Un d.l. processuale in bianco e nerofumo sullo equivoco della "degiurisdizionalizzazione"

L’articolo svolge un’analisi critica di una delle recenti riforme processuali, quella operata dal d.l. n. 132/2014 ( intitolato «Misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile»), coevo allo schema di un ulteriore preannunciato intervento, ossia il disegno di legge delega per "l'efficienza del processo civile", con il quale si vorrebbe delegare al Governo l'adozione (nei 18 mesi successivi all'entrata in vigore della legge delega) di decreti legislativi recanti massicce modifiche al c.p.c. Le novità intra ed extra codicistiche recate dal d.l. 132 del 2014 appaiono meno epocali ed assai più circoscritte: si tratta di interventi minuti e di contorno che l’autore prevede di scarsa utilità (nel migliore dei casi) per la esausta giustizia civile. Lo sguardo critico viene rivolto sia alla c.d. degiurisdizionalizzazione nelle sue varie declinazioni, quali: la c.d. translatio, a richiesta delle parti, dai giudici agli arbitri per la definizione dell’arretrato; la nuova procedura di negoziazione assistita dagli avvocati; le novità introdotte per la separazione e il divorzio extra causam. L’autore inoltre evidenzia come scarsamente convincenti siano gli ulteriori interventi in materia di passaggio dal rito ordinario al rito sommario (art. 183bis c.p.c.), le novità sulla disciplina delle spese di lite, le misure per il monitoraggio delle procedure esecutive individuali e concorsuali, la riduzione della sospensione feriale.