La varietà dei riferimenti determina nel Restauro una confluenza di nozioni diversificate, sempre più onnicomprensive, le cui proiezioni operative sembrano ignorare ogni connessione ed eludere ogni ricerca di denominatori comuni. Di qui, il tentativo di riassumere – limitatamente all’area romana – le molteplici valenze del restauro di fine millennio, quelle che ne definiscono la vicenda dagli anni Sessanta del secolo scorso alla situazione di oggi, quanto mai articolata. In questo senso, nel continuo modificarsi del ruolo e delle finalità restaurative, è opportuno riguardare l’argomento in termini di attualità, rileggerlo nell’ambito del quadro storico d’insieme, rivederne motivazioni e intendimenti in relazione alle diverse poetiche e alle varie operatività che segnano il fare architettonico. In un continuo avvicendarsi di luci ed ombre, dopo gli anni Venti del secolo scorso, si profila la tendenza a sganciare l’ambito specialistico da ogni finalità operativa, e successivamente – a partire dagli anni Settanta – la fisionomia formativa del restauro, riagganciandosi ai presupposti teorici iniziali, accoglie in gran parte le istanze ed i metodi della teoria critico-valutativa; un indirizzo distinto da un cammino principale e da una trama variegata di percorsi che lo affiancano. Di fatto, i criteri fissati da queste linee guida, vengono vagliati e filtrati attraverso naturali processi di affinamento e di approfondimento che favoriscono la compresenza di espressioni diverse; per “scuole”, significati e modalità differenziate. In sostanza, lo schieramento “filologico”, pur temperato dalla tendenza prevalentemente “critica”, registra presenze di accentuato indirizzo “conservativo” il quale, ancorché vivificato dal continuo, graduale aggiornamento dei suoi fondamenti, individua altresì un restauro inteso come “microtrasformazione”, senza escludere aspetti maggiormente “trasformativi”. E’ evidente che si tratta di apporti difficilmente riducibili a formule elementari, sostenuti dall’esigenza di adeguare ai nuovi compiti, l’insieme dottrinario del restauro, superando le proposizioni che si sono rivelate inadatte a garantire un efficace controllo dell’intero orizzonte operativo.

Il contributo della Scuola di Roma / Sette, Maria Piera. - In: ANANKE. - ISSN 1129-8219. - STAMPA. - 50-51:(2007), pp. 282-293.

Il contributo della Scuola di Roma

SETTE, Maria Piera
2007

Abstract

La varietà dei riferimenti determina nel Restauro una confluenza di nozioni diversificate, sempre più onnicomprensive, le cui proiezioni operative sembrano ignorare ogni connessione ed eludere ogni ricerca di denominatori comuni. Di qui, il tentativo di riassumere – limitatamente all’area romana – le molteplici valenze del restauro di fine millennio, quelle che ne definiscono la vicenda dagli anni Sessanta del secolo scorso alla situazione di oggi, quanto mai articolata. In questo senso, nel continuo modificarsi del ruolo e delle finalità restaurative, è opportuno riguardare l’argomento in termini di attualità, rileggerlo nell’ambito del quadro storico d’insieme, rivederne motivazioni e intendimenti in relazione alle diverse poetiche e alle varie operatività che segnano il fare architettonico. In un continuo avvicendarsi di luci ed ombre, dopo gli anni Venti del secolo scorso, si profila la tendenza a sganciare l’ambito specialistico da ogni finalità operativa, e successivamente – a partire dagli anni Settanta – la fisionomia formativa del restauro, riagganciandosi ai presupposti teorici iniziali, accoglie in gran parte le istanze ed i metodi della teoria critico-valutativa; un indirizzo distinto da un cammino principale e da una trama variegata di percorsi che lo affiancano. Di fatto, i criteri fissati da queste linee guida, vengono vagliati e filtrati attraverso naturali processi di affinamento e di approfondimento che favoriscono la compresenza di espressioni diverse; per “scuole”, significati e modalità differenziate. In sostanza, lo schieramento “filologico”, pur temperato dalla tendenza prevalentemente “critica”, registra presenze di accentuato indirizzo “conservativo” il quale, ancorché vivificato dal continuo, graduale aggiornamento dei suoi fondamenti, individua altresì un restauro inteso come “microtrasformazione”, senza escludere aspetti maggiormente “trasformativi”. E’ evidente che si tratta di apporti difficilmente riducibili a formule elementari, sostenuti dall’esigenza di adeguare ai nuovi compiti, l’insieme dottrinario del restauro, superando le proposizioni che si sono rivelate inadatte a garantire un efficace controllo dell’intero orizzonte operativo.
2007
restauro; Roma; dottrina; operatività
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il contributo della Scuola di Roma / Sette, Maria Piera. - In: ANANKE. - ISSN 1129-8219. - STAMPA. - 50-51:(2007), pp. 282-293.
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