Nel De prospectiva Pinegendi Piero della Francesca, attraverso la riproposizione dei principi dell’ottica euclidea, descrive per la prima volta il metodo della rappresentazione prospettica, con l’obiettivo di redigere un testo scientifico a supporto dell’attività artistico-pittorica. Nei primi due libri egli propone un metodo diretto per la costruzione dell’immagine prospettica, applicato a semplici figure piane e solide, per la rappresentazione delle quali si avvale di rapporti proporzionali, invarianti proiettive e linee parallele e perpendicolari al quadro, le uniche che possa controllare in modo immediato nello spazio prospettico rispetto alle conoscenze da lui stesso esposte. Tuttavia, per passare alla rappresentazione prospettica di soggetti geometricamente più complessi, egli sente il bisogno di illustrare un secondo modo, che risulti più semplice da spiegare e comprendere e che non pregiudichi la leggibilità delle figure utilizzando un numero eccessivo di linee di costruzione. Ecco dunque introdotto un nuovo procedimento per la rappresentazione di corpi complessi come il capitello italico o le teste umane, grazie ad un sistema in grado di riproporre bidimensionalmente il fenomeno visivo grazie all’utilizzo di rappresentazioni allusive in pianta e alzato del soggetto sulle quali, introducendo un centro di proiezione fisico (un chiodo o un acho) che rappresenta l’ochio e materializzando i raggi visivi con un filo di seta sutilissimo, si possono raccogliere su righe di legno e di carta (poste in corrispondenza dell’immagine del quadro, il termine) le tracce delle rette proiettanti i punti notevoli dell’oggetto: l’unione dei dati raccolti porta infine, in un supporto distinto, alla costruzione per punti dell’immagine prospettica del soggetto. L’esigenza di uno studio approfondito di questo procedimento indiretto, che godrà di una grande fortuna nei secoli successivi, è motivata non solo dall’importanza che esso ha avuto nello sviluppo del metodo di rappresentazione prospettica, ma anche perché esso costituisce una preziosa testimonianza di quanto, prima delle celebri teorizzazioni successive, Piero della Francesca conoscesse e applicasse con disinvoltura il metodo delle proiezioni ortogonali associate.

Righe di legno, righe di carta e fili di seta. Per una ‘costruzione’ della prospettiva secondo Piero della Francesca / Romor, Jessica. - ELETTRONICO. - 1:(2015), pp. 25-34. (Intervento presentato al convegno Le teorie, le tecniche, i repertori figurativi nella prospettiva d’architettura tra il ’400 e il ’700 - Dall’acquisizione alla lettura del dato tenutosi a Firenze).

Righe di legno, righe di carta e fili di seta. Per una ‘costruzione’ della prospettiva secondo Piero della Francesca

ROMOR, JESSICA
2015

Abstract

Nel De prospectiva Pinegendi Piero della Francesca, attraverso la riproposizione dei principi dell’ottica euclidea, descrive per la prima volta il metodo della rappresentazione prospettica, con l’obiettivo di redigere un testo scientifico a supporto dell’attività artistico-pittorica. Nei primi due libri egli propone un metodo diretto per la costruzione dell’immagine prospettica, applicato a semplici figure piane e solide, per la rappresentazione delle quali si avvale di rapporti proporzionali, invarianti proiettive e linee parallele e perpendicolari al quadro, le uniche che possa controllare in modo immediato nello spazio prospettico rispetto alle conoscenze da lui stesso esposte. Tuttavia, per passare alla rappresentazione prospettica di soggetti geometricamente più complessi, egli sente il bisogno di illustrare un secondo modo, che risulti più semplice da spiegare e comprendere e che non pregiudichi la leggibilità delle figure utilizzando un numero eccessivo di linee di costruzione. Ecco dunque introdotto un nuovo procedimento per la rappresentazione di corpi complessi come il capitello italico o le teste umane, grazie ad un sistema in grado di riproporre bidimensionalmente il fenomeno visivo grazie all’utilizzo di rappresentazioni allusive in pianta e alzato del soggetto sulle quali, introducendo un centro di proiezione fisico (un chiodo o un acho) che rappresenta l’ochio e materializzando i raggi visivi con un filo di seta sutilissimo, si possono raccogliere su righe di legno e di carta (poste in corrispondenza dell’immagine del quadro, il termine) le tracce delle rette proiettanti i punti notevoli dell’oggetto: l’unione dei dati raccolti porta infine, in un supporto distinto, alla costruzione per punti dell’immagine prospettica del soggetto. L’esigenza di uno studio approfondito di questo procedimento indiretto, che godrà di una grande fortuna nei secoli successivi, è motivata non solo dall’importanza che esso ha avuto nello sviluppo del metodo di rappresentazione prospettica, ma anche perché esso costituisce una preziosa testimonianza di quanto, prima delle celebri teorizzazioni successive, Piero della Francesca conoscesse e applicasse con disinvoltura il metodo delle proiezioni ortogonali associate.
2015
Le teorie, le tecniche, i repertori figurativi nella prospettiva d’architettura tra il ’400 e il ’700 - Dall’acquisizione alla lettura del dato
Piero della Francesca; De prospectiva pingendi; prospettiva; storia della prospettiva; mazzocchio; prospettiva diretta; procedimenti indiretti
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Righe di legno, righe di carta e fili di seta. Per una ‘costruzione’ della prospettiva secondo Piero della Francesca / Romor, Jessica. - ELETTRONICO. - 1:(2015), pp. 25-34. (Intervento presentato al convegno Le teorie, le tecniche, i repertori figurativi nella prospettiva d’architettura tra il ’400 e il ’700 - Dall’acquisizione alla lettura del dato tenutosi a Firenze).
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