Il Convegno “Governare il rischio” ha affrontato i temi della ricostruzione post-disastro a partire dalla esperienza dei piani di ricostruzione dei quattro comuni abruzzesi di Lucoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo e Ovindoli (area omogenea 9), redatti da un gruppo di ricerca interdipartimentale della Sapienza attraverso un accordo interistituzionale tra Università e comuni colpiti dal terremoto del 2009. Al Convegno hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, esperti internazionali e responsabili scientifici dei piani. Dal convegno è emersa una significativa convergenza di opinioni in merito ai significati, agli obiettivi e ai valori aggiunti che devono caratterizzare i processi di ricostruzione.Il primo elemento di convergenza è rappresentato dal rapporto tra ricostruzione e prevenzione, ritenuto un rapporto irrinunciabile e indissolubile. Titti Postiglione, Dirigente dell’Ufficio I - Volontariato, formazione e comunicazione del Dipartimento protezione Civile, ha sottolineato l’importanza di predisporre piani di emergenza efficienti , in grado di agevolare la fuga della popolazione in caso di calamità ma anche di rassicurare i cittadini e farli tornare senza diffidenza all’interno dei centri storici colpiti, magari coinvolgendoli nella individuazione di spazi e strutture che ritengono sicuri. L’importanza della prevenzione intesa anche come riduzione dei rischi di illegalità che purtroppo possono essere favoriti dalle situazioni di emergenza è stata sottolineata con forza da Stefano Gambacurta dell’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari del Ministero dell’Interno, che vede nella predisposizione dei Piani di Ricostruzione uno strumento indispensabile a favorire trasparenza e accessibilità alle informazioni , migliorare conoscenza e consapevolezza della popolazione e degli amministratori, contrastare indirettamente possibili infiltrazioni illegali. Nei piani di ricostruzione dell’area omogenea 9, illustrati dai responsabili scientifici della Sapienza , i significati della ricostruzione sono stati considerati inscindibili dalla messa in sicurezza dei centri storici. La ricostruzione non è stata intesa come mero ripristino delle condizioni precedenti ma come “occasione” irrinunciabile per migliorare le prestazioni urbane e territoriali, ridurre la vulnerabilità di edifici , reti e spazi aperti , predisporre un sistema di percorsi e spazi sicuri, favorire l’affermarsi di una cultura della prevenzione in grado di permeare norme tecniche, strumenti di pianificazione e progetti in aree ad elevato rischio sismico . L’importanza della ricostruzione come occasione per ridurre i rischi ha costituito un tema ricorrente anche negli interventi degli esperti internazionali. Ian Davis Senior Professor in Disater Risk Management della Lund University ha evidenziato come il terremoto debba essere inteso come occasione per migliorare la prevenzione, imparando dall’esperienza . “La messa in sicurezza non è negoziabile“ ha affermato inoltre Paulo Lourenco del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Minho sottolineando l’importanza degli interventi sugli edifici, sul sistema urbano e la comunicazione nei confronti della popolazione. Un secondo elemento di convergenza è rappresentato dal rapporto tra ricostruzione -riqualificazione dell’abitato e rivitalizzazione socio-economica dei territori colpiti, come valore aggiunto del processo di ricostruzione . Particolarmente significativo è stato in tal senso l’intervento di Gaetano Fontana, Direttore della Struttura Tecnica di Missione del Commissario Delegato per la Ricostruzione del cratere aquilano che ha ricordato che messa in sicurezza e riqualificazione dell’abitato e ripianificazione e rilancio socio-economico sono obiettivi prioritari del processo di ricostruzione come inteso dal Decreto 3/2010 … e in particolare nei comma aggiunti in sede di dibattito parlamentare, che testimoniano un’importante presa di posizione da parte delle istituzioni dello stato. Anche Francesco Karrer Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha sottolineato l’importanza della pianificazione connessa alla prevenzione e a un più generale principio di precauzione che lungi dal diventare principio di astensione deve guidare le scelte in contesti fragili in cui il pericolo non può essere eliminato ma deve essere affrontato . Nell’esperienza di collaborazione tra La Sapienza e i comuni dell’area omogenea 9 , la ricostruzione, la riqualificazione e la ripianificazione costituiscono momenti di un percorso circolare iniziato proprio dopo il terremoto con una fase di attività svolta a titolo volontario dai docenti e dai ricercatori universitari e volta a affermare con forza l’esigenza di inserire il processo di ricostruzione in una strategia complessiva di rilancio territoriale . Esito di questa fase antecedente la redazione dei piani di Ricostruzione sono alcuni progetti volti a favorire la coesione territoriale , qualificare e potenziare l’offerta turistica, migliorare le relazioni funzionali e paesistiche tra centri storici e contesto in cui sono inseriti . Un ulteriore elemento comune a tutti gli interventi è l’importanza del coinvolgimento delle comunità locali, sia nelle fasi immediatamente successive al disastro sia nelle fasi, spesso lunghe, della ricostruzione. Titti Postiglione ha sottolineato in tal senso l’importanza nelle fasi di gestione dell’emergenza, di una popolazione consapevole , coinvolta nelle attività della protezione civile anche attraverso social networks. Su questo punto ha molto insistito anche Ian Davis che ha sottolineato l’importanza della ricostruzione sociale dei territori colpiti intesa innanzitutto come riattivazione delle strutture di governo e poi come coinvolgimento delle popolazioni locali nei programmi di ricostruzione . Il coinvolgimento della comunità locale e la ricostituzione di relazioni di vicinato funzionali al ritorno alle abitazioni e alla messa in sicurezza del quartiere è inoltre il filo conduttore del progetto illustrato da Deborah Gans del Pratt Institute di New York per la ricostruzione post-Katrina a New Orleans . Il dialogo con gli enti locali e con la popolazione è stato fondamentale In tutto il processo di ricostruzione dell’area 9 , ogni scelta è stata discussa e definita con i Comuni, con la Struttura Tecnica di Missione, con Provincia , Soprintendenza e altri enti competenti per pervenire ad un piano condiviso e condivisibile e per questo anche più rapidamente attuabile. Dal Convegno è inoltre emerso con chiarezza il ruolo fondamentale delle Università sia nelle esperienza aquilana che in quelle illustrate dai relatori stranieri in USA,Cile, Nuova Zelanda. Le competenze multidisciplinari , le capacità di innovazione che le università possono mettere a disposizione della ricostruzione in una prospettiva di collaborazione interistituzionale sono senza dubbio uno dei risultati positivi emersi dall’esperienza aquilana come hanno ricordato Emilio Nusca, rappresentante dei sindaci delle aree omogenee e Alberto Clementi, preside della Facoltà di Architettura di Pescara anche essa coinvolta nei Piani di ricostruzione. Il dialogo attivo e proficuo tra istituzioni dello stato rappresenta un significativo risultato ma anche un punto di partenza per elaborare programmi di lavoro congiunti tra Università e soggetti pubblici impegnati nella gestione del rischio finalizzati alla messa in sicurezza del territorio nazionale esposto a rischi di diversa natura.

Governare il rischio . La ricostruzione dei piccoli comuni abruzzesi / Imbroglini, Cristina; Caravaggi, Lucina. - (2012). (Intervento presentato al convegno Governare il rischio. la ricostruzione dei piccoli comuni abruzzesi tenutosi a Roma- Aula magna della Facoltà di Architettura -Sapienza nel 14 maggio 2012).

Governare il rischio . La ricostruzione dei piccoli comuni abruzzesi

IMBROGLINI, CRISTINA;CARAVAGGI, Lucina
2012

Abstract

Il Convegno “Governare il rischio” ha affrontato i temi della ricostruzione post-disastro a partire dalla esperienza dei piani di ricostruzione dei quattro comuni abruzzesi di Lucoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo e Ovindoli (area omogenea 9), redatti da un gruppo di ricerca interdipartimentale della Sapienza attraverso un accordo interistituzionale tra Università e comuni colpiti dal terremoto del 2009. Al Convegno hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, esperti internazionali e responsabili scientifici dei piani. Dal convegno è emersa una significativa convergenza di opinioni in merito ai significati, agli obiettivi e ai valori aggiunti che devono caratterizzare i processi di ricostruzione.Il primo elemento di convergenza è rappresentato dal rapporto tra ricostruzione e prevenzione, ritenuto un rapporto irrinunciabile e indissolubile. Titti Postiglione, Dirigente dell’Ufficio I - Volontariato, formazione e comunicazione del Dipartimento protezione Civile, ha sottolineato l’importanza di predisporre piani di emergenza efficienti , in grado di agevolare la fuga della popolazione in caso di calamità ma anche di rassicurare i cittadini e farli tornare senza diffidenza all’interno dei centri storici colpiti, magari coinvolgendoli nella individuazione di spazi e strutture che ritengono sicuri. L’importanza della prevenzione intesa anche come riduzione dei rischi di illegalità che purtroppo possono essere favoriti dalle situazioni di emergenza è stata sottolineata con forza da Stefano Gambacurta dell’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari del Ministero dell’Interno, che vede nella predisposizione dei Piani di Ricostruzione uno strumento indispensabile a favorire trasparenza e accessibilità alle informazioni , migliorare conoscenza e consapevolezza della popolazione e degli amministratori, contrastare indirettamente possibili infiltrazioni illegali. Nei piani di ricostruzione dell’area omogenea 9, illustrati dai responsabili scientifici della Sapienza , i significati della ricostruzione sono stati considerati inscindibili dalla messa in sicurezza dei centri storici. La ricostruzione non è stata intesa come mero ripristino delle condizioni precedenti ma come “occasione” irrinunciabile per migliorare le prestazioni urbane e territoriali, ridurre la vulnerabilità di edifici , reti e spazi aperti , predisporre un sistema di percorsi e spazi sicuri, favorire l’affermarsi di una cultura della prevenzione in grado di permeare norme tecniche, strumenti di pianificazione e progetti in aree ad elevato rischio sismico . L’importanza della ricostruzione come occasione per ridurre i rischi ha costituito un tema ricorrente anche negli interventi degli esperti internazionali. Ian Davis Senior Professor in Disater Risk Management della Lund University ha evidenziato come il terremoto debba essere inteso come occasione per migliorare la prevenzione, imparando dall’esperienza . “La messa in sicurezza non è negoziabile“ ha affermato inoltre Paulo Lourenco del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Minho sottolineando l’importanza degli interventi sugli edifici, sul sistema urbano e la comunicazione nei confronti della popolazione. Un secondo elemento di convergenza è rappresentato dal rapporto tra ricostruzione -riqualificazione dell’abitato e rivitalizzazione socio-economica dei territori colpiti, come valore aggiunto del processo di ricostruzione . Particolarmente significativo è stato in tal senso l’intervento di Gaetano Fontana, Direttore della Struttura Tecnica di Missione del Commissario Delegato per la Ricostruzione del cratere aquilano che ha ricordato che messa in sicurezza e riqualificazione dell’abitato e ripianificazione e rilancio socio-economico sono obiettivi prioritari del processo di ricostruzione come inteso dal Decreto 3/2010 … e in particolare nei comma aggiunti in sede di dibattito parlamentare, che testimoniano un’importante presa di posizione da parte delle istituzioni dello stato. Anche Francesco Karrer Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha sottolineato l’importanza della pianificazione connessa alla prevenzione e a un più generale principio di precauzione che lungi dal diventare principio di astensione deve guidare le scelte in contesti fragili in cui il pericolo non può essere eliminato ma deve essere affrontato . Nell’esperienza di collaborazione tra La Sapienza e i comuni dell’area omogenea 9 , la ricostruzione, la riqualificazione e la ripianificazione costituiscono momenti di un percorso circolare iniziato proprio dopo il terremoto con una fase di attività svolta a titolo volontario dai docenti e dai ricercatori universitari e volta a affermare con forza l’esigenza di inserire il processo di ricostruzione in una strategia complessiva di rilancio territoriale . Esito di questa fase antecedente la redazione dei piani di Ricostruzione sono alcuni progetti volti a favorire la coesione territoriale , qualificare e potenziare l’offerta turistica, migliorare le relazioni funzionali e paesistiche tra centri storici e contesto in cui sono inseriti . Un ulteriore elemento comune a tutti gli interventi è l’importanza del coinvolgimento delle comunità locali, sia nelle fasi immediatamente successive al disastro sia nelle fasi, spesso lunghe, della ricostruzione. Titti Postiglione ha sottolineato in tal senso l’importanza nelle fasi di gestione dell’emergenza, di una popolazione consapevole , coinvolta nelle attività della protezione civile anche attraverso social networks. Su questo punto ha molto insistito anche Ian Davis che ha sottolineato l’importanza della ricostruzione sociale dei territori colpiti intesa innanzitutto come riattivazione delle strutture di governo e poi come coinvolgimento delle popolazioni locali nei programmi di ricostruzione . Il coinvolgimento della comunità locale e la ricostituzione di relazioni di vicinato funzionali al ritorno alle abitazioni e alla messa in sicurezza del quartiere è inoltre il filo conduttore del progetto illustrato da Deborah Gans del Pratt Institute di New York per la ricostruzione post-Katrina a New Orleans . Il dialogo con gli enti locali e con la popolazione è stato fondamentale In tutto il processo di ricostruzione dell’area 9 , ogni scelta è stata discussa e definita con i Comuni, con la Struttura Tecnica di Missione, con Provincia , Soprintendenza e altri enti competenti per pervenire ad un piano condiviso e condivisibile e per questo anche più rapidamente attuabile. Dal Convegno è inoltre emerso con chiarezza il ruolo fondamentale delle Università sia nelle esperienza aquilana che in quelle illustrate dai relatori stranieri in USA,Cile, Nuova Zelanda. Le competenze multidisciplinari , le capacità di innovazione che le università possono mettere a disposizione della ricostruzione in una prospettiva di collaborazione interistituzionale sono senza dubbio uno dei risultati positivi emersi dall’esperienza aquilana come hanno ricordato Emilio Nusca, rappresentante dei sindaci delle aree omogenee e Alberto Clementi, preside della Facoltà di Architettura di Pescara anche essa coinvolta nei Piani di ricostruzione. Il dialogo attivo e proficuo tra istituzioni dello stato rappresenta un significativo risultato ma anche un punto di partenza per elaborare programmi di lavoro congiunti tra Università e soggetti pubblici impegnati nella gestione del rischio finalizzati alla messa in sicurezza del territorio nazionale esposto a rischi di diversa natura.
2012
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/808615
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact