L’articolo ha come oggetto il dibattito sulla liceità del prestito ad interesse suscitato, nella prima metà del XIX secolo, dalla pubblicazione dell’opera di Mario Mastrofini, le Usurae libri tre, in cui l’autore romano si era apertamente dichiarato favorevole all’espletamento delle attività feneratizie. L’articolo si apre con un esame delle premesse politico-giuridiche di tale disputa, dalla pubblicazione dell’enciclica Vix pervenit di Benedetto XIV destinata ai vescovi, all’atteggiamento tollerante palesato, in materia d’usura, dai tribunali ecclesiastici del Santo Uffizio, della Sacra Penitenzeria e della Sacra Rota nei primi tempi della Restaurazione, dalle proposte di legittimazione degli interessi nei prestiti contenute nel ‘Progetto di Codice per lo Stato Ecclesiastico’ del 1817, alla linea di condotta volutamente prudente e irrisoluta della Santa Sede negli anni Venti del XIX secolo. Nel saggio vengono inoltre esaminate le giustificazioni teoriche della liceità del foenus approntate dal Mastrofini nella sua ponderosa opera. Il saggio si conclude con la disamina delle posizioni antitetiche assunte dai vari giuristi e moralisti intervenuti nella disputa in merito della licitas ex iure naturali del prestito ad interesse. Sono pertanto messi in evidenza i termini del profondo dissidio esistente all’epoca in dottrina in ordine alla presunta infecondità della moneta alla inalienabilità del tempo, allo sfruttamento dell’oculata gestione del capitale da parte del mutuante e alla mancata sua assunzione del periculum sortis.
Natura ed usura. La disputa ottocentesca sulla liceità del prestito ad interesse / Gamba, Carlo. - In: RIVISTA DI STORIA DEL DIRITTO ITALIANO. - ISSN 0390-6744. - LXXVII:(2004), pp. 139-186.
Natura ed usura. La disputa ottocentesca sulla liceità del prestito ad interesse.
GAMBA, Carlo
2004
Abstract
L’articolo ha come oggetto il dibattito sulla liceità del prestito ad interesse suscitato, nella prima metà del XIX secolo, dalla pubblicazione dell’opera di Mario Mastrofini, le Usurae libri tre, in cui l’autore romano si era apertamente dichiarato favorevole all’espletamento delle attività feneratizie. L’articolo si apre con un esame delle premesse politico-giuridiche di tale disputa, dalla pubblicazione dell’enciclica Vix pervenit di Benedetto XIV destinata ai vescovi, all’atteggiamento tollerante palesato, in materia d’usura, dai tribunali ecclesiastici del Santo Uffizio, della Sacra Penitenzeria e della Sacra Rota nei primi tempi della Restaurazione, dalle proposte di legittimazione degli interessi nei prestiti contenute nel ‘Progetto di Codice per lo Stato Ecclesiastico’ del 1817, alla linea di condotta volutamente prudente e irrisoluta della Santa Sede negli anni Venti del XIX secolo. Nel saggio vengono inoltre esaminate le giustificazioni teoriche della liceità del foenus approntate dal Mastrofini nella sua ponderosa opera. Il saggio si conclude con la disamina delle posizioni antitetiche assunte dai vari giuristi e moralisti intervenuti nella disputa in merito della licitas ex iure naturali del prestito ad interesse. Sono pertanto messi in evidenza i termini del profondo dissidio esistente all’epoca in dottrina in ordine alla presunta infecondità della moneta alla inalienabilità del tempo, allo sfruttamento dell’oculata gestione del capitale da parte del mutuante e alla mancata sua assunzione del periculum sortis.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.