Romanesco dramatic literature in the eighteenth and early nineteenth centuries allows focusing on the metamorphic nature of the language of the tragic in modernity. As a matter of fact vernacular in general and specifically romanesco were reputed to be intrinsically inadequate means of expression for tragedy in the xixth century, because of the incompatibility between their sociolinguistic features and the antirealism due to the lyricalization of the genre. As a consequence of these conditions, the transposition of the tragedy’s grammar into dramas written in romanesco couldn’t lead to anything but parodies. The progressive decline of the classical tragedy model and the changed sociolinguistic conditions of Rome, together with the sperimentalism of Giacinta Pezzana, paradoxically allowed romanesco to express the tragic through the emancipation from the major linguistic institutes of the same tragedy’s grammar that had informed italian literary tradition for centuries. After the first world war and during all the twenties, thanks chiefly to Gastone Monaldi, the romanesco drama with tragic intents took the form of the so called ‘knife’s drama’ and tired itself out in consequence of fascist antidialectal policy. On the contrary the comedy in romanesco survived thanks to the frondeur Giuseppe Bottai and to expedient linguistic artifices.

La letteratura drammatica in romanesco dell’Ottocento e del primo Novecento costituisce un osservatorio privilegiato sul carattere metamorfico del linguaggio tragico nell’età moderna. Infatti nel sec. xix il dialetto in generale e il romanesco in particolare erano considerati mezzi espressivi intrinsecamente inadeguati per la tragedia a causa dell’inconciliabilità fra il loro specifico sociolinguistico e l’antirealismo dovuto alla liricizzazione del genere. In queste condizioni la trasposizione della grammatica tragica in testi romaneschi non poteva che tradire intenti parodici. Paradossalmente nel primo Novecento il progressivo declino della tragedia di impianto classico e le mutate condizioni sociolinguistiche di Roma, unitamente allo sperimentalismo di Giacinta Pezzana, consentirono al romanesco di esprimere il tragico attraverso l’emancipazione dai principali istituti di quella stessa grammatica tragica che aveva informato per secoli la tradizione letteraria in lingua. Nel primo dopoguerra e per tutti gli anni Venti, ad opera principalmente di Gastone Monaldi, la drammaturgia romanesca di intento tragico assunse le forme stereotipate del dramma di coltello, per poi estenuarsi di fronte alla politica antidialettale del regime fascista. Al contrario la commedia in romanesco riuscì a sopravvivere grazie al frondismo di Giuseppe Bottai e a opportuni accorgimenti linguistici.

La via romanesca al tragico: dalle traduzioni ottocentesche alla censura fascista / Aprea, Fabio. - In: ESPERIENZE LETTERARIE. - ISSN 0392-3495. - STAMPA. - XXXIX:3(2014), pp. 89-104. [10.1400/226825]

La via romanesca al tragico: dalle traduzioni ottocentesche alla censura fascista

APREA, FABIO
2014

Abstract

Romanesco dramatic literature in the eighteenth and early nineteenth centuries allows focusing on the metamorphic nature of the language of the tragic in modernity. As a matter of fact vernacular in general and specifically romanesco were reputed to be intrinsically inadequate means of expression for tragedy in the xixth century, because of the incompatibility between their sociolinguistic features and the antirealism due to the lyricalization of the genre. As a consequence of these conditions, the transposition of the tragedy’s grammar into dramas written in romanesco couldn’t lead to anything but parodies. The progressive decline of the classical tragedy model and the changed sociolinguistic conditions of Rome, together with the sperimentalism of Giacinta Pezzana, paradoxically allowed romanesco to express the tragic through the emancipation from the major linguistic institutes of the same tragedy’s grammar that had informed italian literary tradition for centuries. After the first world war and during all the twenties, thanks chiefly to Gastone Monaldi, the romanesco drama with tragic intents took the form of the so called ‘knife’s drama’ and tired itself out in consequence of fascist antidialectal policy. On the contrary the comedy in romanesco survived thanks to the frondeur Giuseppe Bottai and to expedient linguistic artifices.
2014
La letteratura drammatica in romanesco dell’Ottocento e del primo Novecento costituisce un osservatorio privilegiato sul carattere metamorfico del linguaggio tragico nell’età moderna. Infatti nel sec. xix il dialetto in generale e il romanesco in particolare erano considerati mezzi espressivi intrinsecamente inadeguati per la tragedia a causa dell’inconciliabilità fra il loro specifico sociolinguistico e l’antirealismo dovuto alla liricizzazione del genere. In queste condizioni la trasposizione della grammatica tragica in testi romaneschi non poteva che tradire intenti parodici. Paradossalmente nel primo Novecento il progressivo declino della tragedia di impianto classico e le mutate condizioni sociolinguistiche di Roma, unitamente allo sperimentalismo di Giacinta Pezzana, consentirono al romanesco di esprimere il tragico attraverso l’emancipazione dai principali istituti di quella stessa grammatica tragica che aveva informato per secoli la tradizione letteraria in lingua. Nel primo dopoguerra e per tutti gli anni Venti, ad opera principalmente di Gastone Monaldi, la drammaturgia romanesca di intento tragico assunse le forme stereotipate del dramma di coltello, per poi estenuarsi di fronte alla politica antidialettale del regime fascista. Al contrario la commedia in romanesco riuscì a sopravvivere grazie al frondismo di Giuseppe Bottai e a opportuni accorgimenti linguistici.
Teatro; tragico; romanesco; dramma; dialetto; Alessandro Barbosi; Vincenzo Agnesotti; Luigi Zanazzo; Giacinta Pezzana; Nino Ilari; Gastone Monaldi; Leone Ciprelli; Ettore Petrolini; Giuseppe Bottai; Trilussa; fascismo
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La via romanesca al tragico: dalle traduzioni ottocentesche alla censura fascista / Aprea, Fabio. - In: ESPERIENZE LETTERARIE. - ISSN 0392-3495. - STAMPA. - XXXIX:3(2014), pp. 89-104. [10.1400/226825]
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