E' ben noto che le richieste che giungono al Medico di Base, per quanto in genere espresse in forma di sintomi fisici, nascano molto spesso da problemi che necessitano di un approccio olistico, biopsicosociale. La progressiva differenziazione tra medicina e psicologia rende piuttosto problematica una collaborazione attuata mediante invio allo psicologo, sia in termini di quali pazienti vengono inviati che delle modalità di invio. L'accettazione della proposta da parte del paziente appare comunque problematica, nel momento che il contatto con uno psicologo, diversamente da quello con un medico, viene tuttora considerato socialmente come pertinente solo ad una particolare categoria di persone, e oggetto di forte stigmatizzazione. Gli autori riferiscono di una possibile soluzione ai problemi sopra indicati in un’esperienza portata avanti dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell'Università di Roma "Sapienza", mediante inserimento di uno psicologo nello studio del Medico di Base, nel consueto orario di ambulatorio, in copresenza con il medico. Questa pratica ha permesso di realizzare un approccio olistico al disagio presentato, senza la necessità di una richiesta specifica da parte del paziente. In un piccolo numero di casi, è stato proposto ed attuato un approfondimento più formale con lo Psicologo in tempi e spazi separati. I casi sono stati sempre discussi tra i due professionisti. Finora l'esperienza, che dura da 10 anni, ha coinvolto 7 studi medici a Roma, Orvieto e Rieti, e 11 psicologi specializzandi, per 3 anni ciascuno; ha mostrato di essere del tutto fattibile, pur richiedendo un certo periodo di "rodaggio " tra le due figure professionali. I pazienti hanno accolto con molto favore la presenza dello psicologo e, come era da attendersi, questa ha favorito la loro spontanea adozione di un approccio molto più ampio al proprio disagio. Viene presentato un caso clinico che illustra come la costruzione di un senso ad un sintomo possa evitare indagini fisiche inutili e costose, e facilitare una svolta significativa nella vita di un paziente.
Medico di famiglia e psicologo insieme nello studio: un nuovo modello gestionale dove il sintomo diventa attivatore di risorse? / Solano, Luigi; Pirrotta, E; BOSCHI A., CAPPELLONI A; D'Angelo, D; Pandolfi, M. L.. - In: ITALIAN JOURNAL OF PRIMARY CARE. - ISSN 2035-7443. - STAMPA. - 2:(2010), pp. 93-100.
Medico di famiglia e psicologo insieme nello studio: un nuovo modello gestionale dove il sintomo diventa attivatore di risorse?
SOLANO, Luigi;
2010
Abstract
E' ben noto che le richieste che giungono al Medico di Base, per quanto in genere espresse in forma di sintomi fisici, nascano molto spesso da problemi che necessitano di un approccio olistico, biopsicosociale. La progressiva differenziazione tra medicina e psicologia rende piuttosto problematica una collaborazione attuata mediante invio allo psicologo, sia in termini di quali pazienti vengono inviati che delle modalità di invio. L'accettazione della proposta da parte del paziente appare comunque problematica, nel momento che il contatto con uno psicologo, diversamente da quello con un medico, viene tuttora considerato socialmente come pertinente solo ad una particolare categoria di persone, e oggetto di forte stigmatizzazione. Gli autori riferiscono di una possibile soluzione ai problemi sopra indicati in un’esperienza portata avanti dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell'Università di Roma "Sapienza", mediante inserimento di uno psicologo nello studio del Medico di Base, nel consueto orario di ambulatorio, in copresenza con il medico. Questa pratica ha permesso di realizzare un approccio olistico al disagio presentato, senza la necessità di una richiesta specifica da parte del paziente. In un piccolo numero di casi, è stato proposto ed attuato un approfondimento più formale con lo Psicologo in tempi e spazi separati. I casi sono stati sempre discussi tra i due professionisti. Finora l'esperienza, che dura da 10 anni, ha coinvolto 7 studi medici a Roma, Orvieto e Rieti, e 11 psicologi specializzandi, per 3 anni ciascuno; ha mostrato di essere del tutto fattibile, pur richiedendo un certo periodo di "rodaggio " tra le due figure professionali. I pazienti hanno accolto con molto favore la presenza dello psicologo e, come era da attendersi, questa ha favorito la loro spontanea adozione di un approccio molto più ampio al proprio disagio. Viene presentato un caso clinico che illustra come la costruzione di un senso ad un sintomo possa evitare indagini fisiche inutili e costose, e facilitare una svolta significativa nella vita di un paziente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


