Designing architecture means focusing primarily on the needs of man, without which the disciplinary research looses its true meaning.

1. Disegnare l’architettura oggi significa occuparsi in primo luogo delle esigenze dell’uomo, in assenza del quale la recherche disciplinare perde di significato. Bisogna attribuire al binomio uomo-architettura un’importanza maggiore rispetto a quella che gli deriva dal recente passato. E’ necessario adoperarsi per rendere l’essere umano coprotagonista degli spazi progettati alla stregua e ancor più di qualsiasi materiale costruttivo o di qualsiasi morfologia spaziale-volumetrica, per rafforzare in lui quel valore di caposaldo ineludibile dell’architettura. 2. Esplorare l’architettura in chiave umanistica permette di estendere il campo d’interesse del progetto a questioni che coinvolgono un sentire più ampio rispetto a quello della bellezza, spesso effimera e basata su rapporti principalmente legati alla percezione visiva, consentendo al tempo stesso di alzare la guardia di fronte a facili propagande che scaturiscono dalle mode del momento e dal brusio del linguaggio politichese. 3. Ampliare le prospettive del progetto è una questione ormai non più procrastinabile, nella convinzione che le molteplici esigenze dell’uomo – non solo quelle legate alla dotazione di un tetto – non possano più essere trascurate durante il momento del suo attuarsi, facendo sì che l’essere umano, diversamente da quanto è avvenuto nel recente passato, trovi una sempre più solida alleanza con l’architettura. 4. Immaginare un’architettura o una parte di città brulicante di umanità, astratta, stilizzata, dinamica, è il metodo che occorre mettere in atto per dare consistenza alla sua presenza. Fondamentale è che tale umanità sia ben radicata nei pensieri del progettista sin dall’inizio, richiamandone alla mente durante l’atto creativo le plurime attività e interazioni all’interno degli spazi in corso di ideazione. 5. Occorre analizzare l’architettura – che per estensione include anche la città – secondo i principi della fluidodinamica sottoponendola a un esame dei flussi che – come avviene con il sangue nelle arterie – scorrono all’interno dei suoi spazi, che ne attraversano gli organi centrali e periferici fino ad arrivare alla singola cellula abitativa, al luogo di lavoro, di studio, di svago. Il fluido da analizzare è costituito dagli esseri umani, quindi dai mezzi di trasporto. Tali flussi intercettano aree di quiete ove stazionare, varchi e accessi ove transitare, soglie da superare, barriere che regolano i passaggi e altro ancora. 6. Occorre disvelare le complesse interattività fra le persone nei luoghi. Queste, entrando in contatto con i propri simili all’interno di particolari situazioni spaziali, innescano dinamiche destinate ad assumere valenze di segno positivo, o meno, anche in funzione delle qualità degli spazi: qualità volumetriche, della conformazione e forgia delle superfici, dello stato di manutenzione e salubrità dei luoghi, del mix funzionale, dei vari tipi di inquinamento anche acustici, della sicurezza e altro ancora. Se progettati coerentemente alle attività sottese, questi spazi produrranno un’architettura in grado di stimolare lo sviluppo di comportamenti attenti e partecipativi. 7. Occorre considerare attentamente, già nelle fasi iniziali del progetto di architettura, le interattività tra le persone così da configurare non solo un edificio ma il teatro vero nel quale si intessono i rapporti partecipativi tra gli esseri umani: ambienti in cui è reso agevole ed è promosso un proficuo scambio di esperienze e di saperi tra le generazioni.

I sette punti dell'architettura umanistica / Lenci, Ruggero. - In: DISEGNARE IDEE IMMAGINI. - ISSN 1123-9247. - 49:(2014), pp. 7-11.

I sette punti dell'architettura umanistica

LENCI, Ruggero
2014

Abstract

Designing architecture means focusing primarily on the needs of man, without which the disciplinary research looses its true meaning.
2014
1. Disegnare l’architettura oggi significa occuparsi in primo luogo delle esigenze dell’uomo, in assenza del quale la recherche disciplinare perde di significato. Bisogna attribuire al binomio uomo-architettura un’importanza maggiore rispetto a quella che gli deriva dal recente passato. E’ necessario adoperarsi per rendere l’essere umano coprotagonista degli spazi progettati alla stregua e ancor più di qualsiasi materiale costruttivo o di qualsiasi morfologia spaziale-volumetrica, per rafforzare in lui quel valore di caposaldo ineludibile dell’architettura. 2. Esplorare l’architettura in chiave umanistica permette di estendere il campo d’interesse del progetto a questioni che coinvolgono un sentire più ampio rispetto a quello della bellezza, spesso effimera e basata su rapporti principalmente legati alla percezione visiva, consentendo al tempo stesso di alzare la guardia di fronte a facili propagande che scaturiscono dalle mode del momento e dal brusio del linguaggio politichese. 3. Ampliare le prospettive del progetto è una questione ormai non più procrastinabile, nella convinzione che le molteplici esigenze dell’uomo – non solo quelle legate alla dotazione di un tetto – non possano più essere trascurate durante il momento del suo attuarsi, facendo sì che l’essere umano, diversamente da quanto è avvenuto nel recente passato, trovi una sempre più solida alleanza con l’architettura. 4. Immaginare un’architettura o una parte di città brulicante di umanità, astratta, stilizzata, dinamica, è il metodo che occorre mettere in atto per dare consistenza alla sua presenza. Fondamentale è che tale umanità sia ben radicata nei pensieri del progettista sin dall’inizio, richiamandone alla mente durante l’atto creativo le plurime attività e interazioni all’interno degli spazi in corso di ideazione. 5. Occorre analizzare l’architettura – che per estensione include anche la città – secondo i principi della fluidodinamica sottoponendola a un esame dei flussi che – come avviene con il sangue nelle arterie – scorrono all’interno dei suoi spazi, che ne attraversano gli organi centrali e periferici fino ad arrivare alla singola cellula abitativa, al luogo di lavoro, di studio, di svago. Il fluido da analizzare è costituito dagli esseri umani, quindi dai mezzi di trasporto. Tali flussi intercettano aree di quiete ove stazionare, varchi e accessi ove transitare, soglie da superare, barriere che regolano i passaggi e altro ancora. 6. Occorre disvelare le complesse interattività fra le persone nei luoghi. Queste, entrando in contatto con i propri simili all’interno di particolari situazioni spaziali, innescano dinamiche destinate ad assumere valenze di segno positivo, o meno, anche in funzione delle qualità degli spazi: qualità volumetriche, della conformazione e forgia delle superfici, dello stato di manutenzione e salubrità dei luoghi, del mix funzionale, dei vari tipi di inquinamento anche acustici, della sicurezza e altro ancora. Se progettati coerentemente alle attività sottese, questi spazi produrranno un’architettura in grado di stimolare lo sviluppo di comportamenti attenti e partecipativi. 7. Occorre considerare attentamente, già nelle fasi iniziali del progetto di architettura, le interattività tra le persone così da configurare non solo un edificio ma il teatro vero nel quale si intessono i rapporti partecipativi tra gli esseri umani: ambienti in cui è reso agevole ed è promosso un proficuo scambio di esperienze e di saperi tra le generazioni.
Umanizzazione; flussi; comportamento
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
I sette punti dell'architettura umanistica / Lenci, Ruggero. - In: DISEGNARE IDEE IMMAGINI. - ISSN 1123-9247. - 49:(2014), pp. 7-11.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/770213
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