La Giornata di Studi tenutasi il 18 giugno 2015 affronta il progetto di Terragni per l'Esposizione della Mostra Fascista del 1932.La Mostra della Rivoluzione Fascista, aperta al pubblico agli inizi del mese di ottobre, segnò l'apice di un vasto programma espositivo del regime fascista inaugurato agli inizi del 1932. Un modello che si basava sull'ideazione di un percorso tematico e su una suddivisione della mostra in diverse sezioni, ognuna delle quali trattava un aspetto del tema dell'esposizione. All'ideazione di ciascuna sezione collaboravano uno storico e uno o più artisti o architetti che insieme ne curavano l'allestimento. Nella Mostra della Rivoluzione Fascista l'uso della fotografia divenne centrale nell' allestimento e nell' architettura delle sale; non si presentarono semplici ritratti ma anche gigantografie, fotomontaggi montati su pannelli ed esposti a tutta parete insieme a fotomosaici (detti anche fotomurali). La fotografia quindi, non solo ricopriva intere pareti delle sale espositive ma era incorporata nell'architettura della mostra, diventando parte integrante del design dell'esposizione. Le sale erano 19, contrassegnate con lettere dell'alfabeto e organizzate cronologicamente ognuna allestita con plastici a parete, fotomontaggi, bandiere, sculture, statue e oggetti tridimensionali d'ogni genere. L'itinerario della mostra conduceva i visitatori negli avvenimenti storici italiani dal 1914 al 1922, secondo una lettura fascista della storia: dal 1914 (sala A) all'adunata dei Fasci d'Azione rivoluzionaria (sala B) alla guerra italiana (1915-1918) (sale C e D); dalla fondazione dei Fasci (Sala E) agli altri avvenimenti cruciali dell'anno 1919 (sale F e G); dal 1920 (sale H e I) alla presa di Fiume e della Dalmazia (sale L e M); dall'anno 1921 (sala N) fino al 1922 (sala O) LA SALA "O" La giornata di studi si focalizza proprio sulla sala "O" ideata da Giuseppe Terragni, uno dei più importanti architetti razionalisti italiani, la fotografia risultava l'elemento strutturante. Per questa sala Terragni ideò un allestimento assolutamente inedito, basato su fotomosaici o fotomurali, enormi fotomontaggi a tutta parete che interpretavano gli episodi salienti dell' anno 1922, dal gennaio fino agli inizi del mese di ottobre. Tramite il montaggio e poi la stampa di più negativi, si creava un'immagine che comprendeva primi piani insieme a campi medie lunghi, eliminando ogni spaziatura cosi da riprodurre la percezione del tumultuoso e incalzante evolversi degli avvenimenti documentati. I fotomosaici erano fondamentali in questa sezione, che dava forma all'incalzante susseguirsi delle azioni squadriste che culminarono con la mobilitazione fascista contro lo «sciopero egalitario», l'incendio dell' «Avanti!» e l’occupazione di Palazzo Marino a Milano e Palazzo S. Giorgio a Genova, insieme al susseguirsi delle azioni sovversive nelle varie città italiane che anticiparono la marcia su Roma. La sala O era dunque centrale nel percorso della mostra, perché rappresentava una svolta nel movimento fascista e il culmine delle manifestazioni di massa per l’assalto al governo e la presa del potere. Il fotomosaico «Adunate!» ricopriva tutta la parete di sinistra della sala O e riproduceva un fotomurale gigantesco lungo 10 metri composto da primi piani e sfondi di adunate oceaniche da cui emergevano tre eliche al di sopra delle quali si stagliava una selva di mani levate nel saluto romano, illuminate dal basso da una luce abbagliante. Al centro del fotomosaico era riprodotto l'ingrandimento di una lettera di Mussolini, che cosi scriveva: «Ai pavidi, ai diffamatori, alle canaglie tutte che tentano con mezzi obliqui e criminali di arrestare il Fascismo, possiamo rispondere che, quando "si dà col sangue alla ruota il movimento", si arriva alla meta suprema: la grandezza della Patria. Mussolini». Sia la citazione del verso di Giosuè Carducci «quando col sangue a la ruota si dà il movimento», sia la vetrina con i ritratti e gli oggetti-reliquia, facevano allusione a una sorta di sacrificio dei fascisti, e alloro patto di sangue che mitigava il minaccioso militarismo rappresentato dall'immagine. Nel fotomosaico di Terragni, vero esempio di uso fascista della fotografia, le sagome delle mani tese nel saluto romano, invece di significare partecipazione dell'individuo alla vita politica, funzionavano da mera decorazione all'immagine centrale delle masse, contenute e risucchiate dalle turbine. Una massa indifferenziata, non l'insieme dei singoli individui. Il fotomurale di Terragni costituiva quindi un perfetto esempio di estetizzazione della violenza, propria dell'immagine fascista.
LA SALA "O" E LA MOSTRA PERMANENTE DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA NEI PALAZZI DEL LITTORIO (Giuseppe Terragni a Roma) / Organizzatore, ; Mangione, Flavio. - (2015).
LA SALA "O" E LA MOSTRA PERMANENTE DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA NEI PALAZZI DEL LITTORIO (Giuseppe Terragni a Roma)
MANGIONE, FLAVIO
2015
Abstract
La Giornata di Studi tenutasi il 18 giugno 2015 affronta il progetto di Terragni per l'Esposizione della Mostra Fascista del 1932.La Mostra della Rivoluzione Fascista, aperta al pubblico agli inizi del mese di ottobre, segnò l'apice di un vasto programma espositivo del regime fascista inaugurato agli inizi del 1932. Un modello che si basava sull'ideazione di un percorso tematico e su una suddivisione della mostra in diverse sezioni, ognuna delle quali trattava un aspetto del tema dell'esposizione. All'ideazione di ciascuna sezione collaboravano uno storico e uno o più artisti o architetti che insieme ne curavano l'allestimento. Nella Mostra della Rivoluzione Fascista l'uso della fotografia divenne centrale nell' allestimento e nell' architettura delle sale; non si presentarono semplici ritratti ma anche gigantografie, fotomontaggi montati su pannelli ed esposti a tutta parete insieme a fotomosaici (detti anche fotomurali). La fotografia quindi, non solo ricopriva intere pareti delle sale espositive ma era incorporata nell'architettura della mostra, diventando parte integrante del design dell'esposizione. Le sale erano 19, contrassegnate con lettere dell'alfabeto e organizzate cronologicamente ognuna allestita con plastici a parete, fotomontaggi, bandiere, sculture, statue e oggetti tridimensionali d'ogni genere. L'itinerario della mostra conduceva i visitatori negli avvenimenti storici italiani dal 1914 al 1922, secondo una lettura fascista della storia: dal 1914 (sala A) all'adunata dei Fasci d'Azione rivoluzionaria (sala B) alla guerra italiana (1915-1918) (sale C e D); dalla fondazione dei Fasci (Sala E) agli altri avvenimenti cruciali dell'anno 1919 (sale F e G); dal 1920 (sale H e I) alla presa di Fiume e della Dalmazia (sale L e M); dall'anno 1921 (sala N) fino al 1922 (sala O) LA SALA "O" La giornata di studi si focalizza proprio sulla sala "O" ideata da Giuseppe Terragni, uno dei più importanti architetti razionalisti italiani, la fotografia risultava l'elemento strutturante. Per questa sala Terragni ideò un allestimento assolutamente inedito, basato su fotomosaici o fotomurali, enormi fotomontaggi a tutta parete che interpretavano gli episodi salienti dell' anno 1922, dal gennaio fino agli inizi del mese di ottobre. Tramite il montaggio e poi la stampa di più negativi, si creava un'immagine che comprendeva primi piani insieme a campi medie lunghi, eliminando ogni spaziatura cosi da riprodurre la percezione del tumultuoso e incalzante evolversi degli avvenimenti documentati. I fotomosaici erano fondamentali in questa sezione, che dava forma all'incalzante susseguirsi delle azioni squadriste che culminarono con la mobilitazione fascista contro lo «sciopero egalitario», l'incendio dell' «Avanti!» e l’occupazione di Palazzo Marino a Milano e Palazzo S. Giorgio a Genova, insieme al susseguirsi delle azioni sovversive nelle varie città italiane che anticiparono la marcia su Roma. La sala O era dunque centrale nel percorso della mostra, perché rappresentava una svolta nel movimento fascista e il culmine delle manifestazioni di massa per l’assalto al governo e la presa del potere. Il fotomosaico «Adunate!» ricopriva tutta la parete di sinistra della sala O e riproduceva un fotomurale gigantesco lungo 10 metri composto da primi piani e sfondi di adunate oceaniche da cui emergevano tre eliche al di sopra delle quali si stagliava una selva di mani levate nel saluto romano, illuminate dal basso da una luce abbagliante. Al centro del fotomosaico era riprodotto l'ingrandimento di una lettera di Mussolini, che cosi scriveva: «Ai pavidi, ai diffamatori, alle canaglie tutte che tentano con mezzi obliqui e criminali di arrestare il Fascismo, possiamo rispondere che, quando "si dà col sangue alla ruota il movimento", si arriva alla meta suprema: la grandezza della Patria. Mussolini». Sia la citazione del verso di Giosuè Carducci «quando col sangue a la ruota si dà il movimento», sia la vetrina con i ritratti e gli oggetti-reliquia, facevano allusione a una sorta di sacrificio dei fascisti, e alloro patto di sangue che mitigava il minaccioso militarismo rappresentato dall'immagine. Nel fotomosaico di Terragni, vero esempio di uso fascista della fotografia, le sagome delle mani tese nel saluto romano, invece di significare partecipazione dell'individuo alla vita politica, funzionavano da mera decorazione all'immagine centrale delle masse, contenute e risucchiate dalle turbine. Una massa indifferenziata, non l'insieme dei singoli individui. Il fotomurale di Terragni costituiva quindi un perfetto esempio di estetizzazione della violenza, propria dell'immagine fascista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.