Nel delineare le vicende che caratterizzano il restauro in Italia durante il XIX secolo non si può non ripercorrere lo svolgersi dell’atteggiamento storico che, in un sistema molteplice e vario di componenti, sostanzia il diverso significato attribuito al concetto di restauro nel tempo. In sintesi, si può dire che in Italia, due momenti assumono una particolare valenza; è il caso dell’inizio secolo a Roma e degli ultimi decenni a Milano, vale a dire due distinte epoche e due specifici ambiti territoriali che in modi e misure diverse si sono relazionati con la grande stagione del ‘restauro stilistico’ che trova le sue radici in Francia e domina la scena europea per tutto l’Ottocento. Peraltro, è indubbio che certe idee sul restauro sembrano trovare riferimento proprio nel contesto romano di primo Ottocento; un contesto che contiene il germe di futuri, lontani sviluppi e che accredita le procedure dominanti per tutto il secolo: sia quelle maggiormente fedeli al senso dell’unità stilistica, sia quelle che, di passo in passo, seguono sempre più il senso storico, determinante nell’accentuare la componente filologica del restauro. Parallelamente, se si sposta l’attenzione sull’ambiente lombardo del secondo Ottocento, si nota che gran parte delle acquisizioni si concretizzano nei principi ‘filologici’ messi a punto a fine secolo quando, in modo più o meno esplicito, il monumento viene riconosciuto come ‘documento’, quindi portatore di un valore storico. Ciò che determina una significativa accentuazione degli aspetti conservativi, ed una parallela attenuazione di quelli innovativi, maggiormente riferibili alle valenze d’arte. In sostanza, le proposte maturate negli anni Ottanta denunciano un impegno costante in difesa dell’“autentico” e dell’“originale”; nel contempo, la riflessione continua a ruotare intorno al tema centrale del rapporto, a volte contraddittorio, fra conservazione e restauro. Ciò che significa mettere in discussione soprattutto il problema delle “aggiunte”, interrogarsi circa la ‘distinguibilità’ di quelle d’integrazione e discutere sulla valutazione di quelle da poter rimuovere. Lungo questa linea, regole e concetti postulano la difesa del “valore storico” e, mentre rimane viva la preoccupazione di creare ‘falsi’, si prosegue lungo la strada tracciata nelle fila di un ‘fare’ sostanziato sia dai principi stilistici sia da quelli filologici. In sintesi, si può dire che, sul finire del secolo, “stile”, “filologia” e “storia” sono ormai compresenti in tutta l’attività di restauro e, nell’azione concreta, essi si compongono e si sviluppano in modo vario e complesso, dando luogo ad esiti quanto mai disparati.

Il restauro architettonico nell'Ottocento. Tra Roma e Milano, oltrepassando la 'stagione stilistica' / Sette, Maria Piera. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 7-8:N. S. 4(2007), pp. 150-169.

Il restauro architettonico nell'Ottocento. Tra Roma e Milano, oltrepassando la 'stagione stilistica'

SETTE, Maria Piera
2007

Abstract

Nel delineare le vicende che caratterizzano il restauro in Italia durante il XIX secolo non si può non ripercorrere lo svolgersi dell’atteggiamento storico che, in un sistema molteplice e vario di componenti, sostanzia il diverso significato attribuito al concetto di restauro nel tempo. In sintesi, si può dire che in Italia, due momenti assumono una particolare valenza; è il caso dell’inizio secolo a Roma e degli ultimi decenni a Milano, vale a dire due distinte epoche e due specifici ambiti territoriali che in modi e misure diverse si sono relazionati con la grande stagione del ‘restauro stilistico’ che trova le sue radici in Francia e domina la scena europea per tutto l’Ottocento. Peraltro, è indubbio che certe idee sul restauro sembrano trovare riferimento proprio nel contesto romano di primo Ottocento; un contesto che contiene il germe di futuri, lontani sviluppi e che accredita le procedure dominanti per tutto il secolo: sia quelle maggiormente fedeli al senso dell’unità stilistica, sia quelle che, di passo in passo, seguono sempre più il senso storico, determinante nell’accentuare la componente filologica del restauro. Parallelamente, se si sposta l’attenzione sull’ambiente lombardo del secondo Ottocento, si nota che gran parte delle acquisizioni si concretizzano nei principi ‘filologici’ messi a punto a fine secolo quando, in modo più o meno esplicito, il monumento viene riconosciuto come ‘documento’, quindi portatore di un valore storico. Ciò che determina una significativa accentuazione degli aspetti conservativi, ed una parallela attenuazione di quelli innovativi, maggiormente riferibili alle valenze d’arte. In sostanza, le proposte maturate negli anni Ottanta denunciano un impegno costante in difesa dell’“autentico” e dell’“originale”; nel contempo, la riflessione continua a ruotare intorno al tema centrale del rapporto, a volte contraddittorio, fra conservazione e restauro. Ciò che significa mettere in discussione soprattutto il problema delle “aggiunte”, interrogarsi circa la ‘distinguibilità’ di quelle d’integrazione e discutere sulla valutazione di quelle da poter rimuovere. Lungo questa linea, regole e concetti postulano la difesa del “valore storico” e, mentre rimane viva la preoccupazione di creare ‘falsi’, si prosegue lungo la strada tracciata nelle fila di un ‘fare’ sostanziato sia dai principi stilistici sia da quelli filologici. In sintesi, si può dire che, sul finire del secolo, “stile”, “filologia” e “storia” sono ormai compresenti in tutta l’attività di restauro e, nell’azione concreta, essi si compongono e si sviluppano in modo vario e complesso, dando luogo ad esiti quanto mai disparati.
2007
Roma; Milano; restauro; tra ottocento e novecento
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il restauro architettonico nell'Ottocento. Tra Roma e Milano, oltrepassando la 'stagione stilistica' / Sette, Maria Piera. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 7-8:N. S. 4(2007), pp. 150-169.
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