Il lavoro analizza significato, funzioni ed evoluzione della fabula praetexta, un tipo di tragedia nazionale in cui agivano personaggi pubblici, rivestiti della toga orlata di porpora, che, in base a una testimonianza di Cicerone, sembra venisse rappresentata soprattutto in occasione di giochi funebri. Le sue caratteristiche la avvicinano, più che alle tragedie ellenistiche, al complesso della liturgia funebre e di quella trionfale; in effetti, il rapporto con la pompa funebre e trionfale doveva costituire la sua principale ragione d’essere. Ciò per varie ragioni: nella pompa funebre la laudatio collegava le ultime gesta del defunto ai primordi della famiglia; analogamente, almeno di norma, la trama della pretesta trovava il modo di collegare il presente ai primordi della città e della repubblica, di attualizzare gli inizi, contribuendo ad una elaborazione artistico-letteraria delle tradizioni più antiche, nonché ad una riformulazione di queste in chiave politica. Essa, inoltre, si proponeva il fine dell’incitamento al valore e alla virtù civica, che Polibio indicava come caratteristica essenziale della cerimonia funebre. Infine, nelle preteste l’epilogo della vicenda è quasi sempre ‘trionfale’; esse , infatti, tendevano a combinare morte e trionfo, non nella forma dell’apoteosi, bensì in quella della vittoria ‘civica’. La pretesta fiorisce al tempo dell’oligarchia senatoria repubblicana; essa implica, se non una piena concordia, almeno una relativa omogeneità ‘civica’, per cui l’importanza delle preteste declina con le guerre civili e con l’avvento del principato.
Fabula praetexta e aristocrazia romana / Montanari, Enrico. - In: STUDI E MATERIALI DI STORIA DELLE RELIGIONI. - ISSN 0393-8417. - STAMPA. - 70:(2004), pp. 213-236.
Fabula praetexta e aristocrazia romana
MONTANARI, Enrico
2004
Abstract
Il lavoro analizza significato, funzioni ed evoluzione della fabula praetexta, un tipo di tragedia nazionale in cui agivano personaggi pubblici, rivestiti della toga orlata di porpora, che, in base a una testimonianza di Cicerone, sembra venisse rappresentata soprattutto in occasione di giochi funebri. Le sue caratteristiche la avvicinano, più che alle tragedie ellenistiche, al complesso della liturgia funebre e di quella trionfale; in effetti, il rapporto con la pompa funebre e trionfale doveva costituire la sua principale ragione d’essere. Ciò per varie ragioni: nella pompa funebre la laudatio collegava le ultime gesta del defunto ai primordi della famiglia; analogamente, almeno di norma, la trama della pretesta trovava il modo di collegare il presente ai primordi della città e della repubblica, di attualizzare gli inizi, contribuendo ad una elaborazione artistico-letteraria delle tradizioni più antiche, nonché ad una riformulazione di queste in chiave politica. Essa, inoltre, si proponeva il fine dell’incitamento al valore e alla virtù civica, che Polibio indicava come caratteristica essenziale della cerimonia funebre. Infine, nelle preteste l’epilogo della vicenda è quasi sempre ‘trionfale’; esse , infatti, tendevano a combinare morte e trionfo, non nella forma dell’apoteosi, bensì in quella della vittoria ‘civica’. La pretesta fiorisce al tempo dell’oligarchia senatoria repubblicana; essa implica, se non una piena concordia, almeno una relativa omogeneità ‘civica’, per cui l’importanza delle preteste declina con le guerre civili e con l’avvento del principato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.