Una riflessione sulla progettazione di un laboratorio di scrittura all’università non può essere semplicemente la narrazione della preparazione e della realizzazione di un’attività di natura didattica, almeno non nel nostro caso. È anche questo, ma non soltanto. Questa attività, infatti, si inserisce in (ed è definita da) un contesto di riferimento preciso e per molti versi vincolante qual è quello della cosiddetta “Università del 3 + 2”. Nell’ultimo decennio, dall’entrata in vigore della riforma messa a punto da Luigi Berlinguer e, quindi, da Ortensio Zecchino, e con le successive e rapidissime modifiche – dal D. M. 22 ottobre 2004, n. 270, ai D. Lgs. 27 gennaio 2012, n. 19, e 29 marzo 2012, n. 49, passando per la cosiddetta “riforma Gelmini” (legge 30 dicembre 2010, n. 240) –, infatti, l’assetto delle diverse facoltà nelle università italiane muta radicalmente rispetto al passato. La portata di tale mutamento, leggibile a livello sia di impianto generale, sia di attuazione pratica nei singoli contesti va, in ogni caso, a toccare un punto nevralgico del sistema di istruzione. Esso, infatti, recupera il problema delle competenze, in ingresso, in itinere e in uscita degli studenti e, quindi, naturalmente tocca il tema della didattica nei suoi vari aspetti e a diversi livelli (metodologici, di gestione rispetto alle differenti situazioni e di contenuto). Un ruolo di primo piano spetta certamente alla necessità di lavorare sulle cosiddette competenze trasversali, tra le quali ha un ruolo importante anche la capacità di scrittura. Saper scrivere un testo, infatti, è una delle competenze necessarie per potersi inserire nella società in cui viviamo, per accedere al mondo del lavoro e per saper comunicare in modo adeguato, in situazioni di vario tipo e con gradi diversi di formalità. Le iniziative sulla scrittura, che sono andate fiorendo per l’Italia - soprattutto dopo la creazione e la diffusione dei nuovi corsi di studio in Scienze della comunicazione -, sono diventate presto numerosissime e hanno prodotto risultati più o meno interessanti in vari settori della nostra società e della nostra comunicazione pubblica (istituzionale, aziendale ecc.). Risultati ai quali non sono affatto estranee né l’università né la scuola. In questo clima di riflessioni e ripensamento sulla scrittura, anche nella stretta relazione tra scuola e università, si fa finalmente strada il principio della insegnabilità della scrittura e si collocano le varie esperienze in ambito universitario. Nello specifico, il modello proposto in questa sede nasce dall'esperienza maturata fin dall’inizio del 2000 dipartimento di Studi filologici linguistici e letterari, nella ex facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza Università di Roma L’interesse dell’esperienza realizzata nei laboratori resta intatto non solo per il numero di studenti coinvolti (pure molto significativo), ma anche – e forse soprattutto – per l’articolata e complessa progettazione didattica e per la forte integrazione tra le varie attività proposte. Per quanto riguarda gli aspetti più generali, una volta scelta la modalità del laboratorio, proprio in quanto occasione di operatività, è stato necessario definirne con precisione gli obiettivi didattici, così sintetizzabili: a) attivare negli studenti una riflessione sulla scrittura in genere e sulla scrittura; b)finalizzata a scopi comunicativi precisi; ciò attraverso diverse indicazioni teoriche, l’analisi della produzione scritta dei partecipanti, la lettura di specifici testi; c) migliorare e rafforzare le abilità di ideare, scrivere e rivedere testi di diverso tipo,attraverso esercitazioni pratiche. L’individuazione di tali obiettivi è nata dalla considerazione che per gli studenti saper scrivere un testo è una delle competenze necessarie sia per affrontare il percorso formativo sia per partecipare in modo attivo alla vita sociale e professionale e per comunicare in modo adeguato in circostanze diverse. Una volta definiti gli obiettivi formativi, si è posto il problema della progettazione dei laboratori di scrittura controllata, tenendo conto dei parametri di variabilità dei testi: destinatari, contenuti e obiettivi; problema in qualche modo reso più complicato dal fatto che si trattava di organizzare laboratori che sarebbero stati condotti in parallelo da persone differenti, con la stessa formazione, ma con stili di conduzione della lezione, metodi e approcci teorici non sempre sovrapponibili e seguiti da studenti con i quali si sarebbero create diverse situazioni di lavoro. Alla luce del quadro descritto, al momento della progettazione, accanto alle numerose esercitazioni pratiche, sono stati previsti specifici momenti di riflessione teorica attraverso l’analisi e la discussione dei testi elaborati dagli studenti. Scopo di questa attività teorico-pratica era sostenere gli studenti in una riflessione sulla loro capacità di scrittura e sugli strumenti messi a punto sulla base di numerose ricerche di linguistica applicata. Nel mettere a punto i programmi, inoltre, gli obiettivi didattici sono stati trattati utilizzando criteri di gradualità, che permettessero agli studenti di raggiungerli dal primo al terzo anno, attivando una riflessione continua nel tempo. Parallelamente, si è cercato di costruire un modello flessibile che consentisse ai docenti impegnati nella conduzione dei laboratori di scrittura di seguire un percorso comune, prevedendo, però, la possibilità di differenziarlo in relazione alle reali situazioni di apprendimento che si sarebbero create di volta in volta nei vari contesti. Tutto ciò ha, ovviamente richiesto un costante confronto e continue messe a punto nel tempo: il modello proposto ha assunto contorni più definiti attraverso aggiustamenti progressivi, per molti versi ancora in corso.

Un modello per la progettazione di percorsi di educazione linguistica all’università, / Piemontese, Maria Emanuela; Sposetti, Patrizia. - STAMPA. - (2016), pp. 149-159. (Intervento presentato al convegno Grammatica e testualità tenutosi a Roma, Università Roma Tre nel 25-26 febbraio 2015).

Un modello per la progettazione di percorsi di educazione linguistica all’università,

PIEMONTESE, Maria Emanuela;SPOSETTI, PATRIZIA
2016

Abstract

Una riflessione sulla progettazione di un laboratorio di scrittura all’università non può essere semplicemente la narrazione della preparazione e della realizzazione di un’attività di natura didattica, almeno non nel nostro caso. È anche questo, ma non soltanto. Questa attività, infatti, si inserisce in (ed è definita da) un contesto di riferimento preciso e per molti versi vincolante qual è quello della cosiddetta “Università del 3 + 2”. Nell’ultimo decennio, dall’entrata in vigore della riforma messa a punto da Luigi Berlinguer e, quindi, da Ortensio Zecchino, e con le successive e rapidissime modifiche – dal D. M. 22 ottobre 2004, n. 270, ai D. Lgs. 27 gennaio 2012, n. 19, e 29 marzo 2012, n. 49, passando per la cosiddetta “riforma Gelmini” (legge 30 dicembre 2010, n. 240) –, infatti, l’assetto delle diverse facoltà nelle università italiane muta radicalmente rispetto al passato. La portata di tale mutamento, leggibile a livello sia di impianto generale, sia di attuazione pratica nei singoli contesti va, in ogni caso, a toccare un punto nevralgico del sistema di istruzione. Esso, infatti, recupera il problema delle competenze, in ingresso, in itinere e in uscita degli studenti e, quindi, naturalmente tocca il tema della didattica nei suoi vari aspetti e a diversi livelli (metodologici, di gestione rispetto alle differenti situazioni e di contenuto). Un ruolo di primo piano spetta certamente alla necessità di lavorare sulle cosiddette competenze trasversali, tra le quali ha un ruolo importante anche la capacità di scrittura. Saper scrivere un testo, infatti, è una delle competenze necessarie per potersi inserire nella società in cui viviamo, per accedere al mondo del lavoro e per saper comunicare in modo adeguato, in situazioni di vario tipo e con gradi diversi di formalità. Le iniziative sulla scrittura, che sono andate fiorendo per l’Italia - soprattutto dopo la creazione e la diffusione dei nuovi corsi di studio in Scienze della comunicazione -, sono diventate presto numerosissime e hanno prodotto risultati più o meno interessanti in vari settori della nostra società e della nostra comunicazione pubblica (istituzionale, aziendale ecc.). Risultati ai quali non sono affatto estranee né l’università né la scuola. In questo clima di riflessioni e ripensamento sulla scrittura, anche nella stretta relazione tra scuola e università, si fa finalmente strada il principio della insegnabilità della scrittura e si collocano le varie esperienze in ambito universitario. Nello specifico, il modello proposto in questa sede nasce dall'esperienza maturata fin dall’inizio del 2000 dipartimento di Studi filologici linguistici e letterari, nella ex facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza Università di Roma L’interesse dell’esperienza realizzata nei laboratori resta intatto non solo per il numero di studenti coinvolti (pure molto significativo), ma anche – e forse soprattutto – per l’articolata e complessa progettazione didattica e per la forte integrazione tra le varie attività proposte. Per quanto riguarda gli aspetti più generali, una volta scelta la modalità del laboratorio, proprio in quanto occasione di operatività, è stato necessario definirne con precisione gli obiettivi didattici, così sintetizzabili: a) attivare negli studenti una riflessione sulla scrittura in genere e sulla scrittura; b)finalizzata a scopi comunicativi precisi; ciò attraverso diverse indicazioni teoriche, l’analisi della produzione scritta dei partecipanti, la lettura di specifici testi; c) migliorare e rafforzare le abilità di ideare, scrivere e rivedere testi di diverso tipo,attraverso esercitazioni pratiche. L’individuazione di tali obiettivi è nata dalla considerazione che per gli studenti saper scrivere un testo è una delle competenze necessarie sia per affrontare il percorso formativo sia per partecipare in modo attivo alla vita sociale e professionale e per comunicare in modo adeguato in circostanze diverse. Una volta definiti gli obiettivi formativi, si è posto il problema della progettazione dei laboratori di scrittura controllata, tenendo conto dei parametri di variabilità dei testi: destinatari, contenuti e obiettivi; problema in qualche modo reso più complicato dal fatto che si trattava di organizzare laboratori che sarebbero stati condotti in parallelo da persone differenti, con la stessa formazione, ma con stili di conduzione della lezione, metodi e approcci teorici non sempre sovrapponibili e seguiti da studenti con i quali si sarebbero create diverse situazioni di lavoro. Alla luce del quadro descritto, al momento della progettazione, accanto alle numerose esercitazioni pratiche, sono stati previsti specifici momenti di riflessione teorica attraverso l’analisi e la discussione dei testi elaborati dagli studenti. Scopo di questa attività teorico-pratica era sostenere gli studenti in una riflessione sulla loro capacità di scrittura e sugli strumenti messi a punto sulla base di numerose ricerche di linguistica applicata. Nel mettere a punto i programmi, inoltre, gli obiettivi didattici sono stati trattati utilizzando criteri di gradualità, che permettessero agli studenti di raggiungerli dal primo al terzo anno, attivando una riflessione continua nel tempo. Parallelamente, si è cercato di costruire un modello flessibile che consentisse ai docenti impegnati nella conduzione dei laboratori di scrittura di seguire un percorso comune, prevedendo, però, la possibilità di differenziarlo in relazione alle reali situazioni di apprendimento che si sarebbero create di volta in volta nei vari contesti. Tutto ciò ha, ovviamente richiesto un costante confronto e continue messe a punto nel tempo: il modello proposto ha assunto contorni più definiti attraverso aggiustamenti progressivi, per molti versi ancora in corso.
2016
ASLI SCUOLA
9788876675638
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/788657
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