Il vasto numero di realizzazioni sperimentali di nuovi assetti insediativi o di adeguamento di quelli esistenti, prodotte in particolare da paesi con una sviluppata tradizione di sensibilità alle tematiche ambientali, quali Olanda, Germania e Austria costituisce un patrimonio di conoscenze e un modello di riferimento più che un repertorio di pratiche da seguire pedissequamente. Nel momento cruciale della declinazione di questo patrimonio di esperienze in realtà e contesti geografici e culturali diversi, nella messa a sistema di azioni appropriate, le cosiddette “buone pratiche”, largamente sperimentate in termini di efficienza nei contesti specifici di appartenenza, si pone una questione metodologica di base, che comporta inevitabilmente forti ripercussioni sulla stessa configurazione degli assetti fisici degli interventi insediativi e, ancor prima, sui vincoli e sulle prescrizioni che regolano l’attività progettuale secondo modalità di prefigurazione talvolta precostituite. Tale questione rimanda alla improcrastinabile esigenza di sperimentazione di strumenti integrati a quelli normativi, di nuove procedure pianificatorie, programmatiche, operative e gestionali atte a governare la “questione ambientale” nella sua complessità spazio/temporale secondo modelli aperti, imperniati su una logica qualitativo-prestazionale e non più quantitativo-prescrittiva.
Ecoefficienza dei sistemi insediativi / Orlandi, Fabrizio. - In: IL PROGETTO SOSTENIBILE. - ISSN 1974-3327. - 15:(2007), pp. 4-15.
Ecoefficienza dei sistemi insediativi
ORLANDI, Fabrizio
2007
Abstract
Il vasto numero di realizzazioni sperimentali di nuovi assetti insediativi o di adeguamento di quelli esistenti, prodotte in particolare da paesi con una sviluppata tradizione di sensibilità alle tematiche ambientali, quali Olanda, Germania e Austria costituisce un patrimonio di conoscenze e un modello di riferimento più che un repertorio di pratiche da seguire pedissequamente. Nel momento cruciale della declinazione di questo patrimonio di esperienze in realtà e contesti geografici e culturali diversi, nella messa a sistema di azioni appropriate, le cosiddette “buone pratiche”, largamente sperimentate in termini di efficienza nei contesti specifici di appartenenza, si pone una questione metodologica di base, che comporta inevitabilmente forti ripercussioni sulla stessa configurazione degli assetti fisici degli interventi insediativi e, ancor prima, sui vincoli e sulle prescrizioni che regolano l’attività progettuale secondo modalità di prefigurazione talvolta precostituite. Tale questione rimanda alla improcrastinabile esigenza di sperimentazione di strumenti integrati a quelli normativi, di nuove procedure pianificatorie, programmatiche, operative e gestionali atte a governare la “questione ambientale” nella sua complessità spazio/temporale secondo modelli aperti, imperniati su una logica qualitativo-prestazionale e non più quantitativo-prescrittiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.