Quando un materiale viene sottoposto ad una sollecitazione reagisce deformandosi in primo luogo in modo elastico, cioè reversibile, tornando alle dimensioni iniziali non appena cessa la forza esterna applicata. “Ut tensio, sic vis”, intuì lo scienziato inglese Robert Hooke, formulando la relazione tra sollecitazione e deformazione, e aprendo nuovi orizzonti alle possibilità di calcolo. Se il materiale non è elastico, o è sollecitato oltre i limiti dell’elasticità, la deformazione provocata è permanente, si entra cioè nella fase plastica. La plasticità di un materiale è, infatti, la sua capacità di cambiare forma sotto l’azione di forze esterne in modo permanente, senza subire rottura. Partendo da queste premesse l’articolo propone un sintetico excursus sull'evoluzione della plasmazione attraverso le caratteristiche dei diversi materiali usati dall’uomo, dalle argille alle cere fino ai surrogati sintetici contemporanei come il DAS, la plastilina, il Pongo, … La riflessione si articola secondo le due grandi famiglie prestazionali che connotano tali materiali - a prescindere dagli usi, dalla diffusione e dall’importanza rispetto alla storia dell’uomo – quelli che si seccano all’aria e non sono riplasmabili e quelli che possiedono tale caratteristica. Si tratta di materiali dalle mille prestazioni che sono ripercorse nell’articolo, dall’arte della ceroplastica fino agli usi più attuali possibili con le paste sintetiche, impiegate, ad esempio, nella Claymation, la tecnica di realizzazione cinematografica dall’insuperabile consistenza materica.
Modellare tra artificiale e naturale / Cecchini, Cecilia. - In: DIID. DISEGNO INDUSTRIALE INDUSTRIAL DESIGN. - ISSN 1594-8528. - STAMPA. - 38:(2009), pp. 98-105.
Modellare tra artificiale e naturale
CECCHINI, Cecilia
2009
Abstract
Quando un materiale viene sottoposto ad una sollecitazione reagisce deformandosi in primo luogo in modo elastico, cioè reversibile, tornando alle dimensioni iniziali non appena cessa la forza esterna applicata. “Ut tensio, sic vis”, intuì lo scienziato inglese Robert Hooke, formulando la relazione tra sollecitazione e deformazione, e aprendo nuovi orizzonti alle possibilità di calcolo. Se il materiale non è elastico, o è sollecitato oltre i limiti dell’elasticità, la deformazione provocata è permanente, si entra cioè nella fase plastica. La plasticità di un materiale è, infatti, la sua capacità di cambiare forma sotto l’azione di forze esterne in modo permanente, senza subire rottura. Partendo da queste premesse l’articolo propone un sintetico excursus sull'evoluzione della plasmazione attraverso le caratteristiche dei diversi materiali usati dall’uomo, dalle argille alle cere fino ai surrogati sintetici contemporanei come il DAS, la plastilina, il Pongo, … La riflessione si articola secondo le due grandi famiglie prestazionali che connotano tali materiali - a prescindere dagli usi, dalla diffusione e dall’importanza rispetto alla storia dell’uomo – quelli che si seccano all’aria e non sono riplasmabili e quelli che possiedono tale caratteristica. Si tratta di materiali dalle mille prestazioni che sono ripercorse nell’articolo, dall’arte della ceroplastica fino agli usi più attuali possibili con le paste sintetiche, impiegate, ad esempio, nella Claymation, la tecnica di realizzazione cinematografica dall’insuperabile consistenza materica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.