Since the mid-80s, interventions into build heritage in Spain and Portugal have been particularly relevant. Relevant enough to divert the attention that architects and specialists once conferred to other countries, such as Italy and Germany during their postwar reconstruction. After the end of Franco’s and Salazar’s dictatorships, Spain and Portugal entered in the European Community in 1986. The democratic governments realized the modernisation of the countries: building infrastructures and public facilities; regenerating cities and recovering architectural heritage, with the community funds. The architectural heritage is considered a resource, a tourist attraction and a cultural growth’s device. So a lot of operations on architectural heritage is widespread in Spain and Portugal in the last thirty years. Among them this essay talks about the transformation of existing monuments to give them a second life. Alvaro Siza, Rafael Moneo, Gonçalo Byrne, José Ignacio Linazasoro - whose works are described in this essay - share the same method: they read the place and the pre-existing building carefully, they convert it according to its characters. Connecting urban fragments belonging to different times they enhance the monuments’s role within the city and with its inhabitants. The current recession have changed the mode pre-existing buildings are considered, regardless of their historic values or their author. They may become "raw matter" for the city, available for new uses. Furthermore, the reduction of resources due to the crisis has determined that each intervention, also of reuse and transformation, have to deal with energy efficiency. For example, the school of Hostelry in Medina Sidonia, designed by Sol89, reuses an early 19th century slaughterhouse employing several bioclimatic features have been inherited from vernacular tradition: the different heights and slants of the roof allow greater control of the effects of the sunlight; the internal patios act as ventilation shafts; the outer walls guarantee high thermal inertia.

Dalla metà degli anni ’80 l’attenzione che gli architetti e i critici avevano rivolto ai progetti di restauro e di ricostruzione del patrimonio architettonico realizzati nel dopoguerra in Italia e in Germania, si sposta verso quelli costruiti sul territorio della penisola iberica. Qui, in seguito alla fine dei regimi dittatoriali di Francisco Franco in Spagna e António de Oliveira Salazar in Portogallo e all’entrata dei due paesi nella comunità europea nel 1986, i governi democratici grazie ai finanziamenti comunitari mettono in atto una serie di interventi di infrastrutturazione del territorio e riqualificazioni delle città e dei centri minori; tra questi il recupero e la valorizzazione del patrimonio architettonico. All’interno del vasto panorama di interventi di questo tipo, l’articolo analizza quelli di trasformazione dell’esistente; quei progetti che prevedono il riutilizzo di una rovina, che aggiungono una strato, espressione della contemporaneità al quelli già esistenti, che connettono frammenti appartenenti a diverse epoche e li inseriscono all’interno della città. Questo tipo di interventi trova consensi, non solo tra i professionisti e nel dibattito portato avanti dalle riviste di settore, ma anche nelle istituzioni e nella collettività, che riconoscono il valore e le potenzialità del patrimonio che il tempo ha depositato sul territorio e che gli architetti sanno valorizzare. Gli architetti, dei quali sono descritte le opere, condividono uno stesso metodo: la lettura approfondita del luogo nel quale intervengono, la reintrepretazione dei suoi caratteri al fine di permettergli una seconda vita, di continuare di essere parte della città e poter essere utilizzato dai suoi abitanti. Questo metodo è condiviso sia dai grandi maestri, Alvaro Siza, Rafael Moneo, Gonçalo Byrne, José Ignacio Linazasoro che da architetti più giovani che si sono laureanti e hanno iniziato la professione durante l’attuale crisi economica. Quest’ultima ha portato a considerare ogni manufatto esistente, indipendentemente dal suo valore, dal suo essere più o meno antico o dal suo autore, “Materia prima” con la quale è costruita la città disponibile per essere riutilizzata. Inoltre la riduzione delle risorse a causa della crisi ha determinato che ogni intervento anche di riuso e trasformazione dovesse porsi anche la questione dei consumi energetici che il progetto del Sol89 a Medina-Sidonia che trasforma un mattatoio dell’ottocento in scuola alberghiera lo risolve recuperando le tecniche costruttive tradizionali del luogo.

Penisola Iberica: restauro come trasformazione; lettura e interpretazione come metodo (1980-2014) / Spirito, Gianpaola. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 145:(2015), pp. 34-50.

Penisola Iberica: restauro come trasformazione; lettura e interpretazione come metodo (1980-2014)

SPIRITO, Gianpaola
2015

Abstract

Since the mid-80s, interventions into build heritage in Spain and Portugal have been particularly relevant. Relevant enough to divert the attention that architects and specialists once conferred to other countries, such as Italy and Germany during their postwar reconstruction. After the end of Franco’s and Salazar’s dictatorships, Spain and Portugal entered in the European Community in 1986. The democratic governments realized the modernisation of the countries: building infrastructures and public facilities; regenerating cities and recovering architectural heritage, with the community funds. The architectural heritage is considered a resource, a tourist attraction and a cultural growth’s device. So a lot of operations on architectural heritage is widespread in Spain and Portugal in the last thirty years. Among them this essay talks about the transformation of existing monuments to give them a second life. Alvaro Siza, Rafael Moneo, Gonçalo Byrne, José Ignacio Linazasoro - whose works are described in this essay - share the same method: they read the place and the pre-existing building carefully, they convert it according to its characters. Connecting urban fragments belonging to different times they enhance the monuments’s role within the city and with its inhabitants. The current recession have changed the mode pre-existing buildings are considered, regardless of their historic values or their author. They may become "raw matter" for the city, available for new uses. Furthermore, the reduction of resources due to the crisis has determined that each intervention, also of reuse and transformation, have to deal with energy efficiency. For example, the school of Hostelry in Medina Sidonia, designed by Sol89, reuses an early 19th century slaughterhouse employing several bioclimatic features have been inherited from vernacular tradition: the different heights and slants of the roof allow greater control of the effects of the sunlight; the internal patios act as ventilation shafts; the outer walls guarantee high thermal inertia.
2015
Dalla metà degli anni ’80 l’attenzione che gli architetti e i critici avevano rivolto ai progetti di restauro e di ricostruzione del patrimonio architettonico realizzati nel dopoguerra in Italia e in Germania, si sposta verso quelli costruiti sul territorio della penisola iberica. Qui, in seguito alla fine dei regimi dittatoriali di Francisco Franco in Spagna e António de Oliveira Salazar in Portogallo e all’entrata dei due paesi nella comunità europea nel 1986, i governi democratici grazie ai finanziamenti comunitari mettono in atto una serie di interventi di infrastrutturazione del territorio e riqualificazioni delle città e dei centri minori; tra questi il recupero e la valorizzazione del patrimonio architettonico. All’interno del vasto panorama di interventi di questo tipo, l’articolo analizza quelli di trasformazione dell’esistente; quei progetti che prevedono il riutilizzo di una rovina, che aggiungono una strato, espressione della contemporaneità al quelli già esistenti, che connettono frammenti appartenenti a diverse epoche e li inseriscono all’interno della città. Questo tipo di interventi trova consensi, non solo tra i professionisti e nel dibattito portato avanti dalle riviste di settore, ma anche nelle istituzioni e nella collettività, che riconoscono il valore e le potenzialità del patrimonio che il tempo ha depositato sul territorio e che gli architetti sanno valorizzare. Gli architetti, dei quali sono descritte le opere, condividono uno stesso metodo: la lettura approfondita del luogo nel quale intervengono, la reintrepretazione dei suoi caratteri al fine di permettergli una seconda vita, di continuare di essere parte della città e poter essere utilizzato dai suoi abitanti. Questo metodo è condiviso sia dai grandi maestri, Alvaro Siza, Rafael Moneo, Gonçalo Byrne, José Ignacio Linazasoro che da architetti più giovani che si sono laureanti e hanno iniziato la professione durante l’attuale crisi economica. Quest’ultima ha portato a considerare ogni manufatto esistente, indipendentemente dal suo valore, dal suo essere più o meno antico o dal suo autore, “Materia prima” con la quale è costruita la città disponibile per essere riutilizzata. Inoltre la riduzione delle risorse a causa della crisi ha determinato che ogni intervento anche di riuso e trasformazione dovesse porsi anche la questione dei consumi energetici che il progetto del Sol89 a Medina-Sidonia che trasforma un mattatoio dell’ottocento in scuola alberghiera lo risolve recuperando le tecniche costruttive tradizionali del luogo.
riuso; patrimonio; architettura; trasformazione urbana
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Penisola Iberica: restauro come trasformazione; lettura e interpretazione come metodo (1980-2014) / Spirito, Gianpaola. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 145:(2015), pp. 34-50.
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