Il congresso offre un’occasione per riflettere sulla complessità e l’ambiguità degli strumenti chiamati a descrivere la città e la sua storia. Attraverso coppie di opposti è possibile contrapporre una città visibile e una città invisibile, una ufficiale ed una non-ufficiale, una pubblica e una privata, una visione oggettiva e una soggettiva, una sistematica e un’impressionistica, una falsa e una vero-simile. Infine è possibile riferirsi ad una lettura che si struttura per “album” ed un’altra che si fonda su singoli frammenti. Al centro dell’attenzione vi sono le tante modalità con cui la città, nel corso dei secoli, è stata descritta, raccontata, ritratta, quantificata con parole, numeri e immagini. A partire dall’antichità e dal medio evo, le tecniche di descrizione e di rappresentazione ci offrono la possibilità di avviare un confronto tra città e contesti diversi, alla ricerca di differenti modi di percepire la compagine urbana in tutta la sua complessità. Questo non sarà che il punto di partenza, rispetto ai limiti oggettivi e soggettivi che il processo analitico porta con sé: da un lato vi è infatti tutto quanto è stato nel tempo omesso, occultato, ignorato soprattutto entro il perimetro di una città volutamente occultata (nella vita privata e sociale dietro le mura di ghetti, carceri, ospedali, case di tolleranza, conventi, case). Dall’altro vi è una città che sta sotto la superficie dell’evidenza fisica: la città degli scavi, delle infrastrutture sotterranee, dei sotto-servizi, degli edifici ipogei o sommersi. Oltre la consistenza fisica vi è poi una città immateriale costituita da reti, network e altre relazioni che vanno al di là delle “carte” e dei documenti ufficiali. Al di fuori delle descrizioni e delle rappresentazioni, vi è dunque una città taciuta e marginale la quale non è menzionata nei documenti, né è evidenziata; una realtà, in parte sommersa, che sfugge ai rilievi e che in parte corrisponde a tutto quanto è stato occultato nel corso del tempo. In questo caso entrano in gioco altri tipi di tecniche e di strategie, legate alla omissione di informazioni, alla mistificazione e alla propaganda. Vi sono infine da portare alla luce realtà diverse: le molteplici presenze residuali nella città, le condizioni di degrado, di sofferenza, ma anche le situazioni operose, non registrate ma non meno reali.

Visibile e invisibile: percepire la città tra descrizioni e omissioni / Salvatore, Adorno; Donatella, Calabi; Aldo, Castellano; Augusto, Ciuffetti; Giovanni Luigi, Fontana; Enrico, Iachello; Paola, Lanaro; Paolo, Militello; Francesca, Martorano; Luca, Mocarelli; Roberta, Morelli; Massimiliano, Savorra; Strangio, Donatella; Rosa, Tamborrino; Carlo, Travaglini; Guido, Zucconi. - (2013). (Intervento presentato al convegno Visibile e invisibile: percepire la città tra descrizioni e omissioni tenutosi a Catania nel 12, 13, 14 settembre).

Visibile e invisibile: percepire la città tra descrizioni e omissioni

STRANGIO, Donatella;
2013

Abstract

Il congresso offre un’occasione per riflettere sulla complessità e l’ambiguità degli strumenti chiamati a descrivere la città e la sua storia. Attraverso coppie di opposti è possibile contrapporre una città visibile e una città invisibile, una ufficiale ed una non-ufficiale, una pubblica e una privata, una visione oggettiva e una soggettiva, una sistematica e un’impressionistica, una falsa e una vero-simile. Infine è possibile riferirsi ad una lettura che si struttura per “album” ed un’altra che si fonda su singoli frammenti. Al centro dell’attenzione vi sono le tante modalità con cui la città, nel corso dei secoli, è stata descritta, raccontata, ritratta, quantificata con parole, numeri e immagini. A partire dall’antichità e dal medio evo, le tecniche di descrizione e di rappresentazione ci offrono la possibilità di avviare un confronto tra città e contesti diversi, alla ricerca di differenti modi di percepire la compagine urbana in tutta la sua complessità. Questo non sarà che il punto di partenza, rispetto ai limiti oggettivi e soggettivi che il processo analitico porta con sé: da un lato vi è infatti tutto quanto è stato nel tempo omesso, occultato, ignorato soprattutto entro il perimetro di una città volutamente occultata (nella vita privata e sociale dietro le mura di ghetti, carceri, ospedali, case di tolleranza, conventi, case). Dall’altro vi è una città che sta sotto la superficie dell’evidenza fisica: la città degli scavi, delle infrastrutture sotterranee, dei sotto-servizi, degli edifici ipogei o sommersi. Oltre la consistenza fisica vi è poi una città immateriale costituita da reti, network e altre relazioni che vanno al di là delle “carte” e dei documenti ufficiali. Al di fuori delle descrizioni e delle rappresentazioni, vi è dunque una città taciuta e marginale la quale non è menzionata nei documenti, né è evidenziata; una realtà, in parte sommersa, che sfugge ai rilievi e che in parte corrisponde a tutto quanto è stato occultato nel corso del tempo. In questo caso entrano in gioco altri tipi di tecniche e di strategie, legate alla omissione di informazioni, alla mistificazione e alla propaganda. Vi sono infine da portare alla luce realtà diverse: le molteplici presenze residuali nella città, le condizioni di degrado, di sofferenza, ma anche le situazioni operose, non registrate ma non meno reali.
2013
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