The lack of low-cost housing and support services limits the right to the education of always more students. The dormitories has unfortunately become a constant concern of many university cities. Special importance takes the case of Rome. The private rental market is one of the most expensive in the country, is often illegal, and absorbs much of the housing demand of students. As a result the occupation of collective of students, in abandoned buildings offers the opportunity to study the problem and find prospective solutions, through experimental practices of cohabitation, to define new rules for the right to study, and also support the right for all, to the city. Observing, listening, recognizing and interpreting the new generational requests along with the housing demand leads to the rediscovery and a new formalization of buildings which, although showing their usual facades, represent a new residential approach, based on a mixture of more uses and pursuing of a plural and participatory life in the city. This study recognizes three substantive principles of architecture, often ignored by conventional experience: social potential of living that, through the construction of the habitat, encourages the development of new dynamics of integration and interaction between the residents and the city; the must to experiment, required to implement a design attentive to the needs of contemporary society; the identification of the dismissed built heritage as real estate, as urban to regenerate degraded portions of the city, as to initiate new processes for social inclusion. Based on these considerations the research report aims to illustrate the peculiar characteristics of the five student occupations that are present in Rome to understand how reconverted architectural space meet the new uses. The essay invites us to reflect on the essential role that designers must play in the contemporary city. It recognizes in the protection and enhancement of such spontaneous processes an engine for defining reproducible architectural forms of supportive, rather than shared, living. In support of our conclusions, we describe a significant European study case on the architectural conversion of the built heritage, where the definition of a hostel for student and homeless led to theorize and formalize principles and values enshrined in the Roman occupations.

La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti e priva di valore e di senso lo stesso diritto allo studio. Il problema della carenza di studentati è diventato purtroppo una preoccupante costante di molte città universitarie. Fra queste, in Italia un rilievo particolare lo assume Roma, dove il mercato degli affitti privati, con i canoni fra i più alti del Paese, spesso in nero, assorbe gran parte della domanda abitativa. Sono nate così per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione, di definire un nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini più ampi, sostenga anche il diritto, per tutti, alla città. Osservare, ascoltare, riconoscere ed interpretare i nuovi bisogni generazionali assieme alle emergenze abitative porta alla riscoperta e ad una nuova formalizzazione di edifici che, seppur mostrandosi alla città nelle loro facciate usuali, ospitano una nuova modalità abitativa, basata sulla commistione di più usi, sulla volontà di una vita plurale e partecipativa nella città. Il contributo che queste esperienze ci consegnano sta nel riconoscimento di tre principi sostanziali dell’architettura, spesso ignorati dalle esperienze convenzionali: il potenziale sociale dell’abitare che, attraverso la costruzione dell’habitat, favorisce lo sviluppo di nuove dinamiche d’integrazione e interazione fra gli abitanti e la città; l’irrinunciabilità alla sperimentazione, necessaria per attuare una progettazione attenta ai bisogni contemporanei della società; l’identificazione del costruito dismesso come patrimonio sia immobiliare, sia urbano per rigenerare porzioni degradate di città, sia sociale per dare avvio nuovi processi d’inclusione. Partendo da queste considerazioni il rapporto di ricerca intende illustrare i caratteri identitari delle cinque occupazioni studentesche ad oggi presenti a Roma per comprendere come lo spazio architettonico esistente, ora trasformato, abbia assorbito i nuovi usi proposti. Il saggio, focalizzando l'attenzione sull'esperienza dell’edificio occupato denominato Puzzle, invita ad una riflessione sul ruolo essenziale che i progettisti sono chiamati a svolgere nella città contemporanea. E individua nella tutela e valorizzazione di tali processi spontanei un motore per la definizione di tipi architettonici riproducibili, di inedite forme di abitare più che condiviso, solidale. A supporto di questa tesi viene approfondito un significativo caso studio europeo dove il progetto architettonico di riconversione del patrimonio costruito per la definizione di uno studentato-ostello per senza fissa dimora ha saputo teorizzare e formalizzare gli stessi principi e valori affermati nelle occupazioni romane.

Imparando dalle occupazioni studentesche a Roma. Nuovi modelli sperimentali di studentati a servizio della città contemporanea / Rosmini, Emilia; Percoco, Maura; Argenti, Maria. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 474-484. (Intervento presentato al convegno Abitare il Futuro 3° edizione - Inhabiting the future 3rd edition tenutosi a Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II - Napoli nel 1-2 Ottobre 2015).

Imparando dalle occupazioni studentesche a Roma. Nuovi modelli sperimentali di studentati a servizio della città contemporanea

ROSMINI, EMILIA;PERCOCO, Maura;ARGENTI, Maria
2015

Abstract

The lack of low-cost housing and support services limits the right to the education of always more students. The dormitories has unfortunately become a constant concern of many university cities. Special importance takes the case of Rome. The private rental market is one of the most expensive in the country, is often illegal, and absorbs much of the housing demand of students. As a result the occupation of collective of students, in abandoned buildings offers the opportunity to study the problem and find prospective solutions, through experimental practices of cohabitation, to define new rules for the right to study, and also support the right for all, to the city. Observing, listening, recognizing and interpreting the new generational requests along with the housing demand leads to the rediscovery and a new formalization of buildings which, although showing their usual facades, represent a new residential approach, based on a mixture of more uses and pursuing of a plural and participatory life in the city. This study recognizes three substantive principles of architecture, often ignored by conventional experience: social potential of living that, through the construction of the habitat, encourages the development of new dynamics of integration and interaction between the residents and the city; the must to experiment, required to implement a design attentive to the needs of contemporary society; the identification of the dismissed built heritage as real estate, as urban to regenerate degraded portions of the city, as to initiate new processes for social inclusion. Based on these considerations the research report aims to illustrate the peculiar characteristics of the five student occupations that are present in Rome to understand how reconverted architectural space meet the new uses. The essay invites us to reflect on the essential role that designers must play in the contemporary city. It recognizes in the protection and enhancement of such spontaneous processes an engine for defining reproducible architectural forms of supportive, rather than shared, living. In support of our conclusions, we describe a significant European study case on the architectural conversion of the built heritage, where the definition of a hostel for student and homeless led to theorize and formalize principles and values enshrined in the Roman occupations.
2015
Abitare il Futuro 3° edizione - Inhabiting the future 3rd edition
La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti e priva di valore e di senso lo stesso diritto allo studio. Il problema della carenza di studentati è diventato purtroppo una preoccupante costante di molte città universitarie. Fra queste, in Italia un rilievo particolare lo assume Roma, dove il mercato degli affitti privati, con i canoni fra i più alti del Paese, spesso in nero, assorbe gran parte della domanda abitativa. Sono nate così per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione, di definire un nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini più ampi, sostenga anche il diritto, per tutti, alla città. Osservare, ascoltare, riconoscere ed interpretare i nuovi bisogni generazionali assieme alle emergenze abitative porta alla riscoperta e ad una nuova formalizzazione di edifici che, seppur mostrandosi alla città nelle loro facciate usuali, ospitano una nuova modalità abitativa, basata sulla commistione di più usi, sulla volontà di una vita plurale e partecipativa nella città. Il contributo che queste esperienze ci consegnano sta nel riconoscimento di tre principi sostanziali dell’architettura, spesso ignorati dalle esperienze convenzionali: il potenziale sociale dell’abitare che, attraverso la costruzione dell’habitat, favorisce lo sviluppo di nuove dinamiche d’integrazione e interazione fra gli abitanti e la città; l’irrinunciabilità alla sperimentazione, necessaria per attuare una progettazione attenta ai bisogni contemporanei della società; l’identificazione del costruito dismesso come patrimonio sia immobiliare, sia urbano per rigenerare porzioni degradate di città, sia sociale per dare avvio nuovi processi d’inclusione. Partendo da queste considerazioni il rapporto di ricerca intende illustrare i caratteri identitari delle cinque occupazioni studentesche ad oggi presenti a Roma per comprendere come lo spazio architettonico esistente, ora trasformato, abbia assorbito i nuovi usi proposti. Il saggio, focalizzando l'attenzione sull'esperienza dell’edificio occupato denominato Puzzle, invita ad una riflessione sul ruolo essenziale che i progettisti sono chiamati a svolgere nella città contemporanea. E individua nella tutela e valorizzazione di tali processi spontanei un motore per la definizione di tipi architettonici riproducibili, di inedite forme di abitare più che condiviso, solidale. A supporto di questa tesi viene approfondito un significativo caso studio europeo dove il progetto architettonico di riconversione del patrimonio costruito per la definizione di uno studentato-ostello per senza fissa dimora ha saputo teorizzare e formalizzare gli stessi principi e valori affermati nelle occupazioni romane.
Emergenza sociale; occupazioni studentesche; Roma, patrimonio dismesso; riuso-riconversione; nuove modalità abitative; Inclusione sociale
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Imparando dalle occupazioni studentesche a Roma. Nuovi modelli sperimentali di studentati a servizio della città contemporanea / Rosmini, Emilia; Percoco, Maura; Argenti, Maria. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 474-484. (Intervento presentato al convegno Abitare il Futuro 3° edizione - Inhabiting the future 3rd edition tenutosi a Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II - Napoli nel 1-2 Ottobre 2015).
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