Al piano nobile di Palazzo Barberini – sede della Galleria Nazionale d'Arte Antica – è presente l’imponente affresco “Il trionfo della Divina Provvidenza”, dipinto da Pietro da Cortona, per decorare la volta a sesto ribassato, realizzata in corrispondenza del salone principale. L’affresco eseguito fra il 1632 e il 1639 celebra l'apoteosi della provvidenza divina e, nello stesso tempo, quella del pontefice Urbano VIII e della famiglia Barberini. Ad un’attenta osservazione dell’opera, appare evidente che sia nel progettare, sia nel realizzare l’affresco, Pietro da Cortona abbia curato particolarmente le tecniche di rappresentazione della luce. Questa particolare attenzione per il ruolo comunicativo del chiaroscuro sembra manifestarsi: sia nella rappresentazione delle fonti luminose iconografiche virtuali, per mezzo di avanzati accorgimenti nella disposizione del colore nell’affresco; sia nell’interazione del medesimo colore con la luce naturale e artificiale che, in entrambi i casi, appare attentamente progettata, fino al punto di intervenire con modifiche significative sulla stessa struttura architettonica ospitante l’opera. Ciò non deve stupire perché il tema della luce e del colore è centrale nell'arte barocca ed è anche oggetto di studi teorici che trovano spesso posto all'interno di trattati di ottica e prospettiva. Interessanti, data la vicinanza cronologica con l'opera cortoniana, sono le teorie sul colore [1] di François d'Aguilon nel suo trattato “Opticorum libri sex” del 1613 [2] ma anche quelle presenti nel trattato inedito di Matteo Zaccolini ed in particolare nei primi due libri intitolati rispettivamente "De colori" [3] e "Della prospettiva del colore" [4] attualmente conservati presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze ma composti in ambiente romano tra il 1618 e il 1622. La ricerca prodotta, gemmata nell’ambito di una operazione di documentazione più ampia condotta sull’affresco, ha voluto sperimentare una metodologia di rilievo speditiva, non invasiva ed eseguibile con strumentazione non specificatamente dedicata, focalizzando l’attenzione sulla distribuzione del colore all’interno dell’opera, provando a valutare in modo critico i dati raccolti e a rappresentarli in modo sintetico, così da fare emergere da essi eventuali evidenze e singolarità. L’attività sperimentale è stata condotta in tre fasi: la prima di rilievo fotografico, svolta con particolare dettaglio e cura nell’acquisizione del colore; la seconda di normalizzazione ed elaborazione dei dati; la terza, infine è stata dedicata alla rappresentazione in forma sintetica delle analisi digitali effettuate. La raccolta dei dati, inizialmente orientata a comprendere la distribuzione della luce dipinta nell’affresco, ha svelato altre importanti informazioni, che allo stato attuale sono in corso di confronto con le analisi specifiche sul colore condotte durante i restauri che hanno interessato – anche in periodi recenti – l’affresco.
Analisi sperimentali per la mappatura della luce e del colore nell'affresco: “Il Trionfo della Divina Provvidenza” di Pietro da Cortona / Valenti, Graziano Mario; Baglioni, Leonardo; Mancini, MATTEO FLAVIO. - STAMPA. - XI A:(2015), pp. 437-445. (Intervento presentato al convegno Colore e Colorimetria tenutosi a Milano).
Analisi sperimentali per la mappatura della luce e del colore nell'affresco: “Il Trionfo della Divina Provvidenza” di Pietro da Cortona.
VALENTI, Graziano Mario;BAGLIONI, Leonardo;MANCINI, MATTEO FLAVIO
2015
Abstract
Al piano nobile di Palazzo Barberini – sede della Galleria Nazionale d'Arte Antica – è presente l’imponente affresco “Il trionfo della Divina Provvidenza”, dipinto da Pietro da Cortona, per decorare la volta a sesto ribassato, realizzata in corrispondenza del salone principale. L’affresco eseguito fra il 1632 e il 1639 celebra l'apoteosi della provvidenza divina e, nello stesso tempo, quella del pontefice Urbano VIII e della famiglia Barberini. Ad un’attenta osservazione dell’opera, appare evidente che sia nel progettare, sia nel realizzare l’affresco, Pietro da Cortona abbia curato particolarmente le tecniche di rappresentazione della luce. Questa particolare attenzione per il ruolo comunicativo del chiaroscuro sembra manifestarsi: sia nella rappresentazione delle fonti luminose iconografiche virtuali, per mezzo di avanzati accorgimenti nella disposizione del colore nell’affresco; sia nell’interazione del medesimo colore con la luce naturale e artificiale che, in entrambi i casi, appare attentamente progettata, fino al punto di intervenire con modifiche significative sulla stessa struttura architettonica ospitante l’opera. Ciò non deve stupire perché il tema della luce e del colore è centrale nell'arte barocca ed è anche oggetto di studi teorici che trovano spesso posto all'interno di trattati di ottica e prospettiva. Interessanti, data la vicinanza cronologica con l'opera cortoniana, sono le teorie sul colore [1] di François d'Aguilon nel suo trattato “Opticorum libri sex” del 1613 [2] ma anche quelle presenti nel trattato inedito di Matteo Zaccolini ed in particolare nei primi due libri intitolati rispettivamente "De colori" [3] e "Della prospettiva del colore" [4] attualmente conservati presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze ma composti in ambiente romano tra il 1618 e il 1622. La ricerca prodotta, gemmata nell’ambito di una operazione di documentazione più ampia condotta sull’affresco, ha voluto sperimentare una metodologia di rilievo speditiva, non invasiva ed eseguibile con strumentazione non specificatamente dedicata, focalizzando l’attenzione sulla distribuzione del colore all’interno dell’opera, provando a valutare in modo critico i dati raccolti e a rappresentarli in modo sintetico, così da fare emergere da essi eventuali evidenze e singolarità. L’attività sperimentale è stata condotta in tre fasi: la prima di rilievo fotografico, svolta con particolare dettaglio e cura nell’acquisizione del colore; la seconda di normalizzazione ed elaborazione dei dati; la terza, infine è stata dedicata alla rappresentazione in forma sintetica delle analisi digitali effettuate. La raccolta dei dati, inizialmente orientata a comprendere la distribuzione della luce dipinta nell’affresco, ha svelato altre importanti informazioni, che allo stato attuale sono in corso di confronto con le analisi specifiche sul colore condotte durante i restauri che hanno interessato – anche in periodi recenti – l’affresco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.