in cui confluiscono le istanze derivanti da tutti gli attori in gioco, dalle diverse tipologie di utenti e fruitori; è il luogo in cui si manifestano i conflitti generati dall’incontro-scontro delle innumerevoli necessità che ogni categoria di cittadini (abitanti, residenti, visitatori) pretende vengano soddisfatte. La convivenza dei molteplici – e spesso inconciliabili – requisiti richiesti alla città rende la «condizione urbana» una questione difficilmente decifrabile e, di conseguenza, assai complessa da analizzare alla ricerca di punti critici e possibili soluzioni. In questa moltitudine di conflitti, la più longeva delle opposizioni risulta essere quella tra pubblico e privato, tra piazza e abitazione, tra cittadino e residente. Le istanze proprie delle due “fazioni” sono riconducibili ad altrettanti filoni teorico-critici: la «qualità urbana» e la «condizione abitativa». Ognuno dei quali persegue e ricerca principî ottimali per il miglioramento delle condizioni di vita dei fruitori dell’ambito di cui si occupa: la «qualità urbana» reclama vitalità e visibilità per i cittadini, fruitori dello spazio pubblico; la «condizione abitativa» esige sicurezza e privacy per gli abitanti della residenza urbana. Per risolvere questo annoso conflitto sono state storicamente messe in atto soluzioni spaziali basate sulla separazione e sulla giustapposizione – che, in alcuni casi, degenerano in contrapposizione – tra i due ambiti: chiusura, introversione e delocalizzazione ne sono solo alcuni esempi. Questa tesi si propone di spostare l’attenzione su un ambito urbano intermedio, una tipologia di spazio interstiziale – lo spazio collettivo di pertinenza della residenza –, che si frappone tra il pubblico e il privato, e di studiarne le potenzialità come strumento di risoluzione del conflitto tra città e abitazione. Lo spazio scoperto semi-pubblico e semi-privato viene analizzato nelle sue caratteristiche funzionali (tipologia dell’utenza), formali (morfologia e modalità aggregative) e fisiche (attraverso l’individuazione delle parti che lo compongono) alla ricerca di valori indicatori della sua efficienza come dispositivo di conciliazione tra gli ambiti pubblico e privato. Per permettere un’analisi e una valutazione più scientifiche possibile, oggettive e ripetibili, si è elaborato un sistema che si articola in tre fasi: la scomposizione dello spazio collettivo di pertinenza residenziale negli elementi fisici che lo costituiscono, le «componenti» – georeferenze, margini, accessi, suolo, attacco a terra e fronte – e la quotazione delle loro caratteristiche in base al contributo da esse apportato all’ottenimento di un buon livello di efficienza dello spazio; la ricomposizione delle caratteristiche, secondo affinità tematiche, in «relazioni» – integrazione urbana, grado di utenza, attraversabilità, disponibilità di spazi scoperti e soleggiati e attrezzature – ad ognuna delle quali corrisponde un punteggio pari alla somma dei valori assegnati alle caratteristiche che vi confluiscono; la sintesi delle «relazioni» in «principî» – accessibilità, gerarchia spaziale, mixité funzionale – secondo un procedimento di definizione e valutazione simile a quello attuato nella seconda fase. I «principî» risultanti dal metodo sono peculiari della tipologia di spazio oggetto di analisi e sono da ritenersi valori necessari ma non sufficienti per il raggiungimento del miglior grado di qualità spaziale. Il metodo, così teorizzato, è stato applicato prima a tre «campioni controllo» – interventi residenziali urbani per cui sia stata storiograficamente riconosciuta la carenza (o l’assenza totale) di uno dei «principî» individuati – allo scopo di verificarne l’attendibilità dei risultati ottenuti, poi a otto «casi studio» – progetti, realizzati in Europa negli ultimi dieci anni, classificati in base a criteri morfologici dei volumi costruiti – per osservare come cambi la relazione tra edificato e vuoto al variare della forma e della quantità del primo e per testare lo stato dell’arte sul tema dello spazio collettivo scoperto. Il sistema elaborato, verificabile nelle singole fasi grazie alla graficizzazione in un’unica matrice che mostra sincronicamente l’intero processo, può essere utilizzato come strumento sia per l’analisi e la valutazione di interventi esistenti, sia per la selezione e la definizione degli intenti da proporsi all’interno del procedimento di pianificazione, sia per il controllo dello sviluppo progettuale. Lo studio presentato, partendo da una sistematizzazione delle valutazioni storico-critiche, intende proporsi come incipit per il proseguimento di un dibattito architettonico e urbano sullo spazio collettivo di pertinenza della residenza più ampio e articolato.
2016
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