Il testo prende spunto da alcune critiche al riduzionismo biologistico presente in certe versioni delle neuroscienze che sostengono rapporti immediati e deterministici fra cervello da un lato e, dall’altro, mente, psiche. Queste versioni sfociano in una visione certista e gerarchica delle scienze, visione basata su un modello argomentativo naturalista, non sempre respinto dalle scienze sociali stesse. Respingendo tali posizioni, occorre cercare ciò che distingue la realtà umana da quella naturale. Per l’autore, la peculiarità dell’uomo, nella sua esistenza non immediatamente fisico-naturale, non è data né solo dalla dimensione dell’intersoggettività, né soltanto da un criterio quantitativo, dettato cioè da una maggiore complessità rispetto agli organismi più semplici. La differenza fra l’individuo umano e gli altri esseri viventi è data anche da un salto qualitativo, da una frattura che differenzia l’uomo dagli altri esseri viventi: solo l’uomo produce mediazioni simboliche ed è al contempo capace, grazie alla propria riflessività, di negarle. Da qui deriva la valenza indispensabile ma sempre problematica della cultura, del linguaggio, della società umana. A conclusioni simili giungono anche alcuni studiosi delle scienze naturali, i quali condividono con le scienze sociali la convinzione che il riduttivismo non vada confuso con le forme di riduzione necessarie ad ogni conoscenza. Mentre il primo tende ad assolutizzarsi, la conoscenza scientifica semplifica la complessità ma mantiene pur sempre la consapevolezza dei propri limiti.
Coscienza riflessiva e interpretazioni riduzioniste / Montesperelli, Paolo. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA. - ISSN 0390-5349. - STAMPA. - 1-2:XLII(2015), pp. 171-176. [10.1421/79842]
Coscienza riflessiva e interpretazioni riduzioniste
MONTESPERELLI, Paolo
2015
Abstract
Il testo prende spunto da alcune critiche al riduzionismo biologistico presente in certe versioni delle neuroscienze che sostengono rapporti immediati e deterministici fra cervello da un lato e, dall’altro, mente, psiche. Queste versioni sfociano in una visione certista e gerarchica delle scienze, visione basata su un modello argomentativo naturalista, non sempre respinto dalle scienze sociali stesse. Respingendo tali posizioni, occorre cercare ciò che distingue la realtà umana da quella naturale. Per l’autore, la peculiarità dell’uomo, nella sua esistenza non immediatamente fisico-naturale, non è data né solo dalla dimensione dell’intersoggettività, né soltanto da un criterio quantitativo, dettato cioè da una maggiore complessità rispetto agli organismi più semplici. La differenza fra l’individuo umano e gli altri esseri viventi è data anche da un salto qualitativo, da una frattura che differenzia l’uomo dagli altri esseri viventi: solo l’uomo produce mediazioni simboliche ed è al contempo capace, grazie alla propria riflessività, di negarle. Da qui deriva la valenza indispensabile ma sempre problematica della cultura, del linguaggio, della società umana. A conclusioni simili giungono anche alcuni studiosi delle scienze naturali, i quali condividono con le scienze sociali la convinzione che il riduttivismo non vada confuso con le forme di riduzione necessarie ad ogni conoscenza. Mentre il primo tende ad assolutizzarsi, la conoscenza scientifica semplifica la complessità ma mantiene pur sempre la consapevolezza dei propri limiti.File | Dimensione | Formato | |
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