The genre of collaborative autobiographies has been widely theorized in the past decades most of all in the US context. This genre characterizes Italian postcolonial literature in the early 1990s and marks the linguistic and cultural encounter and the collaboration between Italians and migrants. The present essay scrutinizes power relations in collaborative autobiographies and the mechanisms of censorship and self-censorship at play in the construction of the text. It also questions the transparency of the editorial role, highlighting that “split” authorship poses theoretical questions that a literary critic cannot disregard. To consider an editor as a “transparent” mediator would mean on the one hand to disregard the contribution that the editor can make, and on the other to underestimate the power that s/he can exercise, which would lead to misunderstanding the nature of the text altogether. Starting from John Beverley’s theorization on testimonio and Caren Kaplan’s work on collaborations between women and on feminist sisterhood, the essay compares two couples of texts. The first two texts are Nassera Chohra’ autobiography, Volevo diventare bianca (with Alessandra Atti Di Sarro, 1993) and Italian American Rosa Cassettari’s autobiography written in collaboration with Marie Hall Ets, Rosa: Life of an Italian Immigrant (1970). The other two texts are Pap Khouma, Io, venditore di elefanti (with Oreste Pivetta, 1990) and Salah Methnani, Immigrato (with Mario Fortunato, 1990).
Il genere delle autobiografie collaborative è stato oggetto di una complessa teorizzazione negli ultimi decenni, soprattutto in ambito statunitense, ed è il genere che più di altri segna l'inizio, nei primi anni Novanta, della letteratura postcoloniale italiana e l’incontro linguistico e culturale tra migranti e culture di “accoglienza.” Il presente saggio intende indagare i rapporti di potere presenti all'interno delle autobiografie collaborative e i meccanismi di censura e autocensura operati nella costruzione del testo. Il saggio mette in discussione la presunta trasparenza del ruolo dell'editor e analizza come il rapporto tra narratore ed editor sia al contempo un rapporto di collaborazione e solidarietà, ma anche di sfruttamento coloniale e resistenza postcoloniale. Partendo da una riflessione sui due termini "autobiografia" e "collaborativa" – apparentemente aproblematici ma in realtà fortemente problematici – questo saggio sviluppa un'analisi delle questioni che questo genere letterario pone dal punto di vista teorico – scissione della posizione autoriale, e quindi dell’autorità del soggetto che scrive, rapporti di potere all’interno della collaborazione, censure operate, questioni etiche e rapporti con la critica, resistenza postcoloniale alle grandi narrazioni e riscrittura della storia. L'impianto teorico del presente saggio è costruito soprattutto a partire da testi statunitensi (dagli studi sul testimonio di John Beverley, a quelli sui rapporti di collaborazione come rapporti di sorellanza femminista di Caren Kaplan, agli studi sulle autobiografie native americane). Per quanto riguarda i testi presi in esame, la presente analisi mette a confronto due coppie di testi. I primi due sono l’autobiografia di Nassera Chohra, Volevo diventare bianca (con Alessandra Atti Di Sarro, 1993) e un’importante autobiografia collaborativa italoamericana, Rosa: Life of an Italian Immigrant (con Marie Hall Ets, 1970). Gli altri due sono testi che segnano l’inizio della letteratura postcoloniale italiana: quali Pap Khouma, Io, venditore di elefanti (con Oreste Pivetta, 1990) e Salah Methnani, Immigrato (con Mario Fortunato, 1990).
Meccanismi di censura e rapporti di potere nelle autobiografie collaborative / Romeo, Caterina Stefania. - In: BETWEEN. - ISSN 2039-6597. - ELETTRONICO. - V:9(2015), pp. 1-28. [10.13125/2039-6597/1401]
Meccanismi di censura e rapporti di potere nelle autobiografie collaborative
ROMEO, Caterina Stefania
2015
Abstract
The genre of collaborative autobiographies has been widely theorized in the past decades most of all in the US context. This genre characterizes Italian postcolonial literature in the early 1990s and marks the linguistic and cultural encounter and the collaboration between Italians and migrants. The present essay scrutinizes power relations in collaborative autobiographies and the mechanisms of censorship and self-censorship at play in the construction of the text. It also questions the transparency of the editorial role, highlighting that “split” authorship poses theoretical questions that a literary critic cannot disregard. To consider an editor as a “transparent” mediator would mean on the one hand to disregard the contribution that the editor can make, and on the other to underestimate the power that s/he can exercise, which would lead to misunderstanding the nature of the text altogether. Starting from John Beverley’s theorization on testimonio and Caren Kaplan’s work on collaborations between women and on feminist sisterhood, the essay compares two couples of texts. The first two texts are Nassera Chohra’ autobiography, Volevo diventare bianca (with Alessandra Atti Di Sarro, 1993) and Italian American Rosa Cassettari’s autobiography written in collaboration with Marie Hall Ets, Rosa: Life of an Italian Immigrant (1970). The other two texts are Pap Khouma, Io, venditore di elefanti (with Oreste Pivetta, 1990) and Salah Methnani, Immigrato (with Mario Fortunato, 1990).File | Dimensione | Formato | |
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