Questo contributo muove dall’ipotesi che le pratiche di neoruralità costituiscano un punto di vista privilegiato da cui è possibile osservare l’elaborazione di processi innovativi a livello economico, sociale e politico. Le nuove esperienze agricole, promosse da privati o gruppi di privati, non solo sperimentano nuovi modelli produttivi ed economici che “promuovono la valorizzazione di una pluralità di elementi contestuali” attraverso “forme di integrazione e processi di apprendimento interattivi” (Magatti, 2014), ma soprattutto immaginano e producono una nuova accezione di ‘pubblico’. Il termine pubblico non si riferisce qui al soggetto pubblico come attore, né all’interesse pubblico come oggetto/prodotto dell’azione pubblica, bensì alla dimensione pubblica di un bene, che non può darsi né attraverso un’azione intenzionale o un’imposizione normativa, ma è piuttosto legata “alla molteplicità di relazioni che la sua fruizione instaura” (Crosta, 1998). Dati questi presupposti, il contributo si interroga sulle potenzialità di alcune esperienze specifiche tra Roma e Bologna, che, sperimentando diversi modelli proprietari e gestionali, si configurano come ambiti di intersezione tra pubblico e privato, tra “urbano e non (o meno) urbano” (De Bonis, 2003), tra territori, società civile e – eventualmente – soggetti istituzionali. L’azienda agricola è qui intesa come un’unità multifunzionale, che si relaziona in modi nuovi con la società e la natura, in un processo di ampliamento dei margini e conquista di maggiore autonomia “da modelli di dipendenza e processi di marginalizzazione e privazione” (Ploeg, 2008). Ciò diventa possibile tramite innovazioni rispetto a istanze sociali e/o ambientali che possono determinarsi solo nel contesto di azione dell’impresa stessa (Magatti, 2014). È il territorio, infatti, che offre le condizioni necessarie affinché l’azienda possa inserirsi in un sistema di relazioni che favoriscono il processo di diversificazione e di stabilizzazione dei redditi (Henke e Salvioni, 2010) producendo valore contestuale, “premessa per rilegare economia e società” (Magatti, 2014). Si ritiene che le esperienze osservate costituiscano un interessante campo di indagine all’interno degli studi urbani, proprio perché capaci di rivelare un “massiccio processo di mutamento endogeno prodotto dalla base” (Ploeg, 2008), che “non propone una soluzione globale per una serie di problemi e situazioni locali, ma si sviluppa in un insieme crescente di soluzioni locali diversificate” (Ploeg, 2008), che sembrano co-evolvere nello spazio e nel tempo tramite tanti passaggi interconnessi. Un’attenta osservazione di queste nuove forme di impresa potrebbe contribuire alla produzione di dispositivi urbani, normativi e finanziari in grado di sostenere il moltiplicarsi di esperienze simili, promuovendo uno sviluppo virtuoso del territorio basato sul prodursi di ‘campi di relazione’, intesi come “ambiti delle evoluzioni tra cultura, natura e società” (Pizziolo, 2003).

Planum / Zamponi, Cecilia. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - ELETTRONICO. - (In corso di stampa).

Planum

ZAMPONI, CECILIA
In corso di stampa

Abstract

Questo contributo muove dall’ipotesi che le pratiche di neoruralità costituiscano un punto di vista privilegiato da cui è possibile osservare l’elaborazione di processi innovativi a livello economico, sociale e politico. Le nuove esperienze agricole, promosse da privati o gruppi di privati, non solo sperimentano nuovi modelli produttivi ed economici che “promuovono la valorizzazione di una pluralità di elementi contestuali” attraverso “forme di integrazione e processi di apprendimento interattivi” (Magatti, 2014), ma soprattutto immaginano e producono una nuova accezione di ‘pubblico’. Il termine pubblico non si riferisce qui al soggetto pubblico come attore, né all’interesse pubblico come oggetto/prodotto dell’azione pubblica, bensì alla dimensione pubblica di un bene, che non può darsi né attraverso un’azione intenzionale o un’imposizione normativa, ma è piuttosto legata “alla molteplicità di relazioni che la sua fruizione instaura” (Crosta, 1998). Dati questi presupposti, il contributo si interroga sulle potenzialità di alcune esperienze specifiche tra Roma e Bologna, che, sperimentando diversi modelli proprietari e gestionali, si configurano come ambiti di intersezione tra pubblico e privato, tra “urbano e non (o meno) urbano” (De Bonis, 2003), tra territori, società civile e – eventualmente – soggetti istituzionali. L’azienda agricola è qui intesa come un’unità multifunzionale, che si relaziona in modi nuovi con la società e la natura, in un processo di ampliamento dei margini e conquista di maggiore autonomia “da modelli di dipendenza e processi di marginalizzazione e privazione” (Ploeg, 2008). Ciò diventa possibile tramite innovazioni rispetto a istanze sociali e/o ambientali che possono determinarsi solo nel contesto di azione dell’impresa stessa (Magatti, 2014). È il territorio, infatti, che offre le condizioni necessarie affinché l’azienda possa inserirsi in un sistema di relazioni che favoriscono il processo di diversificazione e di stabilizzazione dei redditi (Henke e Salvioni, 2010) producendo valore contestuale, “premessa per rilegare economia e società” (Magatti, 2014). Si ritiene che le esperienze osservate costituiscano un interessante campo di indagine all’interno degli studi urbani, proprio perché capaci di rivelare un “massiccio processo di mutamento endogeno prodotto dalla base” (Ploeg, 2008), che “non propone una soluzione globale per una serie di problemi e situazioni locali, ma si sviluppa in un insieme crescente di soluzioni locali diversificate” (Ploeg, 2008), che sembrano co-evolvere nello spazio e nel tempo tramite tanti passaggi interconnessi. Un’attenta osservazione di queste nuove forme di impresa potrebbe contribuire alla produzione di dispositivi urbani, normativi e finanziari in grado di sostenere il moltiplicarsi di esperienze simili, promuovendo uno sviluppo virtuoso del territorio basato sul prodursi di ‘campi di relazione’, intesi come “ambiti delle evoluzioni tra cultura, natura e società” (Pizziolo, 2003).
9999
"endogeno", "contestuale", "interazione"
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Planum / Zamponi, Cecilia. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - ELETTRONICO. - (In corso di stampa).
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