Nel saggio l'A., ricordando Massimo D'Antona, affronta la questione del metodo della ricerca da Lui adottato. Un metodo aperto alle riflessioni di economisti e sociologi e dunque aperto cognitivamente all'esterno, senza rinunciare alla compiutezza del ragionamento logico-giuridico. D'altra parte la norma ha acquisito ormai da tempo una dimensione polivalente, in un contesto pluriordinamentale. Anche sotto questo profilo, dunque, occorre un metodo aperto, capace di accogliere un sistema multiplo di variabili e al tempo stesso idoneo a dirimerne i conflitti; una ricomposizione che resta affidata a una felice combinazione tra i canoni del bilanciamento e quelli dell 'interpretazione. Sotto quest'ultimo profilo occorre abbandonare "una prospettiva che simula l'armonia perduta del sistema chiuso e logicamente ordinato". E tuttavia D'Antona è consapevole dei limiti propri di una interpretazione conservati va. In tal caso «è all'interno dell'ordinamento più generale, che riflette valori e princìpi comuni all'intera collettività, che andrebbe tentata la ricomposizione, in base a valutazioni etiche suscettibili di essere generalmente condivise». Di qui l'importanza del metodo del bilanciamento. Qui di nuovo si riapre la circolarità del processo cognitivo e l'apertura alle scienze diverse poiché il sistema dei valori, desunto dalla Carta, non può che essere declinato secondo lo spirito del tempo attuale, purché generalmente condiviso e logicamente ragionevole. Di qui l'importanza della Storia anche per il giuri sta come strumento analitico e ricompositivo.
Massimo D’Antona e la questione del metodo / Andreoni, Amos. - In: RIVISTA GIURIDICA DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE. - ISSN 0392-7229. - I:(2009), p. 439.
Massimo D’Antona e la questione del metodo
ANDREONI, Amos
2009
Abstract
Nel saggio l'A., ricordando Massimo D'Antona, affronta la questione del metodo della ricerca da Lui adottato. Un metodo aperto alle riflessioni di economisti e sociologi e dunque aperto cognitivamente all'esterno, senza rinunciare alla compiutezza del ragionamento logico-giuridico. D'altra parte la norma ha acquisito ormai da tempo una dimensione polivalente, in un contesto pluriordinamentale. Anche sotto questo profilo, dunque, occorre un metodo aperto, capace di accogliere un sistema multiplo di variabili e al tempo stesso idoneo a dirimerne i conflitti; una ricomposizione che resta affidata a una felice combinazione tra i canoni del bilanciamento e quelli dell 'interpretazione. Sotto quest'ultimo profilo occorre abbandonare "una prospettiva che simula l'armonia perduta del sistema chiuso e logicamente ordinato". E tuttavia D'Antona è consapevole dei limiti propri di una interpretazione conservati va. In tal caso «è all'interno dell'ordinamento più generale, che riflette valori e princìpi comuni all'intera collettività, che andrebbe tentata la ricomposizione, in base a valutazioni etiche suscettibili di essere generalmente condivise». Di qui l'importanza del metodo del bilanciamento. Qui di nuovo si riapre la circolarità del processo cognitivo e l'apertura alle scienze diverse poiché il sistema dei valori, desunto dalla Carta, non può che essere declinato secondo lo spirito del tempo attuale, purché generalmente condiviso e logicamente ragionevole. Di qui l'importanza della Storia anche per il giuri sta come strumento analitico e ricompositivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.