La città è sede della convivenza democratica solo quando tutti i suoi abitanti hanno accesso alle medesime opportunità. Il tema del rapporto tra città e democrazia è una delle grandi questioni intellettuali del nostro tempo: è infatti nei conglomerati urbani che si riscontrano le maggiori problematiche, ma anche le più interessanti soluzioni. Favela, slum, villa, gecekondu, baraccopoli sono termini utilizzati in diverse parti del mondo per designare realtà analoghe: si sceglie l’informalità per sopravvivere in città incapaci di accogliere gli abitanti in maniera dignitosa. La precarietà può dunque considerarsi al contempo problema e soluzione ed è ad essa che bisogna dare risposte adeguate, pertinenti e innovative. Il Programa de Urbanização de Favelas della città di São Paulo ne rappresenta senza dubbio una. Sviluppato dalla SEHAB e risalente al 2005, è uno dei maggiori piani di Regularização Urbanística e Fundiária del Brasile. Il Progetto Paraisópolis, che ne fa parte, trova nell’omonima favela – la seconda più grande di São Paulo – l’impegno maggiore, per l’ampia dimensione e diversificazione: include infatti unità abitative, infrastrutture e servizi. Il paper intende presentare l’esito di uno studio approfondito realizzato in tale favela, basato sull’unione metodologica di Avaliação pós-ocupação e Logica Fuzzy; desidera soffermarsi su alcuni aspetti ritenuti rilevanti al fine di conseguire, in maniarea reale, una sostenibilità sociale. Per il contesto esaminato, lo studio si è concentrato sull’analisi delle due tipologie residenziali conviventi in Paraisópolis, nello specifico il Condominio D (progetto SEHAB) e le abitazioni precarie del Settore 51. Nell’ambito di un progetto di urbanizzazione vasto, avente come fine ultimo l’inclusione socio-spaziale, partendo dal miglioramento della condizione abitativa, si intendono mettere particolarmente in luce alcune dinamiche socio-culturali riscontrate negli abitanti all’indomani del cambiamento. Questi, nel confronto tra vecchia e nuova condizione, sviluppano un maggior senso critico e appaiono proiettati progressivamente al miglioramento della qualità di vita, tendendo a escludere la favela dalla quale provengono e nella quale continuano pur sempre a vivere. Sembra così innescarsi, ma all’interno della favela stessa, il medesimo atteggiamento di rifiuto, del quale essi stessi sono vittime da parte della città. E ciò porta al rischio che venga meno quel carattere comunitario, proprio degli insediamenti informali e assente in tante realtà urbane, da considerarsi un bene da tutelare e consolidare. La sostenibilità sociale deve essere dunque obiettivo non solo dei Programmi, ma anche del processo successivo alla realizzazione e spetta particolarmente all’architettura e all’urbanistica il compito di contribuire a dissolvere, a partire dai materiali, confini ben più difficili: quelli immateriali.
Processi nebulosi per problematiche reali. L’inclusione socio-spaziale nel Progetto Paraisópolis. Avaliação Pós-Ocupação e Logica Fuzzy come metodologia di analisi nei Programmi di urbanizzazione di favelas / Sarno, Francesca; Abiko, Alex Kenya; Argenti, Maria. - STAMPA. - (2016), pp. 694-701. (Intervento presentato al convegno II Congresso Internacional de Habitação Coletiva Sustentável tenutosi a São Paulo nel aprile 2016).
Processi nebulosi per problematiche reali. L’inclusione socio-spaziale nel Progetto Paraisópolis. Avaliação Pós-Ocupação e Logica Fuzzy come metodologia di analisi nei Programmi di urbanizzazione di favelas
SARNO, FRANCESCA;ARGENTI, Maria
2016
Abstract
La città è sede della convivenza democratica solo quando tutti i suoi abitanti hanno accesso alle medesime opportunità. Il tema del rapporto tra città e democrazia è una delle grandi questioni intellettuali del nostro tempo: è infatti nei conglomerati urbani che si riscontrano le maggiori problematiche, ma anche le più interessanti soluzioni. Favela, slum, villa, gecekondu, baraccopoli sono termini utilizzati in diverse parti del mondo per designare realtà analoghe: si sceglie l’informalità per sopravvivere in città incapaci di accogliere gli abitanti in maniera dignitosa. La precarietà può dunque considerarsi al contempo problema e soluzione ed è ad essa che bisogna dare risposte adeguate, pertinenti e innovative. Il Programa de Urbanização de Favelas della città di São Paulo ne rappresenta senza dubbio una. Sviluppato dalla SEHAB e risalente al 2005, è uno dei maggiori piani di Regularização Urbanística e Fundiária del Brasile. Il Progetto Paraisópolis, che ne fa parte, trova nell’omonima favela – la seconda più grande di São Paulo – l’impegno maggiore, per l’ampia dimensione e diversificazione: include infatti unità abitative, infrastrutture e servizi. Il paper intende presentare l’esito di uno studio approfondito realizzato in tale favela, basato sull’unione metodologica di Avaliação pós-ocupação e Logica Fuzzy; desidera soffermarsi su alcuni aspetti ritenuti rilevanti al fine di conseguire, in maniarea reale, una sostenibilità sociale. Per il contesto esaminato, lo studio si è concentrato sull’analisi delle due tipologie residenziali conviventi in Paraisópolis, nello specifico il Condominio D (progetto SEHAB) e le abitazioni precarie del Settore 51. Nell’ambito di un progetto di urbanizzazione vasto, avente come fine ultimo l’inclusione socio-spaziale, partendo dal miglioramento della condizione abitativa, si intendono mettere particolarmente in luce alcune dinamiche socio-culturali riscontrate negli abitanti all’indomani del cambiamento. Questi, nel confronto tra vecchia e nuova condizione, sviluppano un maggior senso critico e appaiono proiettati progressivamente al miglioramento della qualità di vita, tendendo a escludere la favela dalla quale provengono e nella quale continuano pur sempre a vivere. Sembra così innescarsi, ma all’interno della favela stessa, il medesimo atteggiamento di rifiuto, del quale essi stessi sono vittime da parte della città. E ciò porta al rischio che venga meno quel carattere comunitario, proprio degli insediamenti informali e assente in tante realtà urbane, da considerarsi un bene da tutelare e consolidare. La sostenibilità sociale deve essere dunque obiettivo non solo dei Programmi, ma anche del processo successivo alla realizzazione e spetta particolarmente all’architettura e all’urbanistica il compito di contribuire a dissolvere, a partire dai materiali, confini ben più difficili: quelli immateriali.File | Dimensione | Formato | |
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