L’ordinanza n. 2 del 2015 dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato solleva in via incidentale questione di costituzionalità sulle norme che disciplinano la revocazione delle sentenze amministrative “nelle parte in cui non prevedono un diverso caso di revocazione quando ciò si renda necessario per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo”, similmente a quanto avvenuto nell’ordinamento penale dove la Corte costituzionale nel 2011 ha ampliato i casi di revisione della sentenza o del decreto penale di condanna. Il tema viene inquadrato nel più ampio fenomeno del “ridimensionamento” del giudicato nazionale, chiamato oggi a confrontarsi con molteplici ordinamenti sovranazionali con conseguente “dequotazione” del tradizionale principio di intangibilità della res judicata. In tali casi la necessità di ricorrere allo strumento della revocazione è già stata avvertita da altri legislatori nazionali nonché dalla dottrina processualvilistica per l’evenienza in cui la sentenza nazionale contrasti con l’ordinamento comunitario. Si auspica, pertanto, un organico intervento del legislatore affinché vengano complessivamente disciplinate le modalità con cui l’ordinamento italiano si conforma alle pronunce della Corte di Strasburgo.
Revocazione del giudicato civile e amministrativo per violazione della cedu. Il consiglio di stato porta la questione alla corte costituzionale / Vitale, STEFANO LORENZO. - In: IL CORRIERE GIURIDICO. - ISSN 1591-4232. - STAMPA. - Anno 2015:11(2015), pp. 1429-1434.
Revocazione del giudicato civile e amministrativo per violazione della cedu. Il consiglio di stato porta la questione alla corte costituzionale
VITALE, STEFANO LORENZO
2015
Abstract
L’ordinanza n. 2 del 2015 dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato solleva in via incidentale questione di costituzionalità sulle norme che disciplinano la revocazione delle sentenze amministrative “nelle parte in cui non prevedono un diverso caso di revocazione quando ciò si renda necessario per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo”, similmente a quanto avvenuto nell’ordinamento penale dove la Corte costituzionale nel 2011 ha ampliato i casi di revisione della sentenza o del decreto penale di condanna. Il tema viene inquadrato nel più ampio fenomeno del “ridimensionamento” del giudicato nazionale, chiamato oggi a confrontarsi con molteplici ordinamenti sovranazionali con conseguente “dequotazione” del tradizionale principio di intangibilità della res judicata. In tali casi la necessità di ricorrere allo strumento della revocazione è già stata avvertita da altri legislatori nazionali nonché dalla dottrina processualvilistica per l’evenienza in cui la sentenza nazionale contrasti con l’ordinamento comunitario. Si auspica, pertanto, un organico intervento del legislatore affinché vengano complessivamente disciplinate le modalità con cui l’ordinamento italiano si conforma alle pronunce della Corte di Strasburgo.| File | Dimensione | Formato | |
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