Che la creazione di energia tramite combustibili fossili (petrolio, carbone, gas metano) determini conseguenze inaccettabili per l’ambiente e pesanti ripercussioni politico-economiche planetarie, è cosa nota. Come la certezza che queste fonti non siano infinite. Con i trend di sviluppo odierni - è la preoccupante stima di diversi istituti di ricerca - i fabbisogni mondiali di energia nel 2006 supereranno di circa il 60% gli attuali livelli. Di conseguenza le uniche scelte ragionevoli per frenare questa tendenza sono: migliorare sensibilmente l’efficienza energetica, ridurre i consumi, incrementare il ricorso alle energie rinnovabili. I recenti provvedimenti legislativi hanno riconosciuto il ruolo chiave di queste ultime nel futuro energetico nazionale, un indispensabile passo per costruire una reale inversione di rotta rispetto al disinvolto e scriteriato uso di risorse non rinnovabili. La questione su cui riflettere è come raggiungere in tempi ragionevoli tali obiettivi. Sicuramente è necessario il ricorso ad un mix di fonti rinnovabili – fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermico, idroelettrico – per costruire un efficiente piano nazionale che, in base alle caratteristiche e alle specificità dei luoghi, sfrutti al meglio le potenzialità di tali fonti. Tra queste l’energia eolica – impiegata dall’uomo fin dall’antichità attraverso i mulini a vento e per il trasporto via mare fino alla metà dell’800 - ha grandi potenzialità sfruttate limitatamente nel nostro Paese, al contrario di quello che avviene in Germania (leader a livello mondiale per potenza installata: 18.400 MW) Spagna (10.000 MW, poco meno della potenza installata negli Stati Uniti), e Danimarca (3.100 MW), le tre nazioni europee che maggiormente impiegano questa tecnologia. L’Italia è al quarto posto in Europa come potenza eolica installata, con un totale di circa 1.700 MW a fine del 2005 (di cui 450 MW circa installati nel 2005). Pur essendo una fonte sicura ed inesauribile, l’energia eolica è vista da più parti con sospetto, per il forte impatto che ha sul paesaggio. Che è dato innegabile. A tale proposito, però, occorre fare una riflessione di carattere generale. Ai nostri giorni l’unico modo per preservare l’ambiente e governare gli inevitabili processi di trasformazione è intervenite su di esso, ai diversi livelli e alle diverse scale, in modo consapevole: l’immobilismo, l’inviolabilità tout court può avere conseguenze disastrose proprio a livello ambientale. E’ evidente che l’impatto di un parco eolico sul paesaggio – spesso per esigenze tecniche si tratta di luoghi incontaminati - è notevole. Infatti l’effetto degli aerogeneratori genera una sorta di spaesamento nell’osservatore, simile a quello di Alice nel Paese delle Meraviglie: questi macchinari sembrano candide girandole high tech affette da gigantismo. Occorre dunque studiare, pianificare e seguire in tutte le fasi la realizzazione di tali strutture, valutando le interrelazioni con l’ambiente secondo criteri metodologici, indicatori quantificabili e linee guida chiare e univoche. Partendo da esse il complesso e delicato governo delle relazioni tra componenti naturali ed antropiche dovrebbe avvenire, per quanto possibile, entro confini definiti. La mancanza delle più volte annunciate linee guida a livello nazionale frena la diffusione di tale tecnologia e genera una scoraggiante burocratizzazione dell’intero iter autorizzativo che, nella maggior parte dei casi, non è neanche garanzia di qualità del risultato finale. Per contro, in molti casi, i progetti di parchi eolici presentati alle amministrazioni sono carenti per quel che riguarda elementi tecnici indispensabili ai fini valutativi. Di certo le strumentazioni oggi a disposizione consentono di affiancare alle indagini storiche, naturalistiche, geomorfologiche, socio-economiche più tradizionali, studi estremamente attendibili sull’intervisibilità tra oggetto percepito e osservatore attraverso l’elaborazione di rendering e fotosimulazioni nelle quali il parco eolico è virtualmente inserito nelle foto del luogo; ciò consente di valutare il suo impatto dalle diverse visuali con ottima approssimazione e, dunque, localizzare le macchine in modo da ridurre o annullare il loro impatto dalle visuali considerate prioritarie, come i centri abitali. Inoltre nell’indispensabile analisi costi-benefici relativa alla realizzazione di un parco eolico, non va trascurato il fattore tempo: la durata media di tali impianti è stimata tra i 25 e i 30 anni, dopo tale periodo si dovrebbe poter essere certi di una loro corretta dismissione e del ripristino dei luoghi, a meno di scelte condivise di tipo diverso legate alla realizzazione di un nuovo impianto sullo stesso sito. L’impegno al ripristino dei luoghi da parte del proponente l’opera dovrebbe corredare il progetto al momento della sua presentazione. Gli aerogeneratori non producono scorie tossiche, ma possono essere intollerabili alla vista una volta diventati inutili. Stante queste condizioni si tratta di incentivare, promuovere e spiegare ai cittadini, che spesso si riuniscono in comitati “contro-sempre-comunque”, una tecnologia che ha grandi potenzialità. Proteste talvolta condotte in nome di un vetero ambientalismo, quando oggi i movimenti ambientalisti si battono per la promozione dell’eolico - giustamente chiedendo garanzie circa il loro corretto inserimento nel territorio - così come per le altre fonti alternative (si veda a tale proposito il protocollo d’intesa tra Legambiente e Anev-Associazione Nazionale Energia del Vento “Per la promozione dell’eolico in Italia e una sua corretta integrazione nel paesaggio” www.legambiente.com). Oggi la maggior parte degli impianti sono concentrati nel sud Italia - Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia - ma anche altri siti hanno condizioni ambientali favorevoli dal punto di vista tecnico per l’impiego di questa tecnologia: presenza di venti il più possibile continui e costanti, non troppo deboli e non troppo forti. A tale proposito fondamentale risulta la campagna anemometrica che deve essere realizzata con modalità di misura dichiarate e in un arco temporale congruo. Certamente tali fattori costituiscono la condicio sine qua non dalla quale partire per valutare, attraverso le indispensabili indagini sopra richiamate, l’opportunità della realizzazione di tali opere in quello specifico luogo. Oggi gli aerogeneratori, la cui funzione è quella di riuscire ad estrarre dal vento la massima potenza possibile, sono macchine sempre più affidabili ed efficienti, infatti il costo dell’energia prodotta si è via via ridotto nel corso degli anni diventando competitivo anche per il mercato, al di là delle valutazioni ambientali. Anche dal punto di vista acustico - la rumorosità era un altro loro grande problema – gli aerogeneratori sono notevolmente migliorati, un fattore positivo anche per la fauna presente nei luoghi dove sono localizzati. La tendenza odierna nella realizzazione dei parchi eolici è quella di installare macchini sempre più potenti per diminuire, a parità di energia prodotta, il loro numero, ma un settore in forte crescita è anche quello del minieolico, che utilizza cioè generatori inferiori a 30 mt.. Queste macchine hanno la possibilità di operare anche con regimi di vento limitati, possono essere al servizio di una utenza isolata non collegata alla rete elettrica o ad essa connesse sia per fornirle energia, che per autoproduzione in scambio. Il loro impatto sul paesaggio è limitato e apre nuove interessanti prospettive per la creazione di un sistema energetico non più solo concentrato, ma distribuito, nel quale piccoli distretti producano l’energia necessaria al loro funzionamento, diventando così autosufficienti sotto il profilo energetico.

Più cura nei progetti: così si riduce l'impatto / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 41:(2006), pp. 13-13.

Più cura nei progetti: così si riduce l'impatto

CECCHINI, Cecilia
2006

Abstract

Che la creazione di energia tramite combustibili fossili (petrolio, carbone, gas metano) determini conseguenze inaccettabili per l’ambiente e pesanti ripercussioni politico-economiche planetarie, è cosa nota. Come la certezza che queste fonti non siano infinite. Con i trend di sviluppo odierni - è la preoccupante stima di diversi istituti di ricerca - i fabbisogni mondiali di energia nel 2006 supereranno di circa il 60% gli attuali livelli. Di conseguenza le uniche scelte ragionevoli per frenare questa tendenza sono: migliorare sensibilmente l’efficienza energetica, ridurre i consumi, incrementare il ricorso alle energie rinnovabili. I recenti provvedimenti legislativi hanno riconosciuto il ruolo chiave di queste ultime nel futuro energetico nazionale, un indispensabile passo per costruire una reale inversione di rotta rispetto al disinvolto e scriteriato uso di risorse non rinnovabili. La questione su cui riflettere è come raggiungere in tempi ragionevoli tali obiettivi. Sicuramente è necessario il ricorso ad un mix di fonti rinnovabili – fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermico, idroelettrico – per costruire un efficiente piano nazionale che, in base alle caratteristiche e alle specificità dei luoghi, sfrutti al meglio le potenzialità di tali fonti. Tra queste l’energia eolica – impiegata dall’uomo fin dall’antichità attraverso i mulini a vento e per il trasporto via mare fino alla metà dell’800 - ha grandi potenzialità sfruttate limitatamente nel nostro Paese, al contrario di quello che avviene in Germania (leader a livello mondiale per potenza installata: 18.400 MW) Spagna (10.000 MW, poco meno della potenza installata negli Stati Uniti), e Danimarca (3.100 MW), le tre nazioni europee che maggiormente impiegano questa tecnologia. L’Italia è al quarto posto in Europa come potenza eolica installata, con un totale di circa 1.700 MW a fine del 2005 (di cui 450 MW circa installati nel 2005). Pur essendo una fonte sicura ed inesauribile, l’energia eolica è vista da più parti con sospetto, per il forte impatto che ha sul paesaggio. Che è dato innegabile. A tale proposito, però, occorre fare una riflessione di carattere generale. Ai nostri giorni l’unico modo per preservare l’ambiente e governare gli inevitabili processi di trasformazione è intervenite su di esso, ai diversi livelli e alle diverse scale, in modo consapevole: l’immobilismo, l’inviolabilità tout court può avere conseguenze disastrose proprio a livello ambientale. E’ evidente che l’impatto di un parco eolico sul paesaggio – spesso per esigenze tecniche si tratta di luoghi incontaminati - è notevole. Infatti l’effetto degli aerogeneratori genera una sorta di spaesamento nell’osservatore, simile a quello di Alice nel Paese delle Meraviglie: questi macchinari sembrano candide girandole high tech affette da gigantismo. Occorre dunque studiare, pianificare e seguire in tutte le fasi la realizzazione di tali strutture, valutando le interrelazioni con l’ambiente secondo criteri metodologici, indicatori quantificabili e linee guida chiare e univoche. Partendo da esse il complesso e delicato governo delle relazioni tra componenti naturali ed antropiche dovrebbe avvenire, per quanto possibile, entro confini definiti. La mancanza delle più volte annunciate linee guida a livello nazionale frena la diffusione di tale tecnologia e genera una scoraggiante burocratizzazione dell’intero iter autorizzativo che, nella maggior parte dei casi, non è neanche garanzia di qualità del risultato finale. Per contro, in molti casi, i progetti di parchi eolici presentati alle amministrazioni sono carenti per quel che riguarda elementi tecnici indispensabili ai fini valutativi. Di certo le strumentazioni oggi a disposizione consentono di affiancare alle indagini storiche, naturalistiche, geomorfologiche, socio-economiche più tradizionali, studi estremamente attendibili sull’intervisibilità tra oggetto percepito e osservatore attraverso l’elaborazione di rendering e fotosimulazioni nelle quali il parco eolico è virtualmente inserito nelle foto del luogo; ciò consente di valutare il suo impatto dalle diverse visuali con ottima approssimazione e, dunque, localizzare le macchine in modo da ridurre o annullare il loro impatto dalle visuali considerate prioritarie, come i centri abitali. Inoltre nell’indispensabile analisi costi-benefici relativa alla realizzazione di un parco eolico, non va trascurato il fattore tempo: la durata media di tali impianti è stimata tra i 25 e i 30 anni, dopo tale periodo si dovrebbe poter essere certi di una loro corretta dismissione e del ripristino dei luoghi, a meno di scelte condivise di tipo diverso legate alla realizzazione di un nuovo impianto sullo stesso sito. L’impegno al ripristino dei luoghi da parte del proponente l’opera dovrebbe corredare il progetto al momento della sua presentazione. Gli aerogeneratori non producono scorie tossiche, ma possono essere intollerabili alla vista una volta diventati inutili. Stante queste condizioni si tratta di incentivare, promuovere e spiegare ai cittadini, che spesso si riuniscono in comitati “contro-sempre-comunque”, una tecnologia che ha grandi potenzialità. Proteste talvolta condotte in nome di un vetero ambientalismo, quando oggi i movimenti ambientalisti si battono per la promozione dell’eolico - giustamente chiedendo garanzie circa il loro corretto inserimento nel territorio - così come per le altre fonti alternative (si veda a tale proposito il protocollo d’intesa tra Legambiente e Anev-Associazione Nazionale Energia del Vento “Per la promozione dell’eolico in Italia e una sua corretta integrazione nel paesaggio” www.legambiente.com). Oggi la maggior parte degli impianti sono concentrati nel sud Italia - Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia - ma anche altri siti hanno condizioni ambientali favorevoli dal punto di vista tecnico per l’impiego di questa tecnologia: presenza di venti il più possibile continui e costanti, non troppo deboli e non troppo forti. A tale proposito fondamentale risulta la campagna anemometrica che deve essere realizzata con modalità di misura dichiarate e in un arco temporale congruo. Certamente tali fattori costituiscono la condicio sine qua non dalla quale partire per valutare, attraverso le indispensabili indagini sopra richiamate, l’opportunità della realizzazione di tali opere in quello specifico luogo. Oggi gli aerogeneratori, la cui funzione è quella di riuscire ad estrarre dal vento la massima potenza possibile, sono macchine sempre più affidabili ed efficienti, infatti il costo dell’energia prodotta si è via via ridotto nel corso degli anni diventando competitivo anche per il mercato, al di là delle valutazioni ambientali. Anche dal punto di vista acustico - la rumorosità era un altro loro grande problema – gli aerogeneratori sono notevolmente migliorati, un fattore positivo anche per la fauna presente nei luoghi dove sono localizzati. La tendenza odierna nella realizzazione dei parchi eolici è quella di installare macchini sempre più potenti per diminuire, a parità di energia prodotta, il loro numero, ma un settore in forte crescita è anche quello del minieolico, che utilizza cioè generatori inferiori a 30 mt.. Queste macchine hanno la possibilità di operare anche con regimi di vento limitati, possono essere al servizio di una utenza isolata non collegata alla rete elettrica o ad essa connesse sia per fornirle energia, che per autoproduzione in scambio. Il loro impatto sul paesaggio è limitato e apre nuove interessanti prospettive per la creazione di un sistema energetico non più solo concentrato, ma distribuito, nel quale piccoli distretti producano l’energia necessaria al loro funzionamento, diventando così autosufficienti sotto il profilo energetico.
2006
Mini-eolico; energie alternative a basso impatto; integrazione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Più cura nei progetti: così si riduce l'impatto / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 41:(2006), pp. 13-13.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/71637
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact