Il contributo verte sul rapporto tra guerra e territorio in epoca medievale (X-XVI secolo) e sulla ‘cultura della difesa’ che condiziona la scelta del luogo, della ‘forma’ e delle strutture materiali di un determinato insediamento, considerando il fenomeno ‘guerra’ come un critico vettore di cambiamento del paesaggio. Si prende come esemplificativa la Valle Sublacense (RM), così denominata dalla presenza del monastero di Subiaco che determina la geografia socio-insediativa del territorio con la creazione, tra il X e il XII secolo, di vari centri fortificati (in tutto 17, 10 castra o castella e 7 roccae citati dai documenti) posti per lo più su alture da dove esercitare, oltre a funzioni strategiche, un controllo visivo e simbolico. La metodologia di questa ‘archeologia della guerra’, volta alla ricostruzione di scenari bellici specifici, prevede lo spoglio delle fonti storico-documentarie e l’esame delle componenti strutturali ‘difensive’ ancora visibili nei castra e nelle roccae della Valle (mura, torri, porte, apparato sporgente, etc.) funzionali alla ‘difesa passiva’ dei centri di volta in volta analizzati. Dall’ ‘architettura della difesa’ si procede poi alla ‘topografia dell’offesa’, ovvero all’individuazione sia di luoghi deputati all’offensiva sia di ‘punti deboli’ sul piano topografico e strutturale. In merito ai primi, la presenza di proiettili in pietra, scagliati da macchine ossidionali poste extra moenia e rinvenuti in aree invece intramuranee di castra e rocche (come a Cervara di Roma, oggetto di tre campagne di scavo), conferma i lunghi assedi ricordati dalle tardive fonti cronachistiche, e d’altro canto è possibile ipotizzare l’ubicazione di dette macchine se si raffrontano i tratti orografici e altimetrici del territorio (come da piattaforma GIS) con la potenza di lancio delle artiglierie. Invece i ‘punti deboli’ dei centri si possono individuare avvalendosi della carta di visibilità (elaborata sempre in ambiente GIS) e dell’analisi delle componenti strutturali difensive ‘vulnerabili’ sia per posizione che per architettura.
Guerra e territorio. ‘Cultura della difesa’ nella Valle Sublacense / Annoscia, GIORGIA MARIA. - STAMPA. - 1:(2015), pp. 313-317. (Intervento presentato al convegno VII Congresso nazionale di archeologia medievale tenutosi a Lecce).
Guerra e territorio. ‘Cultura della difesa’ nella Valle Sublacense
ANNOSCIA, GIORGIA MARIA
2015
Abstract
Il contributo verte sul rapporto tra guerra e territorio in epoca medievale (X-XVI secolo) e sulla ‘cultura della difesa’ che condiziona la scelta del luogo, della ‘forma’ e delle strutture materiali di un determinato insediamento, considerando il fenomeno ‘guerra’ come un critico vettore di cambiamento del paesaggio. Si prende come esemplificativa la Valle Sublacense (RM), così denominata dalla presenza del monastero di Subiaco che determina la geografia socio-insediativa del territorio con la creazione, tra il X e il XII secolo, di vari centri fortificati (in tutto 17, 10 castra o castella e 7 roccae citati dai documenti) posti per lo più su alture da dove esercitare, oltre a funzioni strategiche, un controllo visivo e simbolico. La metodologia di questa ‘archeologia della guerra’, volta alla ricostruzione di scenari bellici specifici, prevede lo spoglio delle fonti storico-documentarie e l’esame delle componenti strutturali ‘difensive’ ancora visibili nei castra e nelle roccae della Valle (mura, torri, porte, apparato sporgente, etc.) funzionali alla ‘difesa passiva’ dei centri di volta in volta analizzati. Dall’ ‘architettura della difesa’ si procede poi alla ‘topografia dell’offesa’, ovvero all’individuazione sia di luoghi deputati all’offensiva sia di ‘punti deboli’ sul piano topografico e strutturale. In merito ai primi, la presenza di proiettili in pietra, scagliati da macchine ossidionali poste extra moenia e rinvenuti in aree invece intramuranee di castra e rocche (come a Cervara di Roma, oggetto di tre campagne di scavo), conferma i lunghi assedi ricordati dalle tardive fonti cronachistiche, e d’altro canto è possibile ipotizzare l’ubicazione di dette macchine se si raffrontano i tratti orografici e altimetrici del territorio (come da piattaforma GIS) con la potenza di lancio delle artiglierie. Invece i ‘punti deboli’ dei centri si possono individuare avvalendosi della carta di visibilità (elaborata sempre in ambiente GIS) e dell’analisi delle componenti strutturali difensive ‘vulnerabili’ sia per posizione che per architettura.File | Dimensione | Formato | |
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