Le tecnologie invisibili per il quotidiano. Alla fine degli anni ’90 si riteneva che la domotica avrebbe avuto una grande affermazione nel settore delle costruzioni, anche nell’edilizia residenziale. In realtà ciò non è accaduto. Seppure l’intero settore dell’automazione abbia fatto registrare negli anni più recenti una notevole crescita, la sua diffusione è più lenta di quanto inizialmente ipotizzato, nonostante il forte avanzamento tecnologico che tale comparto ha raggiunto. Oggi la connessione degli edifici (residenziali e non) con l’esterno, è molto più sviluppata di quella interna. Paradossalmente con la capillare diffusione di internet l’ambiente domestico è sempre più “in linea” con il resto del mondo, mentre lo scambio di informazioni e la gestione integrata dei vari sistemi e sottosistemi presenti in una abitazione è ancora rara: gli elettrodomestici non dialogano con la centralina intelligente di controllo dei consumi; le tapparelle motorizzate non si abbassano su comando del sistema di allarme che rileva una presenza anomala; l’elettrovalvola del gas non si chiude su indicazione di sensori-rilevatori; il proprietario di casa non è allertato circa situazioni di pericolo che si possono verificare all’interno della sua abitazione. Tutte funzioni possibili con i sistemi di home automation, oggi in grado di controllare totalmente l’area della sicurezza antintrusione, di segnalare anomalie e guasti di diverse apparecchiature, di attivare funzioni di telesoccorso per persone in difficoltà, di gestire in maniera intelligente la distribuzione dell’energia, di garantire il comfort microclimatico, di sovrintendere ai sistemi audio, video, iternet sfruttando la possibilità di interfacciarli con il sistema di illuminazione, per creare scenari diversi e personalizzati all’interno della casa. Funzioni attivabili anche a distanza tramite computer: oggi è possibile visualizzare sul proprio PC o sul palmare, grazie a telecamere posizionate in punti strategici, lo stato manutentivo di un giardino di una casa di campagna, la presenza della neve... Il controllo remoto consente di “vedere” e di “agire” dove non si è. Scenari che sembrano futuribili, in realtà possibili già oggi con sistemi in commercio, suscettibili di ulteriori sviluppi grazie anche alla costante miniaturizzazione delle diverse componenti e al diffondersi del wireless. Sono sistemi domotici che si avvalgono dei costanti progressi tecnologici relativi alle reti e alla loro integrazione, di elettrodomestici sempre più sofisticati, della progressiva standardizzazione dei diversi componenti, base per qualsiasi tipo di comunicazione e scambio. Sul piano delle suggestioni sono figli dell’ambiente futuribile “Teleportation” (1981), progettato da Dong Michels e Richard Lost che configurava l’abitazione come il luogo di interazione tra spazi fisici e sistemi tecnologici; degli scenari della “Casa telematica” (1982) di Ugo La Pietra- piena di monitor e televisori -, di quella raffinata di Andrea Branzi (1986). Case “intelligenti”, come si diceva allora, prima che il termine domotica – francesismo derivato da domotique che incorpora il termine latino domus, informatique e telematique – apparisse sulla scena. Tempi nei quali il libro di James W. Coffron Controllo dei dispositivi domestici con il Personal Computer, sembrava quasi fantascienza. Ma la realizzazione di edifici supertecnologici e supercomfort non è l’unico obiettivo di ricerca in questo settore. Una parte degli studi verte sull’applicazione della bioingegneria all’automazione delle abitazioni: la domotica a servizio delle utenze deboli, dei malati, degli anziani. In particolare si stanno testando sensori multimodali miniaturizzati integrati in grado di rilevare lo stato non solo degli ambienti, ma anche delle persone. Tali sensori vengono connessi con attuatori distribuiti che si autoconfigurano dinamicamente in base alle esigenze, precedentemente rilevate, degli utenti. Sono sistemi capaci di creare un filo diretto casa-presidio medico, che potenzialmente coinvolgono una fascia di utenza sempre più ampia – quella degli anziani – cui possono fornire supporti sia concreti che psicologici, legati alla sicurezza di non essere comunque soli. A patto, però, che tali tecnologie per quanto sofisticate abbiano una interfaccia friendly, di facile comprensione, che siano di semplice uso. Pena lo scotto pagato da molti apparecchi iperaccessoriati le cui funzioni sono usate appieno da una esigua minoranza di persone “tecnologizzate” e rigettate dalla maggior parte dei consumatori, spaventati prima ancora che dalla loro complessità dalle dimensioni delle istruzioni, pari a quelle di un vocabolario. Questo bisogno di semplificazione comincia ad essere recepito da molti produttori di apparecchiature elettroniche diverse, anche di sistemi di home automation che infatti oggi, pur essendo sempre più performanti, hanno interfacce semplici, in taluni casi anche dal design raffinato: touchscreen con icone molto chiare, comandi a sfioramento, o vocali, o basati su modalità intuitive. Nonostante ciò, accedere a funzioni più complesse, come ad esempio la gestione di operazioni a distanza tramite differenti mezzi di comunicazione (internet, palmare, cellulare), richiede comunque una certa “abilità”. Una difficoltà vera o presunta che può frenare la diffusione dei sistemi domotici. Al contrario uno dei fattori che può determinare una reale diffusione della domotica è legato alla gestione intelligente dell’energia - possibilità di regolare il calore in ogni stanza, attivazione automaticamente di sistemi di protezione solare per limitare l’irraggiamento estivo, spegnimento automatico delle luci rimaste accese inutilmente - che si traduce in un risparmio energetico, a parità o con un miglioramento del comfort. Inoltre la connessione in rete degli elettrodomestici con i contatori elettronici – che stanno progressivamente sostituendo quelli tradizionali - offre la possibilità di ottimizzare il consumo di energia anche sfruttando i benefici delle fasce orarie a tariffa differenziata e rende possibile evitare l’interruzione del flusso di energia elettrica grazie alla razionalizzazione degli assorbimenti di potenza e all’eventuale distacco selettivo, secondo priorità precedentemente impostate, dei vari elettrodomestici. In questo quadro tali sistemi diventano un reale valore aggiunto per l’immobile, capace di ripagare l’investimento monetario iniziale nel giro di alcuni anni. Nel volume Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia (Edizioni Ambiente, 2007) Federico Butera racconta, come in un romanzo, la lunga strada del comfort domestico partendo dalla caverna, passando per le case romane, medioevali, rinascimentali, fino alle nostre superaccessoriate dimore. Un cammino costellato di geniali invenzioni, acuti espedienti e, specie nei decenni più recenti, spensierata follia tesa a soddisfare i nostri bisogni, che non valuta i costi energetici che essi necessariamente implicano. Non si tratta di demonizzare il comfort, ma di trovare nuovi modi per raggiungerlo attraverso una progettazione degli edifici “sostenibilmente orientata”, nella quale anche le tecnologie domotiche possono avere la loro parte.

Ma solo un'élite accede alla "tecnologia invisibile" / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 49:(2007), pp. 11-11.

Ma solo un'élite accede alla "tecnologia invisibile"

CECCHINI, Cecilia
2007

Abstract

Le tecnologie invisibili per il quotidiano. Alla fine degli anni ’90 si riteneva che la domotica avrebbe avuto una grande affermazione nel settore delle costruzioni, anche nell’edilizia residenziale. In realtà ciò non è accaduto. Seppure l’intero settore dell’automazione abbia fatto registrare negli anni più recenti una notevole crescita, la sua diffusione è più lenta di quanto inizialmente ipotizzato, nonostante il forte avanzamento tecnologico che tale comparto ha raggiunto. Oggi la connessione degli edifici (residenziali e non) con l’esterno, è molto più sviluppata di quella interna. Paradossalmente con la capillare diffusione di internet l’ambiente domestico è sempre più “in linea” con il resto del mondo, mentre lo scambio di informazioni e la gestione integrata dei vari sistemi e sottosistemi presenti in una abitazione è ancora rara: gli elettrodomestici non dialogano con la centralina intelligente di controllo dei consumi; le tapparelle motorizzate non si abbassano su comando del sistema di allarme che rileva una presenza anomala; l’elettrovalvola del gas non si chiude su indicazione di sensori-rilevatori; il proprietario di casa non è allertato circa situazioni di pericolo che si possono verificare all’interno della sua abitazione. Tutte funzioni possibili con i sistemi di home automation, oggi in grado di controllare totalmente l’area della sicurezza antintrusione, di segnalare anomalie e guasti di diverse apparecchiature, di attivare funzioni di telesoccorso per persone in difficoltà, di gestire in maniera intelligente la distribuzione dell’energia, di garantire il comfort microclimatico, di sovrintendere ai sistemi audio, video, iternet sfruttando la possibilità di interfacciarli con il sistema di illuminazione, per creare scenari diversi e personalizzati all’interno della casa. Funzioni attivabili anche a distanza tramite computer: oggi è possibile visualizzare sul proprio PC o sul palmare, grazie a telecamere posizionate in punti strategici, lo stato manutentivo di un giardino di una casa di campagna, la presenza della neve... Il controllo remoto consente di “vedere” e di “agire” dove non si è. Scenari che sembrano futuribili, in realtà possibili già oggi con sistemi in commercio, suscettibili di ulteriori sviluppi grazie anche alla costante miniaturizzazione delle diverse componenti e al diffondersi del wireless. Sono sistemi domotici che si avvalgono dei costanti progressi tecnologici relativi alle reti e alla loro integrazione, di elettrodomestici sempre più sofisticati, della progressiva standardizzazione dei diversi componenti, base per qualsiasi tipo di comunicazione e scambio. Sul piano delle suggestioni sono figli dell’ambiente futuribile “Teleportation” (1981), progettato da Dong Michels e Richard Lost che configurava l’abitazione come il luogo di interazione tra spazi fisici e sistemi tecnologici; degli scenari della “Casa telematica” (1982) di Ugo La Pietra- piena di monitor e televisori -, di quella raffinata di Andrea Branzi (1986). Case “intelligenti”, come si diceva allora, prima che il termine domotica – francesismo derivato da domotique che incorpora il termine latino domus, informatique e telematique – apparisse sulla scena. Tempi nei quali il libro di James W. Coffron Controllo dei dispositivi domestici con il Personal Computer, sembrava quasi fantascienza. Ma la realizzazione di edifici supertecnologici e supercomfort non è l’unico obiettivo di ricerca in questo settore. Una parte degli studi verte sull’applicazione della bioingegneria all’automazione delle abitazioni: la domotica a servizio delle utenze deboli, dei malati, degli anziani. In particolare si stanno testando sensori multimodali miniaturizzati integrati in grado di rilevare lo stato non solo degli ambienti, ma anche delle persone. Tali sensori vengono connessi con attuatori distribuiti che si autoconfigurano dinamicamente in base alle esigenze, precedentemente rilevate, degli utenti. Sono sistemi capaci di creare un filo diretto casa-presidio medico, che potenzialmente coinvolgono una fascia di utenza sempre più ampia – quella degli anziani – cui possono fornire supporti sia concreti che psicologici, legati alla sicurezza di non essere comunque soli. A patto, però, che tali tecnologie per quanto sofisticate abbiano una interfaccia friendly, di facile comprensione, che siano di semplice uso. Pena lo scotto pagato da molti apparecchi iperaccessoriati le cui funzioni sono usate appieno da una esigua minoranza di persone “tecnologizzate” e rigettate dalla maggior parte dei consumatori, spaventati prima ancora che dalla loro complessità dalle dimensioni delle istruzioni, pari a quelle di un vocabolario. Questo bisogno di semplificazione comincia ad essere recepito da molti produttori di apparecchiature elettroniche diverse, anche di sistemi di home automation che infatti oggi, pur essendo sempre più performanti, hanno interfacce semplici, in taluni casi anche dal design raffinato: touchscreen con icone molto chiare, comandi a sfioramento, o vocali, o basati su modalità intuitive. Nonostante ciò, accedere a funzioni più complesse, come ad esempio la gestione di operazioni a distanza tramite differenti mezzi di comunicazione (internet, palmare, cellulare), richiede comunque una certa “abilità”. Una difficoltà vera o presunta che può frenare la diffusione dei sistemi domotici. Al contrario uno dei fattori che può determinare una reale diffusione della domotica è legato alla gestione intelligente dell’energia - possibilità di regolare il calore in ogni stanza, attivazione automaticamente di sistemi di protezione solare per limitare l’irraggiamento estivo, spegnimento automatico delle luci rimaste accese inutilmente - che si traduce in un risparmio energetico, a parità o con un miglioramento del comfort. Inoltre la connessione in rete degli elettrodomestici con i contatori elettronici – che stanno progressivamente sostituendo quelli tradizionali - offre la possibilità di ottimizzare il consumo di energia anche sfruttando i benefici delle fasce orarie a tariffa differenziata e rende possibile evitare l’interruzione del flusso di energia elettrica grazie alla razionalizzazione degli assorbimenti di potenza e all’eventuale distacco selettivo, secondo priorità precedentemente impostate, dei vari elettrodomestici. In questo quadro tali sistemi diventano un reale valore aggiunto per l’immobile, capace di ripagare l’investimento monetario iniziale nel giro di alcuni anni. Nel volume Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia (Edizioni Ambiente, 2007) Federico Butera racconta, come in un romanzo, la lunga strada del comfort domestico partendo dalla caverna, passando per le case romane, medioevali, rinascimentali, fino alle nostre superaccessoriate dimore. Un cammino costellato di geniali invenzioni, acuti espedienti e, specie nei decenni più recenti, spensierata follia tesa a soddisfare i nostri bisogni, che non valuta i costi energetici che essi necessariamente implicano. Non si tratta di demonizzare il comfort, ma di trovare nuovi modi per raggiungerlo attraverso una progettazione degli edifici “sostenibilmente orientata”, nella quale anche le tecnologie domotiche possono avere la loro parte.
2007
Domotica; minimizzazione consumi energetici; componentistica avanzata
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Ma solo un'élite accede alla "tecnologia invisibile" / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 49:(2007), pp. 11-11.
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