L’ampio articolo affronta un tema classico e centrale del diritto dell’arbitrato, rispetto al quale intende offrire (con riferimento all’arbitrato rituale c.d. di diritto comune) un approfondimento alla luce della riforma del 2006, del dibattito intorno agi effetti del lodo nonché in prospettiva comparatistica e di diritto processuale europeo, toccando temi sia di “sistema”, quali l’efficacia del dictum arbitrale rispetto ai terzi, sia aventi taglio pratico, connessi con il corretto funzionamento dello strumento arbitrale. In premessa l’a. precisa che esulano dall’oggetto di cui l’articolo si occupa tutte quelle questioni – di sicuro interesse – che si pongono nell’ipotesi in cui il giudizio arbitrale sia ab origine instaurato nei confronti di una pluralità di parti, per essere più di due soggetti vincolati alla stessa convenzione d’arbitrato (situazione su cui si incentra l’art. 816 quater c.p.c.), avvertendo al tempo stesso che l’evenienza di una convenzione arbitrale plurisoggettiva non è sprovvista di rilievo ai fini dell’indagine condotta, perché può ben accadere che uno o più dei soggetti vincolati dal patto compromissorio non siano sin da subito evocati in arbitrato, e decidano invece di intervenirvi (o vi vengano chiamati) in un momento successivo, a procedimento pendente, sebbene l’art. 816 quinquies c.p.c. sembri considerare la sola ipotesi di soggetti terzi anche rispetto alla clausola arbitrale. Sempre in via di premessa l’a. esclude, dal proprio punto di vista, che questioni analoghe a quelle affrontate investano l’altra specie di arbitrato, quello libero o irrituale, sul presupposto che esso non configuri un fenomeno neppure latamente ed oggettivamente giurisdizionale, od anche solo «aggiudicatorio», ma antitetico al primo, ossia di un procedimento di natura contrattuale destinato come tale a concludersi con un atto avente valenza squisitamente negoziale. Su queste basi, l’a. passa partitamente ed analiticamente ad analizzare le ipotesi di intervento volontario dei terzi, riservando specifica attenzione a quello del litisconsorte necessario pretermesso; di chiamata in causa ad opera delle parti o degli arbitri; di intervento del successore nel diritto controverso (ivi richiamando le delicate questioni sottese, in sede generale, all’art. 111 c.p.c.), infine soffermandosi su aspetti cruciali, quali i riflessi in tema di imparzialità degli arbitri e ricusazione, poteri del terzo, termine per la pronuncia del lodo, impugnazioni.

I terzi e il procedimento arbitrale / Consolo, Claudio. - In: RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE. - ISSN 0035-6182. - STAMPA. - (2012), pp. 841-873.

I terzi e il procedimento arbitrale

CONSOLO, CLAUDIO
2012

Abstract

L’ampio articolo affronta un tema classico e centrale del diritto dell’arbitrato, rispetto al quale intende offrire (con riferimento all’arbitrato rituale c.d. di diritto comune) un approfondimento alla luce della riforma del 2006, del dibattito intorno agi effetti del lodo nonché in prospettiva comparatistica e di diritto processuale europeo, toccando temi sia di “sistema”, quali l’efficacia del dictum arbitrale rispetto ai terzi, sia aventi taglio pratico, connessi con il corretto funzionamento dello strumento arbitrale. In premessa l’a. precisa che esulano dall’oggetto di cui l’articolo si occupa tutte quelle questioni – di sicuro interesse – che si pongono nell’ipotesi in cui il giudizio arbitrale sia ab origine instaurato nei confronti di una pluralità di parti, per essere più di due soggetti vincolati alla stessa convenzione d’arbitrato (situazione su cui si incentra l’art. 816 quater c.p.c.), avvertendo al tempo stesso che l’evenienza di una convenzione arbitrale plurisoggettiva non è sprovvista di rilievo ai fini dell’indagine condotta, perché può ben accadere che uno o più dei soggetti vincolati dal patto compromissorio non siano sin da subito evocati in arbitrato, e decidano invece di intervenirvi (o vi vengano chiamati) in un momento successivo, a procedimento pendente, sebbene l’art. 816 quinquies c.p.c. sembri considerare la sola ipotesi di soggetti terzi anche rispetto alla clausola arbitrale. Sempre in via di premessa l’a. esclude, dal proprio punto di vista, che questioni analoghe a quelle affrontate investano l’altra specie di arbitrato, quello libero o irrituale, sul presupposto che esso non configuri un fenomeno neppure latamente ed oggettivamente giurisdizionale, od anche solo «aggiudicatorio», ma antitetico al primo, ossia di un procedimento di natura contrattuale destinato come tale a concludersi con un atto avente valenza squisitamente negoziale. Su queste basi, l’a. passa partitamente ed analiticamente ad analizzare le ipotesi di intervento volontario dei terzi, riservando specifica attenzione a quello del litisconsorte necessario pretermesso; di chiamata in causa ad opera delle parti o degli arbitri; di intervento del successore nel diritto controverso (ivi richiamando le delicate questioni sottese, in sede generale, all’art. 111 c.p.c.), infine soffermandosi su aspetti cruciali, quali i riflessi in tema di imparzialità degli arbitri e ricusazione, poteri del terzo, termine per la pronuncia del lodo, impugnazioni.
2012
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
I terzi e il procedimento arbitrale / Consolo, Claudio. - In: RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE. - ISSN 0035-6182. - STAMPA. - (2012), pp. 841-873.
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